36. Artista

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Sebastian

«Ma si può essere più sfigati di così? Ha riempito il suo feed di Instagram con le foto delle sue fratture, che idiota!» Esclama Martina, guardando il profilo di Jeffrey Herlings. Le prendo il telefono di mano, blocco lo schermo e lo appoggio al piccolo scaffale nella stanza del retro box che usa per prepararsi prima di andare in pista.

«Dai Seb, passami il telefono, mi carico ad insultarlo!» Mi metto a ridere, ma non glielo restituisco. Può benissimo trovare un altro modo per trovare la giusta concentrazione prima della gara.

«Dammi un bacio.» Le dico, con le mie labbra a pochi centimetri dalle sue. Sono venuto in Lettonia con Martina per farle compagnia durante il suo weekend di gara. E' venuto anche Kimi, anche se Minttu è rimasta a casa con Robin e con Rianna. Penso che la maggior parte delle volte si dimentichi di essere il proprietario del team, dato che non segue mai le gare dal vivo. Ma ci siamo io e Martina a ricordarglielo costantemente.

«Lascia perdere quel cretino; non ne vale la pena.» Le dico, mentre le passo di nuovo il telefono. Lei però lo ignora, per ritornare su di me «Vuoi venire a fare un giro fuori? Mi sto annoiando e manca ancora più di un'ora alla gara.» Mi dice lei, sistemandosi la canottiera che avevo alzato un po' per cercare contatto con la sua pelle.

Le sorrido in modo malizioso e accetto «Andiamo, va bene.» Prendiamo entrambi gli occhiali da sole e usciamo da quella piccola stanza.

«Mano?» Le domando speranzoso, camminando vicino a lei. Subito dopo sento la sua mano stringere la mia e il suo sguardo addolcirsi. Quando è in modalità gara, è capace di innalzare uno scudo attorno a sé talmente impenetrabile, da sembrare fatto di Adamantio.

E' strano, perché sembra tranquilla, ma in verità non lo è. Quando Martina è agitata, diventa fredda e distaccata. E' una protezione che ha nei confronti di tutti quelli che le stanno attorno; non permette a nessuno di invadere il suo spazio sacro. Ed è quello che non riuscivo a capire in Svizzera, la prima volta in cui l'ho vista. O meglio, probabilmente l'avevo capito, ma non riuscivo a spiegarmi quel comportamento. Ma adesso lo so, e soprattutto so come comportarmi in questi casi.

«Buongiorno Martina.» E' un uomo a parlare. Ha appena interrotto i miei pensieri.

E quando scopro di chi si tratta, associo subito la voce al viso. Più che viso, è un brutto muso. Metto una mano intorno alle spalle di Martina e la attiro a me.

Non capisce che è mia?

«Ciao. Sta bene Tony?» Chiede lei, rivolgendogli un veloce sguardo. Poi mi stringe la mia mano; una, due, tre volte.

«A quanto pare ha la febbre, ma non l'ho visto, quindi non so.» Risponde Jeffrey Herlings. Se fosse per me, gli darei un pugno e lo farei volare direttamente a casa sua, in Olanda. Non penso che si possano risolvere le cose con le mani, però lui è il tipo di persona che mi ispira violenza.

Ha fatto soffrire Martina; ha creato così tante ferite psicologiche in lei, da farla dubitare persino delle sue stesse doti. E credetemi: Martina ha tantissima autostima in se stessa; l'unica persona che conosco simile a lei è Lewis.

«Mi dispiace, spero che riesca a gareggiare oggi. Altrimenti come facciamo a farti il culo? Riuscirei anche da sola, ma ovviamente se c'è anche lui, potremo toglierti più punti.» Afferma Martina, a metà tra l'essere seria e lo scherzare. Conoscendola, penso fosse pienamente seria.

«Dimenticavo quanto foste noiosi voi italiani. Ma proprio per questo, quando vi batto, sono più felice. Il migliore in pista che batte i più forti; suona bene, no?»

Martina ridacchia nervosamente, poi risponde «Non sta a te dare giudizi su te stesso. Questo spetta agli altri. In ogni caso, non penso andrai molto lontano con quella caviglia.» Gli fa notare Martina, indicandola.

Numero Sei || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora