Capitolo 34 🌻

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Jack

Non posso credere al casino che ho combinato. Volevo solo proteggere Bel, per questo ho mentito a mio padre; non volevo che lui sapesse la verità sui miei sentimenti per lei. Pensavo che, continuando a fargli credere che la figlia di Paul per me non è nient altro che un contratto, lui l'avrebbe lasciata in pace, dandomi così il tempo necessario per sistemare le cose con lei, prima di rendere pubblica la nostra vera relazione. E invece, ho fatto un disastro. Non avevo idea che Isabel stesse ascoltando tutto.

Le sto alle calcagna, ma il fatto che mio padre mi abbia fermato fuori dal suo studio, allibito dal mio voler rincorrere la ragazza che, per quanto ne sa lui, non vale niente per me, ha permesso ha Bel di fuggire e di distanziarmi. Alla fine, preso dal momento e dagli occhi devastati della mia donna, ho spifferato a papà tutta la verità. Quando lui mi ha chiesto perché mi preoccupavo di andarle dietro, gli ho confessato che le mie erano solo bugie e che sono innamorato di Isabel Black.

Continuo a chiamarla al cellulare, senza ricevere risposta. Preso dall'urgenza di raggiungerla, per spiegarle ogni cosa, sono salito sulla prima auto che avevo a tiro, la vecchia Mustang del settantacinque. Un auto stupenda, ma non abbastanza veloce da permettermi di acchiappare Isabel che, per la miseria, sta guidando come una pazza per non farsi prendere. Ci mancava questo maledetto passaggio a livello!

Spero tanto che, una volta che le avrò spiegato perché ho detto quelle cose orribili, lei mi creda. Non avrei potuto essere più subdolo di così. Le cose che ho detto, l'indifferenza con cui ho parlato di lei, schifa persino me, ma ho dovuto farlo. Se mio padre avesse visto anche solo un briciolo di sentimento o di rispetto nei suoi riguardi, non avrebbe mai creduto alle mie parole. Pensare che questa sera, una volta che saremmo rimasti soli, avevo deciso di dire a Bel che era svincolata dal nostro contratto e completamente libera di decidere cosa fare. Avevo intenzione di dirle che mi sono innamorato di lei, che la voglio nella mia vita, ogni giorno, per sempre. E invece, il destino mi ha rovinato i piani, portandomi per l'ennesima volta a ferirla, anche se non erano decisamente queste le mie intenzioni.

Picchietto nervosamente le dita sul volante, mentre aspetto che questa maledetta sbarra si alzi. Ormai non posso più sperare di recuperarla; l'unica cosa che posso fare è andare alla sua baita e attendere che lei torni, sperando che, presa dall'angoscia che ho visto sul suo viso, quando ha creduto che io l'avessi tradita e presa in giro, non faccia qualche sciochezza.

L'ultimo vagone del treno merci passa sulle rotaie arrugginite e non appena ho via libera, parto a tutta velocità, facendo stridere le ruote sull'asfalto. Percorro qualche centinaio di metri, con l'acceleratore al massimo, curva dopo curva, su questa strada deserta. A un certo punto, in lontananza, nel campo accanto alla strada, intravedo un auto distrutta, accartocciata sul tronco di un albero. Mi sale il cuore in gola non appena, avvicinandomi sempre di più, riconosco il pick-up di Bel.

Una volta raggiunto l'incidente, abbandono la mia auto e mi fiondo nel prato che costeggia la strada. Trovo Isabel sdraiata a terra, priva di sensi. Mi sembra di vivere un incubo. Bel ha degli ematomi e dei tagli su tutto il viso, ma la cosa più preoccupante è la ferita che ha sulla coscia destra, un profondo taglio da cui fuoriesce un mare di sangue, che le imbrattare tutto il vestito. Mi tolgo veloce la cravatta e la uso come laccio emostatico, perché se non fermo subito quest'emorragia, non resisterà fino all'arrivo dell'ambulanza. Ringrazio il cielo di avere la competenza di darle il primo soccorso, in caso contrario, Bel non sarebbe sopravvissuta nemmeno dieci minuti.

C'è sangue dappertutto, le mie mani ne sono completamente intrise. Chiamo immediatamente un'ambulanza, spiegando all'operatore che questo è un codice rosso. Sono inginocchiato a terra, terrorizzato come non lo sono mai stato in vita mia. Cullo il corpo inerme di Bel, controllando maniacalmente il battito sul suo polso, spaventato a morte all'idea di non sentire più nemmeno quel flebile bum-bum. Mi tolgo la giacca e copro il suo corpo martoriato, cercando di tenerla al caldo, vista che una perdita di sangue considerevole provoca un calo della temperatura corporea.

Come in un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora