Ventidue

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Ad uno ad uno, tutti i lupi iniziarono a ringhiare e a spingere Ebor verso il palco. Egli non voleva che Lauren facesse la stessa fine delle sue sorelle, ma si sentiva impotente, voleva soltanto farla finita, ma prima doveva proteggere la ragazza che amava. Si trasformò in fenice, una Yellow. I lupi iniziarono a saltargli addosso e a morderlo da tutte le parti, ma riuscì ugualmente a chinarsi a cupola, sopra Lauren, riuscendo a proteggerla, mentre ad ogni morso, perdeva un pezzo di vita. Non sentiva più dolore. Non vedeva più il caotico mare di pellicce colorate che sotto forma di fenice erano solo varie sfumature di grigio e nero che man mano gli saltavano addosso. Non avvertiva più i denti sulla propria pelle. Non odorava più l'odore del suo sangue, sospirò e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, era tutto bianco. L'inverno era arrivato d'un tratto? La prima cosa che vide, fu lo sguardo meravigliato di un bambino che aveva la faccia schiacciata su una lastra di vetro. Egli era all'interno di una teca. Non si ricordava di essersi trasformato in umano. Era disteso su di un letto molto comodo. Moltissime erano le domande che lo assillavano. Tentò di alzarsi, ma la teca era troppo bassa e stretta. La prese a pugni finché il vetro non si spezzò. Uscì e posò il piede sulla neve fresca. Era al centro di una piazza, in un centro abitato, dove troppi sguardi, che erano abituati a vederlo dormire in quella teca per chissà quanto tempo, sbalorditi, lo fissavano. Si avvicinò una donna sulla quarantina d'anni. Era un' elfa, dalla capigliatura folta e rossa, con un cappello sul capo che conosceva molto bene. "Ebor?" Chiese.
"Lauren..."
"Seguimi, devo spiegarti molte cose" disse la donna, offrendogli la mano. Lui prese la sua mano, esitando, mettendo un piede dietro l'altro, come se dovesse imparare di nuovo a camminare. Lauren lo scortò in una casa in sasso, che si affacciava sulla piazza. Entrarono. Il luogo era rustico, caldo e accogliente. Lo fece accomodare su di una poltrona davanti ad un fuoco, mentre gli mise tra le mani un the caldo. "Che è successo?" Non fece in tempo a finire la frase che si trovò stretto in un morbido abbraccio. Gli occhi vivaci della sua ragazza magica erano gli stessi.
"Molte cose" iniziò " Tu mi hai salvata. Ti sei alzato in volo, tenendomi tra le zampe, raggiungendo le gelide Steppe del Sud, dove ti sei trasformato, ti sei accasciato e non ti sei mai più svegliato fino ad ora"
"Quanto tempo è passato?" Chiese confuso.
La porta in legno si aprì di colpo. "Mamma, sono a casa" Entrò una giovane elfa dai capelli biondi e gli occhi color nocciola. "Vent'anni" Rispose Lauren. "Mamma, chi è quest'uomo?"
"Fenn... ti spiegherò tutto, ora siediti" disse lentamente l'elfa. "Fenn... Lauren, dov'è mia madre? E mio padre e..." il ragazzo fatto uomo si interruppe, ricordandosi delle sue sorelle. "Ebor, tuo padre è venuto a mancare quel giorno"
"E Fenn?"
"Aspettate. Aspettate. Mi volete spiegare che cosa sta succedendo?" Interruppe la figlia.
"Fenn, tesoro, ti prego, devo spiegare già a tuo padre"
"Mi stai dicendo che il mutaforma che diede inizio a Eboron, è mio padre?"
"Sì, Fenn, l'uomo nella teca"
"Oddio" La ragazza si lasciò andare, cadendo sul divano.
"Stavo dicendo, Fenn, tua madre, è qui in paese, sarebbe felicissima di incontrarti"
"Come è sopravvissuta?"
"Nessuno lo sa, nemmeno lei. Da quel giorno non è più la stessa"
"La devo vedere" Ebor tentò di alzarsi e si guardò di sfuggita nel grande specchio in soggiorno, prima di cadere pesantemente sulla poltrona. Era molto cambiato. Aveva i lineamenti del viso più definiti ed una lunga barba castano scuro, con qualche accenno di grigio, assieme a qualche ruga che gli contornava gli occhi. "Piano, piano, la vedrai, ma prima devi riprenderti". Lauren aveva ragione e lui lo sapeva. Sospirò e prese la tazza di the che aveva poggiato sul tavolo in legno, accanto alla poltrona. Lo sorseggiò, tentando di calmarsi. "Quindi questo posto si chiama Eboron?"
"Sì, siamo nelle Steppe del Sud"
Egli sorrise per l'ironia del destino. "E i lupi?"
"Sono morti tutti. Si sono scannati gli uni contro gli altri per tentare di raggiungerti, e i rimasti sono stati condannati a morte per aver fallito. Pure Aya si è uccisa"
"E Alpha? E chi uccise i sovrani del Principato d'Acqua?"
"È riuscita a fuggire, nessuno sa dove sia e per quanto riguarda i sovrani dell'epoca, fu la figlia, Morgana, ad ucciderli. Ora non è più un problema"
"Lauren?"
"Sì?"
"Mi sei mancata, amore mio". Lei rise. Era cambiata, ma il suo sorriso no, quello era sempre illuminato. Si scambiarono un lungo bacio.
La porta si aprì di nuovo ed entrò una donna sui 55 anni, bionda e piuttosto allarmata. "Lauren, ho visto la bara e-" Si fermò. Si avvicinò lentamente a Ebor, quel figlio che era sempre stato sfortunato, e al contempo il più amato. Lui si alzò. Ora si reggeva in piedi. Quel giorno una madre e suo figlio si ritrovarono dopo molto tempo, come era già successo. "Mamma" L'uomo era in una valle di lacrime. "Ce l'abbiamo fatta" disse abbracciandola.
"Sì, Ebor. Ce l'abbiamo fatta"

Ebbene, qui si conclude un percorso di crescita soprattutto personale. Durante questi tre anni, ne abbiamo viste di tutti i colori, non solo nel romanzo. Io non ho mai smesso di scrivere, mi sono presa delle pause, anche piuttosto lunghe, perché volevo trovare il meglio per questa storia e non lo trovavo mai. Questa trilogia la voglio pubblicare sappiatelo, anche perché se no questi tre anni, non sarebbero serviti poi più di molto. Mi raccomando, seguitemi su Instagram per rimanere aggiornati, il mio profilo si chiama @/about.auro e...alla prossima storia (ci sto già lavorando😉)

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 21, 2018 ⏰

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