Capitolo 4 🌻

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Isabel

Apro gli occhi e lì per lì rimango spaesata e basita, perché mi trovo davanti Jack che se ne sta comodamente seduto di fronte a me, nel salotto di casa mia, e che mi guarda senza nessun ombra di arroganza, cosa mi mette in allarme.

"Che ci fai qui?" gli chiedo, scattando in piedi. "Hai cambiato idea? È successo qualcosa a mio padre?"

Sono nel panico, non capisco come mai Jack sia qui né perché abbia perso quello sguardo divertito e saccente per lasciare spazio a un'espressione tenera e dolce. Deve essere successo qualcosa per forza e involontariamente, davanti a quest'evenienza, mi salgono le lacrime agli occhi.

"Isabel, sta' tranquilla, sono passato in ospedale e...", cerca di dirmi lui, prima che io lo interrompa.

Il mio cervello è un turbinio di ansie e pensieri. Se Jack è passato in ospedale, è sicuramente successo qualcosa a mio padre, per questo scoppio a piangere come una bambina e mi dirigo verso la porta, senza aspettare ulteriori spiegazioni.

Devo andare subito dal mio papà, ma Jack mi ferma, mi impedisce di scavalcarlo, mentre io cerco di spingerlo via con tutte le forze e lui mi prende i polsi, bloccandomi. "Lasciami andare! Devo andare da mio padre, devo sapere cosa sta succedendo, Jack", lo imploro disperata. Non mi importa fare la figura della debole, lo sono, sono a pezzi.

"Isabel, guardami, guardami!" mi ordina lui con una dolcezza tale, che smetto di ribellarmi alla sua presa e mi costringo a obbedirgli, anche se spaventata a morte per ciò che potrebbe dirmi.

"Va tutto bene, non ho cambiato idea e tuo padre sta bene. Sono passato in ospedale per perfezionare la terapia al suo caso, solo per questo. Grazie alla nostra cura, Paul guarirà." Mi calmo, perché le parole di Jack mi rasserenano, anche se lasciano ancora delle domande in sospeso, come ad esempio: se va tutto bene, che ci fa lui qui e, soprattutto, dove ha lasciato lo stronzo arrogante che ho conosciuto oggi?

Siamo a pochi centimetri l'uno dall'altro, con le nostre figure illuminate solo dalla luce del camino; siamo così vicini che posso sentire il suo profumo speziato e deciso. Questa scena è surreale e per una frazione di secondo, seppur brevissima, sento l'impulso di azzerare le distanze e gettarmi tra le sue braccia, di sprofondare sul petto della stessa persona che fino a dieci minuti fa disprezzavo con tutta me stessa.

Non lo so che mi prende, ma Jack è così bello con i suoi lunghi capelli che gli ricadono sulle spalle e il suo sguardo è così caldo e rassicurante che, contro ogni logica, vorrei toccarlo e lasciare che quelle braccia forti mi dessero un po' di conforto. Fortunatamente, prima che succeda l'irreparabile, lui molla la presa e si allontana da me, anche se di pochi passi.

Jack mi guarda con un'espressione indecifrabile, sembra confuso, combattuto, così mi decido a parlare.
"Scusa la mia reazione... ma perché sei qui, allora?" gli chiedo timidamente.

"Ti ho riportato questa, l'hai persa oggi a casa mia", mi risponde, prima di farmi vedere la collanina con il ciondolo a forma di luna. Istintivamente mi tocco il collo, perché non mi ero resa conto di averla persa.

Il mio sguardo è incollato al ragazzo di fronte a me; lo osservo e lui sembra titubante, insicuro, come se la mia catenina non fosse il vero motivo per cui è qui.

L'uomo che mi trovo davanti ora è del tutto diverso da quello che ho conosciuto oggi pomeriggio; la supponenza e l'altezzosità che odiavo così tanto sembrano sparite ora, il che mi fa dubitare delle mie convinzioni e mi porta a chiedermi chi sia veramente Jack.

In questo momento, la stessa sensazione di familiarità che ho provato quando ho incontrato il suo sguardo stamattina, prima che lui mi portasse via la libertà, si impadronisce di me, spingendomi a rivalutarlo in qualche modo.

Come in un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora