27❁ 𝑆𝑐𝑒𝑙𝑡𝑎 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑠𝑎.

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Taehyung pov

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Taehyung pov

Ero un pazzo, un maledetto pazzo e non sapevo che fare. Stavo rompendo, per caso, una delle silenziose promesse fatte a Jimin? Ma non lo avrebbe mai saputo se l'avessi fatto dietro alle sue spalle, potevo riuscire a mantenere un piccolo segreto con lui. Ricordo però quella specifica volta quando Jimin mi chiese di non mentirgli mai, di essere sempre presente per lui, ogni giorno, ad ogni ora. Quel giorno sembrava diverso ai miei occhi, ma non ci feci caso e per quella promessa divenimmo sempre più uniti ed intimi, due e proprie anime gemelle come potrebbero dire molti, per esempio i nostri genitori.

Raccolsi silenziosamente ogni piccolo spicciolo sulla scrivania e lo infilai nella tasca interna dello zaino e, successivamente, presi in mano il cellulare, spegnendolo accompagnato da un profondo respiro. Non volevo essere raggiungibile: Jimin odiava gli ospedali.

Non volevo immaginare che sarebbe accaduto se fosse venuto a conoscenza della mia scelta di andare da mio padre quella sera per cenare con lui. Era ancora presto per il nostro appuntamento, ma non volevo prendermi in ritardo come al solito quando si trattava di andare da qualche parte da solo. L'ultima volta era accaduto che, seppur fossi stato in orario alla fermata dell'autobus, ogni mezzo di quella giornata era stato cancellato ed io impanicai, non conoscendo altre vie veloci per raggiungere la mia destinazione e l'unica cosa che potei fare, fu telefonare a mio padre e fargli chiamare un taxi. Fu imbarazzante.

Tuttavia, questa volta partii presto, salutando mia madre velocemente e dirigendomi verso la ferma, ascoltando della buona musica con le cuffiette. Camminai tranquillamente, muovendo leggermente la testa al ritmo con la musica.

"Non so...che fare-" pensai nella mia mente, mordendomi il labbro inferiore indeciso, fermandomi solamente quando fui alla fermata. Osservai le macchine passare di fronte a me, le persone che camminavano sul marciapiede opposto, alcune chiacchieravano ed altre erano sole come me. Quando vidi due ragazzini, probabilmente sui dodici anni, pensai immediatamente a Jimin, a come lo stessi tenendo fuori da quella mia decisione, anche se infondo lui era mio padre e non potevo negarmi il desiderio di vederlo solamente per amicizia, soltanto poiché al mio migliore amico faceva terrore l'ospedale. Non potevo e di certo avrebbe capito se lo fosse venuto a sapere, almeno...era ciò che speravo ardentemente da parte sua.

Avrebbe capito, giusto?

E con questi timori e pensieri, salii sull'autobus, passando il biglietto ed andando, infine, a sedermi in fondo al mezzo, posando la testa contro il vetro dei grandi finestrini che lo fiancheggiavano. Ascoltai la musica e quando giunsi all'ospedale, mi avviai verso l'entrata, passando per il parcheggio ed è lì che mi sembrò di riconoscere l'auto di Yoongi, quella di suo padre, con la quale spesso passava a prendere me e Jimin.

Ricordai di lui che baciava la guancia di Jimin, ed il mio amico con quel grande sorriso sulle labbra: perché non poteva restare tutto in quel modo? Perché Yoongi aveva lasciato Jimin? Non potevo saperlo e, probabilmente, non erano nemmeno affari miei le loro motivazioni. Eppure, in quel breve istante, di fronte a quel ricordo, mi mancarono i loro sorrisi, quelli rari di Yoongi e quello di Jimin, che ora era scomparso. Sospirai, convincendomi che fosse normale la presenza di quell'auto in quel parcheggio per via del lavoro del signor Min, e ripresi a camminare, ormai era ora di incontrarmi con mio padre nel suo ufficio.

𝑮𝑬𝑴𝑬𝑳𝑳𝑰: 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒〈 𝐈 〉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora