- Capitolo 21 -

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In casa ho evitato mio fratello, incapace anche solo di guardarlo negli occhi. Ho paura di scoprire che lui sappia tutto e che non abbia fatto niente. Se lui sa del piano di Helena e Sarah, non avrebbe mai dovuto avvicinarsi a loro e far avvicinare Frank e Adam a me. Non posso credere che mio fratello, sangue del mio sangue, la persona di cui mi fido più di tutti, si sia preso gioco di me.

Per tutto il funerale sento il sostegno delle mie amiche, in piedi alle mie spalle, ma appena finisce mi avvicino in fretta all'auto. Voglio andare a casa, chiudermi in camera nella speranza che il giorno successivo arrivi velocemente, nella speranza di dimenticarmi tutto. Con la speranza che tutto migliori.

Prima di riuscire ad arrivare alla scatoletta scura di Danielle, vengo fermata da Frank. I suoi occhi mi guardano tristi, lucidi, ma in questo momento mi sembra tutta finzione. Gli scosto la mano guardandolo male e me ne vado.

James mi raggiunge in fretta, bloccandomi. «Cos'hai?»

«É il funerale del nonno.» rispondo a denti stretti.

Scuote la testa. «C'è altro. Cosa non mi dici?» chiede dolcemente, ma ha capito che in questo momento non voglio essere toccata, perciò tiene le mani lungo i fianchi. «É da giorni che sei strana.»

«Strana.» dico storcendo la bocca e incrocio le braccia al petto. «Dovrei farti io questa domanda. Cosa non mi dici James? Cosa mi nascondi?»

«Di cosa parli?»

Lancio un'occhiata a Frank e alle sue spalle vedo arrivare Adam e Ben. Una parte di me è felice che siano venuti al funerale perché almeno so che un po' ci tengono a me, o forse sono venuti solo per mio fratello. Probabilmente di me non gliene frega assolutamente nulla. Anzi, sicuramente. Cosa mi ero messa in testa? Interessare a ragazzi con Adam e Frank? Al diavolo loro, Ben e James.

Non ho bisogno di loro. Di nessuno di loro.

«Dimmi che non sai nulla.» dico tornando a guardarlo. «James, dimmi che non sai nulla di Helena e Sarah.»

Sgrana gli occhi e capisco che lui sa tutto. Allunga una mano verso di me. «Sonya...»

Faccio un passo indietro scuotendo la testa, ma non riesco ad urlare. «Siete degli stronzi, tu più di tutti.»

Vorrei sfogarmi contro di lui, ma so che è inutile. Cosa cambierebbe urlargli contro il mio dolore? Cosa cambierebbe sottolineare quanto lui e gli altri tre stronzi mi hanno fatto male? Nulla. Sarebbero parole al vento. Mi mostrerei solo più debole e non voglio.

«Ti posso...»

«Non voglio sapere nulla!» esclamo a denti stretti. «Tu e i tuoi amichetti statemi lontano. James, questo da te proprio non me l'aspettavo.»

Vorrei insultarli per sfogarmi, ma lascio perdere perché non capirebbero. Volevano prendermi in giro, ma non porteranno questo gioco fino in fondo. Per loro sfortuna ho scoperto presto questa sceneggiata e mi sento così ferita che vorrei tirare un pugno ad ognuno di loro.

Mi avvicino al'auto di Danielle e aspetto che mi raggiungano. Ieri sera abbiamo raccontato tutto ad Eloise, incredula e schifata quanto noi. Questa mattina sono venute al funerale per me e non hanno rivolto la parola a nessuno di loro quattro. Vedo James cercare di fermare Dan, ma lei si scosta bruscamente e continua a camminare verso di me come se nulla fosse. Eloise la segue, ma prima guarda male tutti e quattro scuotendo la testa.

Saliamo in auto e vedo i ragazzi avvicinarsi a James e capisco che ha detto ciò che ho scoperto quando quattro paia di occhi si voltano verso di noi. Sono increduli e l'unica cosa che faccio è alzare il medio nella loro direzione prima che Danielle parta.

Il mio centro sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora