Capitolo 17

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Fisso il pavimento di camera mia non sapendo cosa fare.

Mio nonno è morto. Una complicazione durante l'intervento per il bypass al cuore e non è uscito dalla sala operatoria. É andato, non c'è più e mi manca. La sua assenza fa già male, doveva essere un semplice intervento, senza rischi e invece non lo rivedrò più seduto alla mia tavola. Non sarà più presente nella mia vita, non concretamente, ma vivrà dei miei ricordi.

I miei occhi sono stranamente asciutti, nemmeno una lacrima e mi chiedo se sia normale. É giusto non piangere? Non riesco nemmeno a stare vicino a mio padre e fa ancora più male. Gli ho dato un solo abbraccio e poi mi sono chiusa in camera, mentre mamma e papà sono usciti per andare in ospedale e poi a sbrigare delle pratiche per la morte. James è uscito poco dopo la notizia, con gli occhi lucidi e diretto verso Frank.

Frank mi ha scritto che mio fratello sarebbe rimasto da lui a dormire. Mi ha chiesto se stessi bene e io ho risposto con un banalissimo "bene". Ho mentito. Non sto bene, eppure non so come altro rispondere. Si dice quanto si sta male agli altri? Si mostra quanto dentro si è distrutti per la morte di una persona cara? Non riesco nemmeno a piangere, come posso dire come mi sento? Ho un vuoto al petto terribile e sento la gola chiusa, ma non riesco a far scendere nemmeno una singola lacrima. Non riesco a dire se sto "bene", o "male". Forse sono due parole troppo riduttive, ma non riesco a trovarne altre.

Nei film le persone si disperano, piangono, urlano, si arrabbiamo ed esternano tutto il dolore. Io non riesco e me ne sto qui seduta sul mio letto a fissare il vuoto.

Avrei dovuto andare a trovarlo un paio di giorni fa, ma sono stata troppo presa dai miei stupidi impegni scolastici e sentimentali. Ho messo al primo posto me e ora non potrò più vederlo. Sono una pessima nipote ed è troppo tardi per tornare indietro, per abbracciarlo un'altra volta, per andare a casa sua e giocare insieme a carte.

Il cellulare squilla rompendo il silenzio della camera. Guardo il numero sullo schermo, quello di mamma e prima di rispondere prendo un profondo respiro. Non voglio che mi tremi la voce, non voglio che capisca quanto mi faccia male la morte del nonno. So che mamma capirebbe anche con una singola parola quanto il mio cuore sia a pezzi.

«Sonya, io e papà torniamo dopo cena. Tu mangia pure, va bene?»

«Certo.» rispondo sentendo la mia voce suonare normale. «Vi devo preparare qualcosa?»

«No, non sappiamo che ora faremo. Stai tranquilla.»

«Probabilmente questa sera esco.» dico prima di pensarci sul serio. «Va bene?»

«Certo, ricorda di chiudere la porta.»

«Va bene, ciao.»

«Ciao.» dice chiudendo la chiamata.

Fisso il cellulare senza sapere bene cosa fare. Stare in casa da sola è terribile, c'è troppo silenzio e la mia testa scoppia di mille pensieri e voglio solo zittirla. Avrei voluto che James rimanesse qua con me, ma lo conosco e so che sarebbe rimasto chiuso in camera senza voler vedere nessuno. Preferisco che stia con Frank, almeno non rimarrà solo.

Decido di scrivere sul gruppo delle mie amiche.

Vi va di uscire?

Certo! risponde immediatamente Delia.

E: A cena?

S: Sì, non mi va di rimanere da sola.

D: Cos'è successo?

S: É morta mio nonno. Non mi va di rimanere da sola.

E: Siamo subito da te.

D: El, passo da te fra cinque minuti.

Blocco lo schermo e mi cambio indossando qualcosa di più consono ad uscire rispetto ai pantaloni deformati della tuta blu e la maglietta bianca troppo attillata. Una volta indossati jeans, maglione e scarpe da ginnastica, prendo la borsa e infilo all'interno il necessario. Prendo il cellulare trovando un nuovo messaggio.

La tua biancheria non mi delude mai. ;)

Sorrido al messaggio. Il solito pervertito.

Devo mantenere in alto il mio nome.

Non ti hanno mai insegnato che non si spia?

Mia mamma non è riuscita a insegnarmelo.

Resto ferma a guardare il messaggio. Chissà chi è sua madre, non me ne ha mai parlato e pensandoci bene non ho mai visto una donna entrare in quella casa. Possibile che suo padre abbia fatto dei figli con tre donne diverse e nessuna è rimasta?

Al pensiero mi si stringe il cuore. Non possono essere stati abbandonati tutti e tre, che razza di madri sono?

Come mai?

Mi ha lasciato a mio padre sparendo nel nulla. Non è mai stata pronta a fare da madre.

Chi ti ha cresciuto?

La mamma di Ben, è rimasta fino a quando mio padre non ha avuto la brillante idea di tradirla con la madre di Leo.

Guardo la risposta, non riuscendo a digitare altro. Che diavolo ha in testa quell'uomo? Mi volto verso la finestra trovando Adam affacciato alla sua che guarda nella mia direzione. Lo saluto con la mano e lui ricambia. Mi indica il cellulare e trovo un altro suo messaggio.

Mio padre non è molto bravo nei rapporti sociali. Penso mi abbia contagiato.

La mamma di Leo?

Sparita nel nulla dopo la sua nascita.

Mi dispiace.

Siamo cresciuti bene.

Sorrido scuotendo la testa. Non deve essere stato semplice per lui, nonostante scherzi in questo modo. Non riesco a immaginare la mia vita senza mia madre. Per quante discussioni abbiamo, lei è importante e mi mancherebbe un pezzo di me se non ci fosse.

Sento un clacson suonare e capisco che sono arrivate le mie amiche.

Alzo la mano salutando Adam e digito velocemente una risposta. Non siete cresciuti malaccio: ). Ora devo andare, ciao.

Infilo il telefono in borsa e scendo al piano di sotto.

Appena chiudo la portiera le loro braccia mi avvolgono, per quanto i sedili lo permettono, e scoppio a piangere.

Fino al momento prima non ho versato nemmeno una lacrima, ho avuto gli occhi completamente asciutti nonostante la tristezza che provo. Sono riuscita persino a sorridere ai messaggi di Adam, è riuscito a distrarmi con piccole frasi. Ora, è come se non avessi compreso realmente l'accaduto fino a quando non ho sentito l'affetto delle mie amiche.

Le lacrime scendono incessanti senza che riesco a fermarle e per tutto il tempo cercano di consolarmi in ogni modo. Mi impongo di smettere e prendo un profondo respiro calmando il mio pianto e asciugandomi gli occhi con il fazzoletto che Eloise mi porge.

Racconto cos'è successo mentre la mia voce trema. É liberatorio parlarne e sono felice che ci siano loro ad ascoltarmi e a consolarmi.

«Andiamo a mangiare una bella pizza.» dice Danielle appena riesco a calmarmi.

«Grazie.» mormoro allacciando la cintura. «Grazie davvero ragazze.»

«Ci siamo sempre.» dice Eloise stringendomi una spalla e poi sedendosi bene nei sedili posteriori.

La serata passa tranquillamente, ma quando torno a casa sento di nuovo una sensazione opprimente al petto. Mi faccio coraggio ed entro in casa e mi ritrovo a sorridere mentre salgo le scale appena sento il russare di mio padre proveniente dalla sua camera. Almeno sono tornati a casa e stanno dormendo, papà sta riposando e forse non penserà alla morte del nonno questa notte.

Appena entro in camera per poco non mi metto ad urlare. Un'idiota biondo è sdraiato sul mio letto.

Il mio centro sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora