Capitolo 18

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Appena suona la sveglia, la prima cosa che mi viene in mente è che oggi Harry torna dal suo viaggio. È partito soltanto cinque giorni fa, ma a me è sembrata un'eternità e, a quanto mi ha detto in questi giorni durante le nostre chiamate su face time, lo pensa anche lui.
Era solito chiamarmi quando qui erano le quattro di mattina. Le prime volte è stato un trauma considerando che di solito a quell'ora dormo. Ma il terzo giorno alle 3:30 ero già pimpante davanti al computer al solo pensiero di poterci parlare. Ringrazio la tecnologia che mi ha permesso di vederlo nonostante tutti i kilometri che ci dividono. È inutile dire che è bellissimo anche al computer. Quando parlavamo, certe volte mi perdevo guardando i suoi occhi e ascoltando la sua voce con quell'accento stupendo; mi manca tantissimo. Comincio a credere che quello che Alex mi ha detto qualche tempo fa, stia divenendo realtà: forse mi sto innamorando di lui. So che è presto, che stiamo insieme da pochissimo, ma non c'è un preciso arco di tempo da rispettare per innamorarsi. Stasera lo vedrò, voglio andare a prenderlo all'aeroporto. L'ultima volta che ci siamo sentiti mi ha detto l'ora dell'atterraggio, ed è proprio quello che farò. Mi sono presa la giornata libera dal lavoro per andare a fare un po' di spesa; voglio infatti preparare una cenetta per noi due. Non so se gli parlerò dei miei sentimenti stasera, però ho intenzione di farlo. Penso che io debba affrontare il mio passato prima di poter anche solo accennare a quello che provo per lui. Se lui mi rimarrà accanto nonostante tutto, allora lo farò.

Mi preparo indossando un semplice paio di jeans e una maglietta ed esco. Ho deciso di preparare una cena del tutto italiana, dall'inizio alla fine. Così prendo un vino bianco e uno rosso, due peperoni, fettine di pollo, bucatini, guanciale, pomodoro e pecorino. Vengo spesso qui a fare la spesa, è frequentato da molti italiani, il proprietario stesso lo è.
Prendo anche gli ingredienti necessari per il tiramisù, dopodiché mi reco alla cassa per pagare.

Quando torno a casa inizio immediatamente a preparare la cena; manca ancora qualche ora però le preparazioni sono piuttosto lunghe.
Faccio arrostire i peperoni sul fuoco, dopodiché li taglio a fettine. Successivamente prendo le fettine di pollo, le appiattisco con il batti carne, aggiungo le striscioline di peperone e arrotolo il tutto per creare dei fagottini. Infine metto in forno.
Più tardi finisco di preparare anche il tiramisù e lo metto in frigo.

Harry mi ha detto che l'aereo atterrerà alle 6 del pomeriggio perciò verso le 4 vado in camera a prepararmi. Indosso un paio di jeans, una maglietta bianca a righe blu, un maglioncino anch'esso blu e delle converse bianche. Prima di uscire preparo il sugo per la pasta, dopodiché esco. Alle 5:30 arrivo all'aeroporto di Stansted e poco dopo le 6:00 lo vedo uscire; lui non mi nota subito, ma dopo qualche secondo gli corro incontro abbracciandolo.
Gli sussurro all'orecchio che mi è mancato.
"Anche tu." Mi risponde lasciandomi un bacio sul collo.
Non siamo affatto lontano da occhi indiscreti, anzi ci sono molte persone che ci guardano.

"Voglio invitarti a cena. Cucino io. E... - continuo spostando lo sguardo dal suo volto per l'imbarazzo - e se vuoi puoi stare da me stanotte. Quindi se devi prendere qualche vestito..."
"Mi farebbe piacere. Tranquilla, ho tutto quello di cui ho bisogno." Afferma sorridendo.
"Perfetto, allora. Andiamo?"
Lui mi prende la mano e ci dirigiamo verso l'automobile.

Per tutto il tragitto mi racconta del suo viaggio, cose di cui non mi ha parlato durante le nostre videochiamate.
"Chissà, magari un giorno mi accompagnerai in questi viaggi." Dice spiazzandomi.
"Si, chissà." Rispondo sorridendo.

"Allora, che cosa prevede il menù?" Domanda Harry appena entriamo in casa togliendosi la giacca.
"È una sorpresa; ti posso solo dire che sono tutti piatti italiani. Così puoi conoscere le mie capacità culinarie e ti puoi avvicinare all'Italia pur rimanendo in patria."
"Non vedo l'ora. L'Italia è molto famosa per il cibo."
"Siamo i migliori."
"Ora non esageriamo." Risponde sorridendo.
"Vedi che i primi tempi qui, sono andata avanti a panini. Anche i ristoranti italiani qui sono qualcosa di indescrivibile."
"In senso positivo?" Mi chiede ridendo ed io, ridendo a mia volta rispondo: "del tutto negativo."
"Mi è mancata la tua risata."
"A me sei mancato tu." Rispondo assaggiando il sugo.
Pochi istanti dopo lo sento circondarmi la vita con un abbraccio e non posso far altro che sciogliermi, come faccio sempre del resto.

Appena finito di cenare Harry si offre di aiutarmi a lavare i piatti così ci dividiamo i compiti: io lavo, lui asciuga.
Lui fa delle battute a cui è impossibile non ridere e perciò impieghiamo più tempo del previsto. Appena finisce di asciugare, si avvicina a me circondandomi la vita in un abbraccio mentre io con le mie, gli circondo il collo. Affonda il viso nei miei capelli per poi lasciarmi dei baci sul collo che mi procurano dei brividi lungo tutta la schiena; io gli passo una mano fra i capelli. Il suo profumo è inebriante, quel profumo che mi è mancato così tanto in questi giorni. Gli infilo le mani sotto la maglietta spingendolo verso di me il più possibile. Lui mi solleva il mento con l'indice e il medio inducendomi a guardarlo. Dopodiché senza averlo premeditato, controllato e senza neanche rendermene conto, le mie gambe gli circondano la vita mentre le sue mani mi scorrono fra i capelli. Ci baciamo senza riuscire a dividerci. Sembriamo non aver bisogno nemmeno di riprendere fiato.
Sempre con le mie gambe avvolte intorno alla vita, sale le scale fino alla camera da letto. I nostri corpi si adattano l'uno all'altra come pezzi di un puzzle fatti apposta per combaciare e unirsi. Qualcosa che non mi è mai successo con nessuno. Ciò è la prova di quanto ci apparteniamo.

Mi sveglio di soprassalto perché mi sento osservata e noto che è Harry a fissarmi. È girato su un fianco, con il braccio destro che gli sorregge la testa. Mi sorride quando lo sorprendo a guardarmi.
"Buongiorno."
"Ciao. Dormito bene?" Gli domando.
"Per quanto possibile" risponde ridendo. Io arrossisco e lo colpisco al braccio.
Rimaniamo in silenzio a guardarci per un po' quando il suo sorriso scompare.
"Posso farti una domanda?" Mi chiede e io un po' titubante, annuisco.
"Ho notato le cicatrici che hai sull'addome; come te le sei procurate?"
Dopo qualche secondo mi siedo sul letto e gliele mostro.
"Ho subito due interventi: mi è stato asportato un rene - dico indicando la cicatrice sul fianco sinistro - e poi, a causa di... un incidente, una costola mi ha perforato un polmone e hanno dovuto incidere e intervenire" continuo indicando un'altra cicatrice più su.
"E il trauma al rene come te lo sei procurata?" Mi domanda. È preoccupato, lo noto. Devo cercare di tranquillizzarlo.
"Non faceva il suo dovere, ecco. Fortunatamente si può vivere anche con uno solo."
"Scusa se te l'ho chiesto. Forse ti ha dato fastidio..."
Lui si distende supino e io appoggio il mento sul suo petto.
"Non ti preoccupare, non è niente di ché. Sapevo che prima o poi le avresti notate. Non aver paura di toglierti qualche dubbio. Mi vuoi conoscere..."
Mi bacia sulle labbra e riprendiamo dove ci eravamo interrotti la notte prima.

Non puoi scappare per sempre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora