- Capitolo 1 -

52 11 22
                                    

«Sonya datti una mossa!»

Sbuffo finendo di allacciarmi i sandali e scendo le scale seguita da mio fratello che sbadiglia sonoramente grattandosi la testa. Non dovrebbe farlo, i suoi capelli si scompigliano ancora di più e mamma non ne sarà contenta. Nonostante siano scompigliati riesce a risultare comunque bello e questo mi fa innervosire perché se mi scompiglio i capelli il risultato è un cespuglio che mi fa sembrare una pazza.

«Perchè rimproveri solo me?» chiedo appoggiandomi allo schienale del divano mentre controllo se nella mia piccola borsa nera ho messo tutto.

«Perchè sei sempre l'ultima.» risponde James al posto di mamma.

Gli lancio un'occhiataccia, anche se non se ne accorge visto che è ancora mezzo addormentato. «Sei sceso con me.»

Mia madre ci guarda autoritaria. «Salite in auto.»

Alzo gli occhi al cielo e seguo gli ordini della mamma perchè tanto è inutile contestare. Generalmente sono sempre l'ultima in famiglia ad essere pronta, ma non sono una ritardataria e poi questa volta anche il mio assonnato fratellone non è stato puntuale.
Seguo James in auto dove nel sedile del guidatore c'è già mio padre che tamburella le dita sul volante. Indossa un completo grigio scuro con una camicia bianca e dei mocassini neri. I capelli corvini spruzzati di grigio risaltano sulla sua carnagione chiara come i suoi occhi castani. Si è rasato perfettamente ed il suo viso è ben pulito con i lineamenti duri e allungati che ha ereditato anche mio fratello.

James, però, non ha la stessa idea di eleganza di papà perchè ha messo dei pantaloni eleganti chiari e una camicia stropicciata blu a cui ha tirato le maniche fino ai gomiti. Strano che mamma non si sia lamentata del suo abbigliamento e dei capelli neri spettinati.

Probabilmente è stanca di riprenderlo ogni volta, anche se non mi sono sfuggite le sue occhiate sia a lui che a me.
Io ho cercato di essere elegante per questo stupido pranzo! I miei sandali alti con i lacci fino al ginocchio sono neri in tinta con la borsa e l'abito corto dalla scollatura a barchetta è verde menta. Ho legato i capelli mossi in una coda alta e li ho perfino piastrati nonostante il caldo di fine agosto. Con tuta la resistenza che ho fatto per non partecipare, alla fine mi sono impegnata.
La mamma chiude la porta di casa e una volta raggiunto il sedile passeggero possiamo partire alla volta del ristorante.

Sarà un noiosissimo pranzo con i collaboratori di papà dove la maggior parte sono uomini e io mi annoierò a morte come al solito. Sarà un pranzo infinito con la unica compagnia di James e del suo fastidioso migliore amico.

Infilo le cuffie nelle orecchie e mi isolo dal mondo sperando che le due ore di viaggio passino in fretta. Non ho nemmeno fatto colazione e spero che almeno ci sia tanto da mangiare perchè altrimenti mi mangerò chiunque mi si pari davanti.
Lancio un'occhiata a mia madre sorprendendomi come ogni volta cambi la sua figura da dentro a fuori casa. Ora indossa un elegante abito blu notte leggero che le cade morbido sul suo corpo magro e slanciato e i capelli scuri sono perfettamente sistemati dietro le orecchie. Al contrario, in casa tiene sempre i capelli legati con abiti spaiati e in qualunque momento della giornata la si trova con in mano uno strofinaccio pronta a pulire, e non di certo con una borsa bianca con piccoli brillanti sul manico come ora. Si lamenta sempre della sporcizia che ci lasciamo dietro io, mio padre e mio fratello e qualche volta esagera perchè credo che sia un po' ossessionata dal pulito. Insomma, non siamo degli animali e poi io e mio fratello stiamo poco in casa durante il periodo scolastico, fra la scuola, lo studio in biblioteca per me e gli allenamenti di football per lui, mamma non può certo lamentarsi.

Quando finalmente scendo dall'auto vedo nel parcheggio i collaboratori di papà e le loro famiglie notando che non ci sono ragazze. Le uniche figure femminili che vedo sono mogli, cameriere e bambine troppo piccole per provare anche solo a fare un discorso sensato. L'unica cosa che mi resta da fare è giocare con le bambole. Possibile che nessuno non abbia figlie adolescenti? Possibile che sono l'unica ragazza ad essere costretta a partecipare? Come hanno fatto le altre figlie a sfuggirne? La prossima volta mi fingerò malata.

Il mio centro sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora