Capitolo 37

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"Come ti senti?" mi domanda Harry sedendosi sul letto non appena sono andati via tutti.
Ho infatti convinto mia nonna ad andare a riposare. Harry si è offerto di ospitarla a casa nostra per tutto il tempo in cui resterà qui e la sua presenza non fa che rallegrarmi. Certo, avrei preferito un incontro dovuto ad altre circostanze però...
"Confusa e dolorante." Rispondo.
Mi guarda per qualche istante per poi dire: "sei bellissima."
"Se ti piaccio anche in questo stato, sei innamorato perso."
"Oh, quello è certo." Sorrido.
Gli faccio segno di avvicinarsi e lo attiro a me per baciarlo.
"Sono stati due giorni infernali." Sospira contro il mio petto.
"Ma che giorno è oggi?"
"È quasi lunedì" mi risponde, guardando
l’orologio. "Sei stata priva di sensi per più di un giorno."
"E... Marcus e Luca?" Si alza e inizia a camminare avanti e indietro per la stanza.
È dispiaciuto. Evita il mio sguardo e perciò capisco che deve dirmi qualcosa.
"Cos'è successo, Harry? Dimmi che non sono fuggiti..." lo imploro.
Torna a sedersi accanto a me sul letto e mi prende la mano.
"Harry..."
"Greta, Luca è morto."
"Cosa?"
"Quando la polizia ha fatto irruzione lui stava per spararti. Lo hanno bloccato ma è riuscito a liberarsi. È seguita una colluttazione, sono partiti diversi spari... non ti ha colpito fortunatamente ma qualcuno è stato ferito, tra cui Marcus... hanno dovuto... rispondere al fuoco."
Impallidisco.
Resto in silenzio per qualche secondo.
Lo stomaco mi si contrae, ho le lacrime agli occhi e sono percorsa da un profondo brivido.
"Siete stati trasportati tutti e tre in ospedale d'urgenza. Lui è morto poco dopo l'arrivo."
Faccio un respiro profondo e riprendo.
"E Marcus? Che mi dici di lui?"
"Sta bene, è cosciente. Si trova ancora qui ricoverato, è piantonato. Non so in quale reparto sia però."
Le lacrime sgorgano.
"Ehi." Harry si precipita verso di me,
preoccupatissimo. Mi stringe dolcemente tra le braccia.
"Sei al sicuro, adesso" mormora rauco, con la bocca sui miei capelli.
Alterna i baci a carezze e io abbandono il viso nell'incavo del suo collo.
"Ma come ha fatto? Era in prigione! Lo avevano arrestato! È evaso?"
"In realtà no. Era agli arresti domiciliari. Da casa sua è stato facile scappare. Non so bene la dinamica degli eventi, fatto sta che è scappato e l'hanno scoperto quando aveva già avviato il suo piano."

Harry comincia ad accarezzarmi i capelli. Il suo tocco è tenero e gentile; mi rendo conto di quanto mi sia mancato. Con stupore lo vedo chiudere gli occhi. Poi piega la testa, avvicinando il volto al mio. Lascio che mi baci la guancia persa nella dolcezza del momento. Avverto un fremito a causa della sua barba ruvida.
Sento le sue labbra umide sfiorarmi la pelle e lo abbraccio forte.
Ecco che cosa si prova quando si ama qualcuno veramente e a essere riamati.
Se ti ama non ti picchia, non ti fa male.
Quella consapevolezza mi fa salire
le lacrime agli occhi. Batto le palpebre, per ricacciarle indietro, ma di colpo non posso più fermarle. Quando mi accarezza un braccio con un dito, vengo percorsa da un'ondata di calore che solo lui riesce a darmi.

Rimaniamo abbracciati per un po'.
"Come l'hai capito?" Sussurro.
Mi sistema i capelli dietro l’orecchio.
"Probabilmente non ti piacerà."
Mi guarda e io lo spingo a proseguire.
"Sarei arrivato a Toronto in sei ore quando ho ricevuto una telefonata. Prima di partire ho fatto fare delle ricerche su Marcus."
"Anche se ti avevo detto di non farlo." Lo rimprovero.
"Si. Ma l'ho fatto comunque e avevo ragione."
"Cos'hai scoperto?"
"Poco dopo essere tornati dall'Italia, ho fatto fare anche delle ricerche su Luca. Non è uscito niente di speciale all'epoca. È stato però quando ho avuto il fascicolo su Marcus che qualcosa ha attirato la mia attenzione. Un presentimento più che altro; entrambi hanno trascorso tre mesi in Spagna, a Madrid, per il progetto Erasmus quando avevano 14 anni. Una coincidenza?! Molto probabile anche se, facendo delle ricerche incrociate, si è evinto che erano amici. E successivamente ho scoperto che si sentivano ancora. Era impossibile che Marcus non ti conoscesse se erano così tanto amici. Appena l'ho saputo, ho annullato l'impegno ufficiale e sono tornato indietro.
Non sapevo che fossi con lui. Volevo dirti di starne alla larga. Ti ho chiamato, ma tu non mi hai risposto." Il suo volto si indurisce. "Così ti ho lasciato un messaggio e poi ho chiamato Alex, la quale mi ha detto che eri a casa tua con Marcus ed è allora che ho temuto il peggio."
"Anch'io. Se non foste arrivati voi, molto probabilmente mi avrebbe uccisa. Ho avuto molta paura."
"Quando ti ho vista per terra, sanguinante,  io... Ho creduto di averti persa. Non ce la farei a vivere senza di te, Greta."
Lo stringo a me sussurrandogli un 'sto bene' all'orecchio.
Dopo poco si alza in piedi e noto che ha l’aria stanca.
Pur desiderando che resti, so che dovrei persuaderlo ad andare a casa.
"Anche tu hai bisogno di riposarti, Harry. Vai a casa, hai l’aria esausta."
"Non ti lascio sola. Farò un pisolino sul divano."
Lo guardo contrariata, poi mi volto su un fianco.
"Dormi qui con me."
"No, non posso."
"Perché no?"
"Non voglio farti male."
"Ma non mi fai male. Ti prego, Harry."
"Hai la flebo attaccata, tutti gli altri fili... Posso fare danni."
"Harry, ti prego."
Alla fine cede: si toglie le scarpe e si infila nel letto di fianco a me. Mi mette un braccio intorno alle spalle e mi dà un bacio sul capo.
Appoggio una mano sul suo cuore e lui ci mette sopra la sua.
"Grazie per essere qui con me" riesco a bofonchiare e gli do un bacio assonnato sul petto.
"In quale altro posto dovrei essere? Io voglio stare dove sei tu."
Il lento alzarsi e abbassarsi del suo petto mi placa, culla dolcemente la mia testa e mi conduce lentamente verso il sonno.
Quando mi sveglio, Harry non è con me. Il sole brilla attraverso le finestre rendendo la stanza luminosissima.
Un leggero bussare mi distrae. Il Principe Carlo fa capolino dalla porta. Si illumina in volto quando vede che sono sveglia.
"Posso?" mi chiede.
"Certo."
Entra e mi si avvicina. Sempre elegantissimo.
Gli chiedo scusa per l'inchino che sono impossibilitata a fare e lui mi sorride dicendomi di non preoccuparmi.
"Come si sente?"
"Meglio. Anche se 'indolenzita' è dir poco..."
"Le hanno dato le medicine contro il
dolore?"
"Sì, si stanno prendendo cura di me."
"Ho avuto il piacere di conoscere sua nonna."
"Davvero?! Sono contenta che abbiate avuto la possibilità."
"È una donna straordinaria, come lei, Greta. È stata... molto coraggiosa."
Annuisco ringraziandolo.
"Come gestiremo la situazione? Quello che mi è successo intendo..." gli domando.
"Valuteremo il da farsi appena si sarà ripresa ma, per ora, non si deve preoccupare di questo. Deve rimettersi. Poi vedremo come agire."
Lo ringrazio di nuovo. È una persona speciale, come Harry.

Un quarto d'ora più tardi ci salutiamo e va via. Con molta cautela scendo dal letto. Ho dormito bene, anche grazie alla presenza di Harry.
Mi fa male la testa: è un dolore fastidioso, come delle fitte pulsanti. Sono irrigidita e indolenzita.
Entro nel bagno della camera e mi imbatto nello specchio appeso alla parete sopra il lavandino. Osservo la mia immagine riflessa e realizzo che non riesco a muovermi; sono bloccata.
Ho lividi su tutto il viso: sulle tempie, sulle guance. Slaccio il fiocco della camicia da notte del ricovero e mi tasto l'addome. Oltre alle bende dovute all'intervento, vi sono tutti intorno altri ematomi. Sulla schiena... dappertutto. Le lacrime iniziano a scendere senza che io le possa controllare, tanto meno fermare.
"Greta?! Dove sei?" Urla Harry da fuori non vedendomi a letto.
Non rispondo. Non ci riesco. Mi manca il respiro al punto da non riuscire a parlare. Continuo a piangere. Senza sosta. Mi lascio andare accasciandomi. Harry spalanca la porta e mi vede in quella posizione. Si precipita a sorreggermi credo pensando che mi stia sentendo male. Lo abbraccio continuando a piangere. Per quanto voglia smettere, non ci riesco. Lo stringo forte mentre lui mi accarezza il capo cercando di tranquillizzarmi.
Poco dopo mi allontano dal suo petto quel tanto che basta per guardarlo negli occhi.
"Voglio parlarci. Portami da Marcus."

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