Di fronte a me ci sono Marcus e Luca. I loro occhi sono fissi su di me. Vorrei scappare e medito anche un modo per arrivare alla porta, ma è troppo lontana da me; dovrei oltrepassarli e so bene che non ci riuscirei. Rifletto su dove abbia messo il cellulare: è nella borsa, all'ingresso. Anche questa opzione è per ora esclusa. Decido allora, senza alcuna ulteriore possibilità se non prendere tempo, di far luce sugli avvenimenti appena accaduti.
Cercando di sembrare il più tranquilla possibile, comincio a parlare.
"E così... vi conoscete. Da quanto?"
"In teoria lo conosci anche tu." Risponde Luca. Dal mio volto credo capisca che non la penso allo stesso modo, così mi spiega.
"Ricordi il mio amico dell'Erasmus il quale, non essendo potuto essere al nostro matrimonio, mi fece una videochiamata quella sera stessa?" Comincia Luca ma lo interrompo.
"E tu credevi che l'avrei riconosciuto?"
Ora capisco quella sensazione che provavo ogni volta che lo vedevo. Lo conoscevo ma non così bene da capire come.
"Ero certo che non ci saresti riuscita, anzi; lo speravo proprio. Ma lui si, lui si ricordava di te. Sai, gli parlavo spesso di te, gli mandavo nostre foto..."
Marcus continua: "ti ho riconosciuta la prima volta che ci siamo incrociati in corridoio, ricordi? Stavo per salutarti come un vecchio amico però poi, mi sono reso conto che alcune cose non quadravano: per esempio, Luca sapeva lavorassi a Londra e in quell'ospedale, tuttavia non mi aveva avvertito circa la vostra decisione di trasferirvi. Aggiungici il tuo nome differente e... la cosa mi insospettì non poco. Così la sera lo chiamai."
"Mi chiese di te e io, in tutta sincerità, gli confessai che eri scomparsa. Fu allora che mi disse che vivevi a Londra." Inizia a camminare nella mia direzione mantenendo il contatto visivo.Ho paura. Non soltanto di lui, anche di Marcus. Ho paura di cosa potrebbe succedermi. Nessuno sa che sono qui a parte Alex. E nessuno sospetta niente. Di certo non Alex. Sono terrorizzata.
Luca riprende: "Concordammo allora, di non fare niente. Lui ti avrebbe tenuta d'occhio riferendomi tutto. Io avrei raccontato a coloro che mi avessero chiesto di te, che eri andata a stare da tua nonna perché stava poco bene. È andata avanti così per un po' fino a quando Marcus non mi disse che ti vedevi con un altro uomo, un certo Eric. Credimi - afferma quasi ridendo - ero pronto a partire per venirti a riprendere ma poi, smentì la storia. 'Falso allarme' mi disse."
"E perché? Perché hai lasciato che vivessi la mia vita qui, lontano da te?"
"Semplice, volevo farti credere di aver vinto. Volevo che credessi di essere finalmente libera per poi distruggere, davanti ai tuoi occhi, tutto quello che avevi costruito come... un castello di sabbia. Volevo, e voglio tuttora, vederti soffrire." Il suo ghigno è sempre lì, non accenna ad andar via e ho la prova ulteriore della sua malattia mentale.
"Tu non stai bene. Sei un pazzo!"Ed è allora che, senza vederlo arrivare, Luca mi tira uno schiaffo. L'unica cosa che avverto è il bruciore sulla guancia sinistra. Una fitta intensa, arroventata.
Pungente. Come tante punture in una volta. Porto la mano su di essa per cercare di contrastare, con il freddo delle mani, il calore.
"Io non sono pazzo. Tu invece... tu sei una buttana. E non cambierai mai. Lo sei sempre stata del resto. Credevo di poterti cambiare, ma mi sbagliavo"Non riesco a muovermi. Sento ribollire la rabbia dentro di me, una rabbia così forte che non credevo possibile. E, per quanto vorrei difendermi, fargli male a mia volta, non posso. Resto immobile.
Mi da le spalle, finge di allontanarsi per poi colpirmi in modo veloce e crudele, allo stomaco; un pugno doloroso come se fosse un pistone. Mi viene a mancare il fiato e con esso, la vista mi si annebbia. Non riesco a reggermi in piedi e perciò stramazzo a terra, l'addome in fiamme, il dolore che si propaga alle gambe e alla spina dorsale. Quando cerco di rialzarmi, vengo assalita da una senso di vertigini che purtroppo non mi è nuovo e che porta il malessere a peggiorare.
"Perché, cos'è una donna che lascia il marito e finisce tra le braccia di un altro, se non una buttana?" Mi accusa torreggiandomi sopra.
Mi mordo il labbro inferiore impedendomi di urlare, non lo gradirebbe, anzi: mi farebbe ancora più male. Sbuffa disgustato e si allontana da me scrollando il capo e tornando ad appoggiarsi allo stipite
della porta dall'altra parte della stanza.
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Non puoi scappare per sempre
Storie d'amoreGreta Ferrari è un importante neurochirurgo. Si è trasferita da poco a Londra dall'Italia; sta scappando da qualcosa, o meglio, da qualcuno. Qui incontrerà, in circostanze non proprio felici, il Principe Henry del Galles, un uomo all'apparenza piut...