9❁ 𝐿𝑎 𝑓𝑜𝑡𝑜.

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Jungkook pov

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Jungkook pov

Sedetti meglio sul letto, sistemando a fatica il cuscino dove posare la schiena contro il muro dietro al letto. Era un dolore lancinante ogni volta spostarmi da una posizione all'altra e soprattutto da solo, quando non c'era un infermiere o, persino, Jihyun. Alle volte mi sgridavano anche per questa mia ostinata perseveranza nel fare quello che mi andava.

Tuttavia, proprio in quel momento, qualcuno bussò alla porta, dopo la cena. "Che strano..." pensai. «Avanti» dissi sorpreso, allora, leggermente a tono, soprattutto per darmi sentire da chiunque fosse alla porta.

«Hey!» salutò quel ragazzo appena entrato, con i capelli neri come la pece. Sorrise, stringendo gli occhi scuri e facendo così risaltare quel suo neo sotto l'occhio destro.

«Ciao Yugyeom...» subito replicai, contento di vedere un viso familiare, un vecchio compagno di classe e un ragazzo della mia compagnia.

Prima dell'incidente, infatti, ero un ragazzo normalissimo che andava a scuola, aveva una famiglia amorevole ed unite ed usciva spesso con i suoi pochi amici, ignorando la timidezza. Purtroppo quell'incidente aveva stravolto la mia vita.

Si avvicinò, comunque, al mio letto, sedendosi su una sedia di plastica, quella su cui normalmente sedeva Jihyun, e mi guardò curioso. «Allora...come va? Quando torni a scuola?» chiese ed io, in tutta risposta, abbassai il capo. «Scusa...non dovevo. Sicuramente la scuola è il tuo ultimo pensiero-»

«Non ti preoccupare Yugyeom, non importa. Comunque, sto attendendo di iniziare la riabilitazione, ma... i dottori non ne sembrano convinti quanto me. Non capisco perché semplicemente non mi dicono che non camminerò mai più.» spiegai tranquillamente, esternando i pensieri che mi tormentavano da mesi. «E' passato un anno dall'incidente...»

«Non devi perdere la speranza...» commentò poi il mio compagno, se ancora potevo definirlo così, alzando deciso lo sguardo verso di me. Mi sarebbe piaciuto credergli, ma come potevo?

«Non sento più nulla dalla vita in giù.» replicai infatti, facendo sparire istantaneamente il sorriso dalle sue labbra che si rilassarono. Prese un profondo respiro, poi, posando le mani sulle sue ginocchia.

«Mi spiace...» riuscì solo a dire lui ed io scossi la testa.

«Non devi, davvero. A me va bene così, mio padre presto mi verrà a trovare e parlerà con i dottori. Non voglio essergli un peso per lui, sta già passando l'inferno.» sussurrai e lui annuì ascoltandomi attentamente.

«Ricordo casa tua, sarebbe difficile muoversi con la sedia a rotelle...soprattutto perché camera tua era al piano superiore» commentò ed io concordai, poiché ricordavo quel particolare anche se non andavo a casa da molto tempo, troppo tempo. Mio padre, comunque, non poteva di certo spostare la mia camera al piano terra, non aveva sicuramente soldi per installare delle rampe per facilitarmi il movimento per casa.

𝑮𝑬𝑴𝑬𝑳𝑳𝑰: 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒〈 𝐈 〉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora