6. Qualcosa di strano

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Martina 

La villa di Kimi comprende due piani, anche se, seguendo il naturale andamento del terreno, presenta un paio di livelli aggiuntivi. La mia stanza si trova più in basso, mentre la cucina e la sala da pranzo si trovano più in alto.

Dopo la doccia, prendo un cambio da quei pochi vestiti che tengo qui di riserva e mi infilo una felpa di colore grigio scuro e un paio di leggings. Non vedo l'ora di andare a casa; tutto quello che voglio fare è andare sotto le coperte e dormire. Tra l'altro, la caduta di domenica mi ha provocato lividi un po' su tutto il corpo che, sommati a quelli che mi sono procurata oggi, rendono un movimento semplicissimo come sedersi sul letto, doloroso.

E pensare che ho solo trentuno anni, chissà cosa succederà quando ne avrò settanta o ottanta!

Mi infilo un paio di calze bianche e le mie Vans nere; poi mi raccolgo i capelli in una coda, dato che me li sono appena lavata e sono gonfissimi.

Prima di uscire dalla stanza, prendo il mio telefono. Faccio un bel respiro, spalanco la porta e percorro il lungo corridoio che porta in sala da pranzo. La casa sembra deserta, ma suppongo che sia così perché Kimi e Minttu sono a cuocere le pizze nel forno.

Anche nella sala da pranzo non c'è nessuno, così mi sposto in soggiorno, con l'intento di mettermi sul divano per guardare la televisione

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Anche nella sala da pranzo non c'è nessuno, così mi sposto in soggiorno, con l'intento di mettermi sul divano per guardare la televisione. Come ho già detto, quando sono qui, è un po' come essere a casa. Anzi, ultimamente trascorro più tempo a casa di Kimi che in Italia.

I miei piani per la televisione non sembrano andare a buon fine, perché, quando entro in soggiorno, vedo Vettel appoggiato al grosso camino al centro della stanza, intento ad osservare i piccoli Robin e Rianna dormire abbracciati.

I suoi occhi si spostano subito su di me e mi fa un cenno con la mano, sussurrando un saluto «Ciao Martina.»

Io mi avvicino, stando attenta a non fare rumore

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Io mi avvicino, stando attenta a non fare rumore. Non voglio assolutamente interrompere il sonno dei piccoli Raikkonen; sono così carini che sembrano quasi due angioletti.

«Che cosa ci fai qui?» Domando io incuriosita dal fatto che si trovi da solo, piuttosto che con il suo compagno di squadra.

«Non volevo essere il terzo incomodo tra Kimi e Minttu. Stanno cuocendo le pizze e non si capisce bene se stiano litigando o altro. Comunque è meglio se ci spostiamo da qui, non vorrei che si svegliassero.» Dice, guardando di nuovo i bambini. Inizio a pensare che abbia una specie di adorazione nei loro confronti; ma non posso biasimarlo, sono proprio meravigliosi.

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