40. Il giorno più bello della mia vita

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Martina

«Ora andiamo a pranzo, giusto?» Domando a Sebastian, inserendo la chiave nella fessura vicino al volante. Mi allaccio la cintura e aspetto la sua risposta.

«Sì, certo, è là che siamo diretti.» Risponde lui con un sorriso. Allora annuisco e faccio partire il motore della macchina, mentre lui dice «Guarda che non ci hanno tirato il riso sulla macchina solo perché li ho obbligati a non farlo. E' stata più una minaccia, che un obbligo.» In qualsiasi altra situazione sarei scoppiata a ridere insieme a lui, ma non ce la faccio, sono ancora troppo tesa. Sebastian mette una mano sulla mia, sul cambio della macchina.

Avanti, devi dirglielo, penso dentro di me. Ma in quel silenzio, colmato soltanto dal rumore del motore della Ferrari 288 GTO, non riesco a trovare il coraggio per dirgli che sono incinta. Non voglio rovinare questo momento.

«Sono arrivato un po' in anticipo, quindi ho fatto in tempo a dare le mie direttive.» Scherza lui, continuando a fare conversazione.

«Tu? In anticipo?» Domando divertita.

«Sì, se vuoi lo puoi chiedere a Kimi. Finché non sei arrivata, ha continuato a scherzare sul fatto che te ne fossi pentita e che non mi volessi sposare.» E, ancora una volta, vorrei reagire con più trasporto a quello che Sebastian mi dice, ma sono così concentrata sulla guida, che preferisco dargli soltanto dei piccoli segnali per fargli capire che sto ascoltando.

«Ci credo, ci credo. E tu? Credevi anche tu che non mi sarei presentata?» Lui risponde senza esitazione «No, certo che no, ovviamente.» Sorrido e spontaneamente mi viene da chiedergli della sua settimana. Non ho la più pallida idea di quello che ha fatto e sono curiosa, a partire dall'addio al nubilato.

«I miei amici mi hanno organizzato una festa a Montecarlo. Siamo andati là in aereo e, dopo cena, siamo andati a ballare in un locale vicino alla spiaggia. E' stato un po' difficile fare andare d'accordo tutti, ma è stata una bella serata. Invece per il resto dei giorni, mi sono preparato per il weekend di gara in Austria. Ho passato il mio compleanno in modo tranquillo, a casa, con i miei genitori. Avrei preferito passarlo con te, ma sapevo che non era possibile, le tue amiche ti hanno rapita e credevo seriamente che non ti restituissero più a me. Però me li hanno fatti, gli auguri da parte tua. Grazie.»

«Io... mi è dispiaciuto non poterti sentire. Anche io mi sarei divertita molto di più, sapendo di festeggiare il compleanno con te. Ora però recuperiamo in un qualche modo, ok?» Sebastian mi guarda sorridendo e annuisce chiedendomi «Tu invece che cos'hai fatto? La festa era davvero così come l'avevano descritta le tue amiche nell'invito?»

Mi viene da ridere e rispondo che no, è stata una cosa molto tranquilla. Poi gli racconto di Madrid, della bellezza infinita di quella città, tralasciando il mio malessere e gli ultimi giorni di pura ansia.

E' il momento giusto ora? Siamo quasi arrivati, forse dovrei dirglielo.

«Sebastian io...» Inizio, non sapendo come andare avanti.

«Vorrei dirti che sono... stata felice di non essere l'unica ad aver pianto.» Non posso rivelarglielo adesso, semplicemente non posso.

«Piango raramente, ma oggi ne valeva davvero la pena, non trovi?»  Rispondo di sì, anche se in verità la mia testa è altrove. Vorrei iniziare una frase, ma non so come fare. All'improvviso tutta la sicurezza che ho sempre dimostrato sembra svanita.

Sebastian intanto ne approfitta per parlare della sua gara in Austria. Io l'ho seguita in tv e ho fatto il tifo per lui dall'hotel di Madrid. Gli è andata piuttosto bene; poteva andare meglio, ma poteva andare anche molto peggio. A parte alcuni intoppi e la solita sfortuna della Ferrari, Sebastian si dichiara soddisfatto dei risultati ottenuti in gara, soprattutto perché la Mercedes è stata completamente anonima per la maggior parte del weekend.

Numero Sei || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora