50. «Non tornare»

486 26 50
                                    

Martina

A casa decido prima di sistemare Elise. La allatto e aspetto che si addormenti, anche se non la metto subito nella culla. Ho bisogno del suo conforto per quello che sto per fare.

Per quanto mi riguarda, non ho mangiato. Il mio unico pensiero fisso è parlare con Sebastian, e spero davvero che mi telefoni presto. Aspetto la sua chiamata sul divano. Sono riuscita un po' a placare le lacrime, anche se credo che tra un po' inizierò a piangere di nuovo. Ma è solo un presentimento, dipende tutto da come si metteranno le cose.

Ho il cuore in gola quando sento il mio telefono squillare. Vedere il nome di Sebastian sullo schermo mi fa stringere ancora di più Elise fra le mie braccia.

Ho dato tutto per lei; lui invece no.

«Mar.» Dice lui, dall'altro capo del telefono.

«Seb-astian.» Rispondo io, con la voce già rotta dall'emozione. Prendo un bel respiro e inizio a parlare.

«Te ne sei andato.» È tutto quello che riesco a dire.

«Lo so, Mar, mi dispiace. Mi hanno detto di tornare per la consueta analisi del Gran Premio, non potevo fare altro.»

«Succede sempre così, è sempre tutto necessario, no?» Guardo Elise dormire e mi ripeto stai calma, Martina.

«Stai mettendo in dubbio che io sia davvero a Maranello? Ti assicuro che-» Non fa in tempo a finire la frase, che lo interrompo.

«Certo, lo so che sei a Maranello. Mi fido di te, però per una volta non poteva andare Charles? Tu non sei mai a casa, Sebastian, tu hai una famiglia, lui no.»

«Charles? Sì, è qui anche lui, ma non può sostituirmi sempre. L'unica volta che avrebbe potuto farlo, era quella sera in cui siete usciti per andare a mangiare giapponese. Ma era con te, quindi sono dovuto tornare io in fabbrica.»

Mi ero ripromessa di mantenere la calma, ma dopo questa affermazione non ce la faccio.

«Era con me, perché tu c'eri; tu non ci sei mai! Devi esserci almeno per Elise, io posso anche capire, ma per lei sei importante. Cosa le dirò quando sarà cresciuta e non avrà nessun ricordo di voi due insieme? Dai, Seb, sei suo padre e io ho... sacrificato così tanto per voi. Sono stanca di vederti andare via. Sono stanca di dover fare tutto da sola.» Mi asciugo le lacrime e affondo il viso nella facciotta di Elise.

«Ti voglio bene.» Le mimo con le labbra.

«Mi dispiace Martina, cercherò di-»

«No, Sebastian, tu non cercherai di fare proprio niente. Ne ho già avuto abbastanza di te, di queste promesse campate in aria. Tanto non ci starai mai a casa con noi, te ne andrai, come fai tutte le volte.» Gli dico io, scegliendo ogni parola come se sul mio cuore gravasse un peso enorme, insostenibile.

«È appena l'inizio del campionato, le cose poi si sistemeranno, e chiederò a Mattia di darmi dei permessi per stare a casa. Potremo trasferirci a Maranello.»

«Continui ancora?» Domando io indignata «Avresti dovuto pensarci prima. Avresti dovuto considerarci come le tue priorità, ma per te esiste solo il lavoro! Non ti sto chiedendo di rinunciare alla Formula Uno; questo non te l'ho mai chiesto. Ti sto chiedendo di dedicarci più tempo. Solo perché sono la madre, non mi devo accollare sempre il mantenimento di nostra figlia. Lei piange, dorme, ha bisogno di mangiare e di tante attenzioni.»

«Ho sbagliato scusa...»

«All'inizio mi hai detto di fidarmi di te. Mi sono fidata e sono arrivata a sposarti. Ho dato tutto per te, per Elise, ma tu no, tu non mi hai mai fatto capire di aver fatto la scelta giusta e-»

Numero Sei || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora