Luke's pov
Perché quando le persone soffrono urlano? Perché provano a liberarsi del loro dolore urlando? Sono così convinte che un urlo straziante oppure un pianto disperato possa aiutarle ad andare avanti. Ma non è affatto così.
Io ho urlato quando mia sorella è stata portata via da me da un camionista ubriaco, ho urlato quando mio padre invaso dal dolore ha iniziato a bere e a picchiare mia madre, ho urlato quando è andato via lasciandoci soli e ho urlato quando ho capito che nonostante mia madre sia con me fisicamente, io sono solo. Ma non è mai servito a nulla. La sofferenza, il dolore, l'angoscia, la paura, tutto ciò è ancora presente in me, non è andato via. Non può andare via.
Sono un ragazzo di diciotto anni che si trova a combattere contro qualcosa di enorme, qualcosa di immenso, mi ritrovo un problema alto quanto una montagna davanti e so di non avere le forze necessarie per superarlo. So che, lui è più forte di me.
Ogni giorno mi alzo con la consapevolezza che anche oggi non vincerò, ma cadrò. Cadrò per l'ennesima volta e nessuno ci sarà a porgermi la mano, nessuno mi aiuterà ad alzarmi, io, da solo, con le mie forze appoggerò le mie mani sul suolo e mi darò la spinta, una spinta tanto forte da rimettermi in piedi ma abbastanza debole da farmi crollare il giorno dopo.
Anche oggi mi sono alzato sapendo che nulla sarà diverso, infatti sono sceso di sotto e come sempre ho trovato il tavolo apparecchiato per quattro, mia madre ha servito la colazione a me e poi ha appoggiato altri due piatti su di esso, uno al posto di mia sorella e l'altro al posto di mio padre. E come sempre mi ritrovo a dire sempre le stesse parole.
«Mamma, loro non torneranno» forse non dovrei essere così esplicito, ma non è facile ripetere sempre le stesse cose, rivivere sempre lo stesso dolore ogni giorno, perché è quello che faccio, ogni volta che le ricordo che loro non ci sono, che le ricordo che Katherine è morta e che papà ci ha abbandonati, io sento la stessa sofferenza sentita in quei giorni e il dolore non si placa mai.
«Sono solo in ritardo, stanno arrivando» la sua voce è debole e stanca. Credo che in realtà sappia che non è così.
Mi alzo decidendo di non mangiare, la fame mi è passata e il mio stomaco oramai è chiuso, mi avvicino a mia madre e appoggio la mia mano sulla sua «Io ora devo andare a scuola» sussurro dolcemente.
«Vai pure tesoro, io resterò qui o magari andrò a comprare qualcosa per questa sera.»
«Io credo sia meglio se tu riposi un po', porto io qualcosa per cena ok?» i suoi occhi si puntano nei miei, sono così simili ma nello stesso momento così diversi dal mio azzurro.
«Ok, ma tu promettimi che verrai presto.»
«Te lo prometto» le lascio un bacio tra i capelli e afferro la mia borsa, prima di uscire mi volto a guardarla ancora un istante, lei mi sorride ed io esco di casa chiudendo la porta alle mie spalle.
Kira's pov
«Ehi Kira» mi giro nel sentire la voce di Calum chiamarmi, cosa vorrà? Se organizza un altro appuntamento a quattro lo castro.
Lo guardo e nell'attesa che lui si decida a parlare mi soffermo sul suo abbigliamento, skinny jeans neri -come sempre- e una maglia dello stesso colore sopra.
«Volevo chiederti una cosa» imbarazzato si passa una mano dietro al capo.
«Dimmi pure Hood» mi appoggio al muro nel corridoio e vedo alcuni studenti correre per raggiungere in tempo la prossima lezione.
«Ecco, mi imbarazza un po' chiedertelo…»
«…Ti muovi? Tra dieci minuti avrei lezione» sbuffo, non vorrei arrivare in ritardo è l'ora di chimica e il prof sexy mi aspetta.
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Beside you || Luke Hemmings
Hayran KurguDue persone, così diverse ma anche così simili. Uno è quiete, l'altro è tempesta. Uno è spensieratezza, l'altro è dolore. Uno è mare, l'altro è fuoco. Possono incontrarsi, sono capaci di camminare affiancati il mare e il fuoco? Leggete per scoprirlo...