15❁ 𝐿𝑎 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑜𝑙𝑎 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑎 𝑝𝑒𝑧𝑧𝑖.

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Ora compaio, per dirci che...se siete tanto sensibili, preparatevi perchè affronterò degli argomenti leggermente delicati in questo capitolo (un episodio nella vita di Jihyun ed anche la famiglia...di Yoongi) e...a volte ho cercato spiegare a grandi linee ma altre sono stata molto cruda e ho buttato lì dettagli molto...ehm precisi (?). Quindi scusatemi...e beh, vi lascio al capitolo ora ^^

e beh, vi lascio al capitolo ora ^^

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Yoongi pov

Park (20:46): Scusa...ma mi manchi

Io (20:54): Scusa, ma tu no.
Jimin, hai fatto le tue scelte ed io le mie, quindi...
vita tua e vita mia, teniamole separate d'ora in poi.

Fu così che risposi a quel messaggio quando arrivai a casa. Spensi l'auto, ancora con il cellulare tra le mani, girandolo con le dita pensieroso e distratto da qualsiasi altra cosa. Mi sentivo tormentato da quell'improvviso uscita di Jimin, ma ero soprattutto consapevole che l'aveva fatto apposta per scombussolarmi e farmi dubitare di nuovo della scelta che avevo preso solo qualche giorno prima. "Che fastidioso" pensai, scendendo dalla macchina, finalmente, per andare verso la porta di casa.

«Yoongi-ah, dov'eri?» domandò mia madre appena entrai ed avevo chiuso la grande porta d'ingresso alle mie spalle, mentre ancora indossavo la giacca scura e le scarpe.

Sbuffai, sfilando quest'ultime con fare sbrigativo, dandole ancora le spalle. «Ero fuori» risposi ovvio, chiudendo gli occhi. Non ero per nulla dell'umore, ma dovevo essere paziente poiché quella era solo mia madre. "Non farla scazzare, Min" mi ricordò la mia coscienza più buona e ragionevole, con tono tuttavia più severo del solito.

«Ho visto che eri fuori, ma mi chiedevo cosa ti avesse fatto uscire tanto di fretta...» specificò, abbassando lo sguardo a terra.

"Yoongi, fingi. Fingi che siete una famiglia felice." mi rammentai e mi avvicinai a quella donna. «Scusami, sono andato a trovare Hoseok, per un progetto scolastico. Non volevo fare così tardi...» replicai allora, posando una mano sulla sua fragile spalla.

«Oh! Hoseok-ah... E' tanto che non viene qua... Comunque la cena è pronta!» disse difatti poi, facendo quel suo dolce sorriso, guardandomi dal basso piccola com'era di statura, ed io ricambiai sollevando del minimo possibile gli angoli delle mie sottili labbra, cercando di non farlo apparire troppo forzato e, di conseguenza, falso.

Stavo, in seguito, per rispondere, ma un forte botto dal piano superiore mi zittì, in realtà ci fece tacere entrambi. Tuttavia, la donna dai capelli corvini cercò a far finta di nulla e mi tirò per il braccio, parlando così: «Avanti, vieni a darmi una mano...». I suoi occhi ed anche la sua presa sulla giacca mi supplicavano e trattenevano lì con lei, ma la sensazione ancora vivida nella mia mente, vissuta in passato da bambino, mi obbligò a liberarmi dalla sua presa.

Mia madre strinse le mani e spalancò gli occhi. «T-Tesoro, non t-ti farei del male...l-lo sai...» sussurrò, i suoi due occhi neri scavavano nei miei, cercando ardentemente d'ipnotizzarmi.

𝑮𝑬𝑴𝑬𝑳𝑳𝑰: 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒〈 𝐈 〉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora