42. Vuoto

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Martina

Credevo che prendere la decisione di abbandonare il campionato di Motocross fosse stato difficile, ma non immaginavo che accettarlo lo fosse cento volte di più.

Ad essere onesta non ci ho pesato subito; ero in viaggio di nozze con Sebastian —anche se in verità era più una piccola vacanza — e per la testa avevo altri pensieri. Ma quando sono arrivata a casa e ho iniziato a sentire la mancanza dei miei allentamenti giornalieri, ho realizzato l'impatto di quella decisione.

Un pomeriggio, mentre Sebastian era occupato a sbrigare delle faccende in città, sono rimasta a lungo a fissare il mio casco e la mia moto. Sentivo il bisogno di tonare in sella, ma sapevo bene che non potevo. E così sono rimasta in garage, seduta sul pavimento a gambe incociate, a guardare quello che fino a poco tempo fa era il mio mezzo, finché Sebastian non è tornato.

Stavo piangendo senza quasi accorgermene; guardavo il mio casco con la mia grafica e il numero Sei in bella vista, pensando che forse non avrei più avuto un'occasione di tornare a vincere il Mondiale. E non volevo che Sebastian mi vedesse così, però era come se una forza a me estranea, mi impedisse di muovermi. Tutto quello che i miei occhi riuscivano a vedere, era la mia moto.

Inutile dire che si fosse preoccupato, ma quel pomeriggio ha avuto un modo strano per farmelo capire. Sembrava calmo, in un certo senso. Mi ha portata sul divano ed è rimasto accanto a me fino a sera, aspettando che dalla mia bocca uscisse qualche parola. Ma dalla mia bocca non è uscita nemmeno la sillaba più semplice; sembrava che, tutt'ad un tratto, avessi sentito il peso di quella decisione.

E non era un peso facile da sopportare sulle spalle.

L'euforia del matrimonio era rapidamente sparita, lasciando spazio alla quotidianità, o meglio, ai problemi che rimanevano da risolvere. Tuttavia non ne abbiamo più parlato; ho fatto finta di essere felice, di essermi ripresa, ma per tutto il tempo ho saputo che non era così.

Dovevo andare avanti, in un qualche modo. E ho pensato che andare con Sebastian al suo Gran Premio di casa avesse potuto aiutarmi a distrarmi un po'. Ma faceva così caldo, che, per la salute del bambino, ho preferito rimanere a casa dei genitori di Sebastian.

Nei giorni precedenti ero andata a fare le prime visite, e per fortuna mi hanno detto che stava andando tutto bene, ma si sono raccomandati di evitare situazioni di stress, luoghi caldi e attività che avrebbero potuto nuocere alla salute del bambino. E poi beh, anche se non è nemmeno formato/a, è il mio piccolo bambino, o la mia piccola bambina. Lo/a considero già come un essere vivente a tutti gli effetti.

E quindi, almeno sette ore fa, Sebastian ha lasciato questa casa per andare al circuito. Non ha voluto lasciarmi da sola, così ha chiesto a suo fratello Fabian di farmi compagnia. Mi è dispiaciuto che sia dovuto rimanere qui con me, quando poteva andare a fare il tifo per suo fratello, ma era stata una richiesta di Sebastian, io più di rassicurarlo che non sarebbe successo niente, non potevo fare.

Alla fine mi sono resa conto che avrei potuto andare al circuito con lui, perché il cielo si era annuvolato parecchio e la temperatura si era notevolmente abbassata, ma ormai Sebastian se ne era andato.

Non mi è rimasto altro che guardare le qualifiche insieme a Fabian. E sì, diciamo che è stato di compagnia, ma quello che è successo in Ferrari mi ha talmente messa di cattivo umore, che sono andata di sopra, nella stanza di Sebastian, non volendone più sapere di quello sport.

E' stato lì che mi sono ricordata del Motocross. Questo weekend c'era la tappa in Repubblica Ceca, e sebbene si fossero ritirati dal mondiale sia Jeffrey Herlings, sia Tony Cairoli, mi è venuta una tremenda nostalgia che mi ha spinta a guardare la diretta. Dovrei esserci anche io lì, ho pensato dentro di me.

Numero Sei || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora