4. Una pizza non si rifiuta mai!

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Sebastian 

«Seb, dove sei finito? Sei sempre il solito ritardatario!» Strilla Kimi, dall'altra parte del telefono. Il finlandese mi ha invitato per mangiare una pizza a casa sua. Probabilmente l'ha fatto perché è al corrente della mia triste situazione sentimentale. Ormai sono abituato a stare da solo, ma un po' di compagnia non mi dispiacerà. Inoltre Kimi mi ha chiesto di venire prima perché ha bisogno di un aiuto per sistemare una sua moto.

Insomma, non ho potuto dire di no. Una pizza non si rifiuta mai!

«Scusa Kimi, mi ero addormentato e ho dimenticato di puntare la sveglia.» Dico io, in mia difesa.

«Non me ne frega un...» Sembra trattenersi dal pronunciare una brutta parola e continua «Vieni qui alla svelta, che ho bisogno del tuo aiuto. Questo lavoro non si finisce da solo!» Il finlandese non mi lascia nemmeno il tempo per una risposta e mette giù. Ormai non mi sorprendo più di niente, perché so che quello è il suo carattere e certe volte è meglio riderci sopra, piuttosto che prendersela. In fondo, è già tanto che Kimi mi abbia chiamato. Di solito non si fa mai sentire, ma forse questa volta c'è un motivo valido per il quale io debba andare a dagli una mano.

Quando arrivo davanti alla casa di Kimi, la cosiddetta 'Villa Butterfly', al numero civico 7, parcheggio sul retro.

Quando arrivo davanti alla casa di Kimi, la cosiddetta 'Villa Butterfly', al numero civico 7, parcheggio sul retro

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Il cancello principale è chiuso e non mi va di citofonare e farmelo aprire. Dal lato opposto dell'edificio, invece, c'è un altro cancello che si apre con un semplice lettore di targhe, che riconosce soltanto quelle memorizzate nel sistema.

Qui potrò stare tranquillo, la mia Alfa Stelvio sarà al riparo dagli occhi indiscreti dei soliti giornalisti, alla perenne ricerca di scoop. Non è la prima volta che vedo un giornalista affacciarsi dalla recinzione e sporgersi con l'obbiettivo della macchina fotografica. Per fortuna che siamo nell'era moderna ed esiste la proprietà privata e il diritto alla privacy. O almeno, queste due cose dovrebbero esistere, ma nella realtà purtroppo non è sempre così.

Una volta arrivato dall'altra parte della casa, busso a una delle porte laterali, nella speranza che qualcuno mi senta. Poco dopo vedo la moglie di Kimi scostare un po' la tenda, poi mi apre la porta. Noto che ha le mani fatte di farina, ma mi saluta comunque calorosamente «Ciao Seb! Entra pure!»

«Grazie Minttu, Kimi è qui?» Domando io, immaginandomi il mio compagno di squadra, da qualche parte, intento a insultarmi a denti stretti per via del ritardo. Non ci posso fare niente, questa è la mia indole e, così come non si può cambiare il suo carattere, non ci si può aspettare che, da un giorno all'altro, io acquisisca la consapevolezza del tempo.

«E' nel garage. Mi ha detto di dirti che ti aspetta là!» Immaginando la sua impazienza, faccio per uscire dalla porta che ho appena dietro, ma mi blocco, perché vedo Robin venire verso di me. In mano ha una macchinina rossa (curiosa coincidenza) e, a qualche passo da lui, c'è anche Rianna, intenta a seguirlo alla bell'e meglio. Ha imparato a camminare da poco, quindi barcolla ancora un po'.

Numero Sei || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora