7. Camomilla

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Martina

Quando riapro gli occhi, mi accorgo di non essere caduta a terra. Ho la testa appoggiata a qualcosa di morbido: il divano nel salotto di Kimi!

«Grazie al cielo ti sei ripresa; stavo seriamente pensando che fosse colpa della pizza di Kimi!» Esclama Vettel, a poca distanza da me, inginocchiato vicino al mio viso.

Faccio per guardarmi la caviglia — che tra l'altro mi fa molto male — e quando ci provo, mi blocco, perché sento di essere tutta indolenzita.

«Aspetta, aspetta, stai ferma un po', che hai bisogno di riposo!» Mi dice Vettel, mentre io sposto la coperta che ho addosso. Ho caldo, ma apprezzo il fatto che il pilota della Ferrari abbia potuto pensare che avessi freddo.

«La mia caviglia, è-» Provo a dire io, anche se sono confusa, non so nemmeno che cosa mi sia successo.

«Martina, sei svenuta e ti ho trovata ai piedi del bosco. Probabilmente hai preso contro a una radice o a un sasso; la tua caviglia è gonfia, ma non sembra rotta.» Dice lui, finendo la frase con un sorriso, come per rassicurarmi.

«Ne sei certo? Io- Da quanto tempo sono in queste condizioni?» Chiedo io preoccupata.

«Pochi minuti. Mi hai fatto preoccupare Martina, per fortuna ho sentito che respiravi ancora ed era tutto a posto. Sai, non dovresti correre fuori, quando sai di non stare bene!» Esclama lui, come per ammonirmi.

Mi gira la testa, però in questo momento riesco a ricordare quello che gli ho detto, prima di andare fuori. Non erano parole molto carine; mi sorprendo del fatto che lui non me ne abbia ancora parlato.

Ancora una volta è lui però ad interrompere i miei pensieri «Non hai la caviglia rotta; Antti mi ha insegnato come riconoscere una frattura. Smetti di preoccuparti e pensa a riposare. A proposito, come stai?»

Io ignoro la sua domanda e chiedo «Chi è Antti?»

«Antti? Oh, lui è il mio fisioterapista!» Bene, allora potrei anche fidarmi; speriamo che sia davvero così.

«Credo di dover andare in bagno, scusami, è urgente.» Dico io, per poi alzarmi con cautela. Vettel sembra indeciso se aiutarmi oppure no, allora mi guarda e si avvicina, come se fosse pronto a darmi una mano, se io la dovessi chiedere.

Gli rivolgo uno sguardo per fargli capire che va tutto bene e vado nel bagno della mia camera. Dentro di me spero di non aver fatto danni; sarei dovuta andare a cambiarmi molto prima, ma sono svenuta e di conseguenza non l'ho fatto.

Tiro un sospiro di sollievo quando vedo che non è successo niente; di certo non volevo macchiare il divano di Kimi.

Quando ritorno in soggiorno, provo ad appoggiare anche il piede con la caviglia dolorante e noto che va abbastanza bene, almeno riesco a camminare.

Mi ritorno a sdraiare sul divano. Meglio che aspetti ad andare a casa, non voglio combinare altri guai. In questo momento penso davvero che avrei fatto meglio a rimanere a casa, invece che fare l'allenamento, anche se non potevo sapere come sarebbe andata.

Mi guardo intorno alla ricerca di Vettel, ma non lo trovo. Dalla cucina sento dei rumori; magari è lì. Infatti, poco dopo, lo vedo arrivare con una tazza fumante in mano. Quando si avvicina, dall'odore capisco che è camomilla.

Lui me la porge e io prendo la tazza per il manico, perché è ancora abbastanza calda. «Perché? Perché fai questo?» Domando io, sempre più confusa. Dopo quello che gli ho detto, di certo non mi sarei meritata una cosa del genere.

La sua risposta mi lascia senza parole. 

«Mar, perché hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te.» Io sorrido, non sapendo che cosa dire, allora lo ringrazio e provo a scusarmi «Prima sono stata... maleducata con te, mi dispiace, davvero tanto. Ho detto delle parole che in verità non pensavo, però ecco... Quando sono in queste condizioni non dovrei nemmeno avere rapporti con altri umani. Dovrei isolarmi e basta.» Affermo io sincera.

Numero Sei || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora