Capitolo 21 🌻

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Jack

Sono le dieci del mattino e sto aspettando che arrivi Isabel; le ho chiesto di venire a casa mia perchè voglio farle fare un vestito su misura, per la festa di domani. Considerati i suoi ritardi abitudinari, me la prendo comoda e fumo tranquillamente una sigaretta in giardino; faccio appena in tempo a gettare il mozzicone della mia Lucky Strike, prima che il suo pick-up varchi il cancello.

"Ciao, piccola." La vedo spuntare in cima alla scalinata esterna, la stessa dove l'ho incontrata per la prima volta.

"Ciao, scusa il ritardo."

'Ti aspetterei tutta la vita' penso. "Non fa niente, hai fatto colazione?" Cerco di capire come sta, studiandola. I suoi occhi chiari sono sereni e lucenti, il che è un buon segno.

"Sì, ma un caffè lo prendo volentieri." La sua espressione colpevole indica che si è svegliata non più di mezz'ora fa.

Entriamo in casa, chiedo a Eddy di portarci due caffè, che beviamo nel mio studio. Torniamo in salotto dopo una ventina di minuti e ad attenderci troviamo Jacqueline, la sarta. Non l'ho sentita arrivare, perciò resto leggermente stupito alla sua vista; anche lei sembra perplessa. Evidentemente, non aveva idea che io fossi accompagnato.

Spero tanto che non mi faccia scenate, considerato quello che è successo in passato. Jacqueline è una delle tante donne che mi sono portato a letto, uno di quegli incidenti di percorso capitati da ubriaco; è successo una volta sola e sono passati un paio di anni. In via teorica, sbandierare davanti al suo naso la mia nuova ragazza non dovrebbe creare problemi, ma il modo in cui la sarta di casa McCoins la squadra non promette niente di buono.

Mi auguro che Bel non se ne accorga, perché l'ultima cosa di cui ho bisogno è renderla partecipe delle mie avventure. "Jacqueline, non sapevo fossi già arrivata. Lei è Isabel, dovresti prenderle le misure e farle un vestito per domani sera." Bel le porge la mano, ma lei sembra restia a darle la sua, atteggiamento che mi mette subito in allarme.

"Piacere, sono Jacqueline", le risponde infine. Il gelo polare artico emana più calore della sua voce e inevitabilmente se ne accorge anche Bel, che, non appena l'altra si volta, mi guarda con aria interrogativa, mentre io scuoto la testa, suggerendole di non darci peso.

"Mi segua, le prendo le misure. La porto nel suo studio, signor McCoins, va bene?" mi chiede Jacqueline subdola, con un sorriso malizioso, alludendo a quello che è successo due anni fa in quella stanza.

La fulmino con gli occhi, mentre Bel capta la tensione palpabile, ma non dice nulla e si limita ad andarle dietro.

Mi siedo sul divano, agitato e improvvisamente di malumore, e mi verso un bicchiere di Bourbon; so che è presto per bere, ma sono infastidito e in ansia per ciò che potrebbe succedere, per quello che quell'arpia potrebbe dire a Bel, e per come si sta comportando. Spero che l'avventura di una notte non distrugga la poca fiducia che sono riuscito a conquistarmi con lei.

Passano i minuti in totale silenzio, finché, a un certo punto, sento Bel cacciare un piccolo urlo. Mi alzo immediatamente e vado verso il mio studio, mi avvicino a grandi falcate, ma mi fermo sulla porta non appena mi accorgo che è leggermente aperta. L'immagine che mi si prospetta davanti mi fa bloccare come un sasso.

Bel è di spalle e si sta lamentando con Jacqueline, non riesco a capire cosa le stia dicendo perché sono rapito da ciò che vedo. Isabel è in intimo, i miei occhi divorano ogni lembo del suo corpo, partendo dalle gambe lunghe e slanciate, passando al suo sedere magnificamente strizzato dentro un paio di culotte nere di pizzo, alla schiena coperta a metà dai suoi capelli rossi, che ondeggiano sulla sua pelle bianca, tanto candida ed eterea che sembra brillare.

Come in un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora