Capitolo 34

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Come previsto, finito il turno, io e Marcus ci ritroviamo all'ingresso per andare via insieme. Nel parcheggio sto per salire in macchina quando sento qualcuno urlare il mio nome. È Alex.
"Tesoro, che fai qua?"
"Ho finito il turno. Stai montando adesso tu?"
"Si... Che significa 'ho finito il turno'? Hai ripreso a lavorare qui?"
Solo adesso mi rendo conto di non averle detto niente...
"Si, Martha mi ha offerto il mio vecchio posto. Scusa, non te l'ho detto. Ho avuto... dei problemi."
Lei mi guarda con dolcezza.
"Harry?!" Annuisco semplicemente.
"Sai che puoi parlare con me, vero?!"
"Si, lo so. E lo farò, non appena tornerò a casa."
"Perché, non ci stai andando adesso?"
Mi guardo alle spalle: Marcus ci sta guardando da lontano facendo un cenno di saluto ad Alex, la quale ricambia.

"No, io e Marcus dobbiamo andare al mio vecchio appartamento per prendere i documenti del progetto. Te lo ricordi?"
"Certo! Avete deciso di riprenderlo?"
Annuisco. Dopo qualche altra parola, le assicuro che, non appena tornata a casa, la chiamerò. Ci abbracciamo e mi dirigo nuovamente alla macchina.
Una volta aver parcheggiato, apro la porta  di casa e faccio accomodare Marcus. Non ricordo bene dove ho messo quei dannati fogli, tanto meno ho avuto il tempo di venire a cercarli prima d'ora. Durante la ricerca, noto che Marcus controlla spesso il cellulare.

"Greta, scusa, non è che potrei andare in bagno? Ti dispiace?" Mi domanda praticamente già in corridoio.
"C-certo. In cima alle scale, la prima porta a destra."
Sento urlare un grazie in lontananza.
Nel frattempo trovo alcuni documenti e li prendo in mano per capire se siano quelli che cercavo. Sento, però, un rumore familiare: la porta finestra che si apre e, dopo qualche istante, si richiude. Non faccio in tempo ad andare a controllare che Marcus ritorna.

"Ehi. Tutto ok? Ho sentito la porta finestra aprirsi..." gli dico.
Lui tituba un poco ma cerca di non darlo a vedere.
"S-si. Stavo... stavo guardando il giardino. Hai un panorama bellissimo." Risponde. Io annuisco. La mia casa vanta un panorama non indifferente in effetti: in lontananza si può scorgere la London Eye.
"È vero. È stato uno dei principali motivi per cui l'ho scelta in effetti."
Torno a guardare i documenti che ho in mano.
"Scommetto che ti è mancata questa vista a Chicago." Afferma quasi ridendo.
"Si, non sai quanto." Rispondo ridendo a mia volta.
Poi mi blocco.
Alcuni istanti mi attraversano la mente come un video alla massima velocità e tutto diviene più chiaro. O quasi tutto.
Allora, in tutta tranquillità, senza fargli percepire l'agitazione dal mio tono di voce,  gli faccio 'la domanda'.
"Chi ti ha detto che sono stata a Chicago?" Sorrido così da sembrare tranquilla.
"Tu. Tempo fa..."
Torno a guardarlo.
"No, io no. Quando ieri mi hai parlato del mio periodo trascorso in America, non c'ho fatto molto caso; ma, ora che ci penso, nessuno sapeva dove fossi, infatti a Martha l'ho detto poco dopo. E adesso, tu mi parli di Chicago. L'unica a saperlo è Martha e lei non ha detto niente a nessuno perciò dimmi Marcus, come l'hai saputo?"
Il mio tono non è più tranquillo, è... colmo di rabbia. Odio quando le persone cercano di prendermi in giro e lui ci sta sicuramente provando.

"Gliel'ho detto io." Sento una voce maschile familiare provenire da fuori dalla stanza. E poi, questa persona entra con un sorriso che conosco molto bene.
"Ciao, Aurora. O forse dovrei dire Greta?! È tanto che non ci vediamo.»

Merda!
Mi si rizzano i capelli e ho la pelle d’oca ovunque mentre l’adrenalina mi inonda il corpo. È come se il mondo si fermasse.
È Luca. È qui.

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