41. «Te lo prometto.»

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Sebastian 

Vedo Martina farmi un debole sorriso, poi lei dischiude le labbra per parlare «P-per favore, andiamo fuori a parlare. Ho bisogno di aria.» Allora mi avvicino ancora di più di quanto già non lo sia, poi la sollevo mettendole un braccio dietro le gambe e uno intorno alla vita, stringendola a me.

«Non preoccuparti, ti porto fuori di qui.» Dico io, preoccupato di trovare una via d'uscita in cui non ci siano invitati di mezzo. Ho bisogno di stare solo con lei; devo capire se sta bene, e altre interferenze sarebbero fortemente sgradite.

Mentre cammino con Martina tra le mie braccia, sento il tessuto della mia camicia sottile bagnarsi un po', abbasso lo sguardo e vedo che il viso di mia moglie è contro il mio petto. Sta piangendo.

«Va tutto bene, va tutto bene, Mar.» Le ripeto io un paio di volte. Non ricevo nessuna risposta, o almeno è quello che credo, perché non sento nulla.

Uscendo dal retro, trovo una panchina circondata da delle piante rampicanti. Mi sembra abbastanza lontana dal chiacchierio degli invitati, così decido di sedermici sopra. Lascio che Martina rimanga nascosta nel suo piccolo rifugio provvisorio e rimango in silenzio, finché lei non mi prende la mano in cui ho la fede — la mano sinistra — e me la bacia. Le asciugo le lacrime con il pollice dell'altra mano e le accarezzo i capelli «Sai che se non sei pronta, puoi non farlo.» Dico io con sincerità. Non spetta solo a me prendere questa decisione, perché penso che sia un po' di più a suo favore la percentuale, rispetto ad un misero 50 e 50. Facciamo 75 per lei e un 25 per me. Lei ha tutto da perdere, io niente. Non posso permettere che sacrifichi la sua carriera, ma allo stesso tempo non voglio perdere la possibilità di diventare padre fra poco più di metà anno.

«Anche se non sono pronta, devo farlo, Sebastian. Io... probabilmente sarà la fine della mia carriera, ma, in ogni caso, devo pensare al nostro futuro. Comunque non potrò correre per sempre. Invece la famiglia è per sempre. Non posso distruggere quello che abbiamo creato, non posso.»

Le mie mani ancora, fra i suoi capelli, si soffermano sul suo collo, accarezzandolo dolcemente. Riesco a sentire i suoi muscoli contratti, quindi scendo ancora un po' fino alle sue spalle per farle un piccolo massaggio.

«Ti amo Martina, e qualunque decisione tu prenderai, sarò sempre con te. Sarò sempre pronto a sostenerti da marito e, quando arriverà il momento, cercherò di essere un buon padre.»

Martina si tira sù, rimanendo sempre sulle mie gambe. Ora almeno siamo faccia a faccia; non riesco a trattenermi e la bacio ma, prima che le mie labbra possano posarsi sulle sue, lei si ritrae velocemente.

«Seb, ho appena vomitato, non mi sembra il caso.» Io scuoto la testa e mi riavvicino di nuovo «Se potessi ti darei il mio corpo.» Dico io, poi la bacio.

La sento sorridere contro la mia bocca, allora continuo «Il matrimonio è molto di più di un semplice contratto. E' un atto di fedeltà, di amore, significa esserci sempre e in qualunque circostanza. Non l'ho detto oggi, durante le promesse, perché voglio che tu senta queste parole ora, che le senta solo tu: farò tutto il possibile per aiutarti in ogni momento della nostra vita e, se qualche volta fallirò, ti prego di scusarmi e di darmi una seconda possibilità. Ti prometto che non te ne pentirai, te lo prometto.» Sento Martina sbottonarmi la camicia dal colletto, poi le sue labbra accarezzarmi gentilmente la pelle.

«Sarò la mamma peggiore dell'Universo, me lo sento.» Dice lei ridendo.

Vorrei controllarmi e farla smettere di baciarmi, ma non ci riesco. Tutto quello che posso fare è piegare la testa all'indietro per darle più spazio.

Non voglio davvero che smetta.

«Sai Mar? Stavo per chiederti se avessi bisogno che ti accompagnassi all'ospedale. Ma ora evito, tanto stai bene, vero?»

Numero Sei || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora