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●Alessandro●
Ritorno a casa soddisfatto.
Oggi è stata una buona giornata, piena di clienti.
Prendo le chiavi ed apro la porta trovando mio padre sul divano intento a dividere la cocaina sul tavolino.
Carmelo «Finalmente sei a casa. Hai buone notizie per me?»
Chiudo la porta e dico «Si, oggi c'erano abbastanza ragazzini.»
Carmelo «Perfetto, lascia i soldi nel mio studio.»
«D'accordo.»
Mi dirigo nel suo studio ed entro.
Decido di non posare tutti i soldi e di tenermene un po' per me.
Poi vado in bagno per farmi una doccia e dopo aver finito vado in camera mia dove indosso un pantalone di una tuta grigio e una maglietta blu. Prendo i soldi e li nascondo nel salvadanaio sotto il materasso, poi mi sdraio sul mio letto. Sto un po' al cellulare e poi mi addormento.

L'indomani mi alzo al solito orario e mi vesto con una T-shirt nera, una giacca jeans, pantaloni grigi e infine delle Vans nere. Poi vado in cucina e mi preparo la colazione: latte e cereali ricoperti di cioccolato. Quando finisco di mangiare, esco e raggiungo la scuola.
Aspetto e allo stesso orario arrivano dei ragazzini. Gli vendo qualche pasticca e poi mi siedo aspettando altri clienti.

Nell'ora della ricreazione vedo uscire altri ragazzi e continuo a vendere droga. In seguito il mio sguardo cade su una ragazza, vestita con un maglioncino grigio, jeans aderenti di colore nero e delle Stan Smith bianche, appoggiata al muro, che tiene una sigaretta.
Silenziosamente la osservo.

●Stella●
Continuo a fumare e in poco tempo finisco. Mi sposto una ciocca di capelli dal viso e mi levo dal muretto per andare a buttare la sigaretta dentro il cestino.
«Ehi ciao!»
Vedo una ragazza bionda venire verso di me e ricambio il saluto «Ehy.» dico facendo un mezzo sorriso.
«Tu sei quella nuova, vero?»
«Si, esatto. Mi chiamo Stella, l'ho detto proprio ieri. Tu sei?...» lascio la frase in sospeso.
«Miriam, piacere.»
«È un piacere anche per me. Ma come mai sei qui? Pensavo che rimanessi con i tuoi compagni, li conosci di più.»
Miriam «Per conoscerti! Che domande fai?»
«Scusa.» faccio un piccolo sorriso.
Miriam «Tranquilla. Sei una tipa riservata, vero?»
«Si nota molto?»
Miriam «Solo un po'.» sorride.
«Vedrò allora di cambiare.» ricambio il sorriso.
Miriam «Dai, dimmi qualcosa di te. Come mai ti sei trasferita qui?»
«Per il lavoro dei miei genitori siamo dovuti venire qui.» faccio un sospiro.
Miriam «Oh, capito. Prima dove stavi?»
«Prima stavo a Firenze.» poso nella tasca dei jeans l'accendino.
Miriam «Bella come città.»
«Ci sei stata?»
Miriam «No, ma la professoressa di arte ne parla sempre.»
«Fa bene, allora, a parlarvene. È veramente una bella città. Tu sei nata invece qui a Roma, giusto?»
Miriam «Si, esatto.»
«Quindi saprai tutto di questa città. Io ancora mi devo abituare.»
Miriam «Ovvio che so tutto. Se vuoi ti faccio fare un giro e ti mostro alcune cose.»
«A me va benissimo. Che ne dici di sabato?»
Miriam «Si, non ho nessun impegno. È perfetto.»
«Allora...facciamo per le 15:30?»
Miriam «Per le 16:00. Il tempo di prepararmi, no?»
«Si, certo. Va bene anche alle 16:00.» annuisco.
Miriam «Dove ci vediamo?»
«Davanti scuola ti va bene?»
Miriam «Si, così non ti confondi.»
«Perfetto, allora sabato ci vediamo qua.» sorrido e poi sento suonare la campanella «Credo proprio che dovremmo ritornare in classe.»
Miriam «Si, andiamo.» sorride.
Andiamo dentro e saliamo le scale finchè non arriviamo davanti la classe. Entriamo e ognuno si va a sedere ai rispettivi posti.

Il Figlio del BossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora