Capitolo 2

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Non so cosa fare. Devo inchinarmi ? Non devo farlo? Me ne devo andare? Devo restare? Mi sta scoppiando la testa!

"Salve."
Il principe William mi rivolge la parola e si avvicina.
"Lei dev'essere il medico di mio fratello - mi dice con un sorriso a 32 denti - la volevo ringraziare." Mi porge la mano e io gliela stringo.
"In realtà non ho fatto niente. Non ne ha avuto bisogno, fortunatamente."
Sorrido di rimando.

Tutti e tre mi guardano in un modo strano. Mi sento immediatamente a disagio, poi capisco...
"Oh. Chiedo scusa Sua Altezza." Faccio per inchinarmi ma lui mi ferma.
"Non si preoccupi. Non è necessario."
Mi rimetto in piedi sorridendo imbarazzata e mi avvicino al letto; prendo la cartella e leggo i risultati della tac.
"È tutto a posto? Sta bene?" Chiede il Principe.
Alzo la testa e lo guardo.

"Si, si. La tac è pulita. Vorrei però tenerlo in osservazione per questa notte "
"Ma ha detto che sta bene" interviene Catherine.
"Si, l'ho detto è vero, ma nel mio campo non si deve dare niente per scontato, o meglio, io non lo faccio. Sta bene ma voglio stare tranquilla. E poi ha riportato una gamba rotta e una costola incrinata; ciò significa che deve stare a riposo per un po' di tempo." Entrambi mi sorridono così mi rivolgo a Harry.
"Lei come si sente? Ha avuto capogiri, senso di vertigini o qualcosa di simile? - Gli punto la luce negli occhi - la segua con lo sguardo per favore."
Lui fa come gli dico.
"Niente di tutto ciò" risponde sorridendomi.

"Va bene, allora. Le fa male il torace vero?"
"Posso farcela mi creda." Dice con un sorriso spavaldo.
"Oh, ne sono certa. - Sorrido di rimando - mi raccomando si riposi e - aggiungo rivolgendomi ai due ospiti nella stanza - non vorrei mancarvi di rispetto, ovviamente, però vi sarei grata se lo lasciaste riposare. Io passerò domattina per l'ultimo controllo e per l'eventuale consenso per le dimissioni."
Il principe William allora si rivolge alla moglie: "ci ha detto educatamente che dobbiamo andare via"
ed io sottolineo 'educatamente' accompagnato da un sorriso.
Salutano Henry, mi stringono entrambi la mano ringraziandomi ancora una volta per poi lasciare la stanza.

"Io vado. - Dico rivolgendomi al principe. - Se ha bisogno di qualsiasi cosa, soprattutto antidolorifici, non esiti a premere quel bottone e l'infermiera la raggiungerà."
"Ce la faccio le ho detto. Mi creda ho superato di peggio."
"Certo, ora si riposi." Rispondo sorridendo.
Mi incammino verso la porta.
"Tratta tutti i suoi pazienti così o solo me? - Mi chiede bloccandomi. - Sono così speciale? Voglio dire, riconosco di essere importante però..." Mi volto a guardarlo e noto che sta sfoggiando di nuovo quel suo sorrisetto spavaldo.

Gli rispondo con altrettanta spavalderia: "le posso assicurare che lei, ai miei occhi, è un semplice paziente. Come tutti gli altri. Non faccio alcuna distinzione. Sono attenta ai miei pazienti perché sono molto brava nel mio lavoro. Per alcuni sono addirittura la migliore. Non vedo perché dovrei trattarla meglio di come tratto gli altri. Si, è vero, è il principe d'Inghilterra ma oltre a questo non ha niente in più di loro. - Faccio una breve pausa; il suo sorrisetto è scomparso e ne sono felice. - Ora vado, ho ancora dei pazienti da visitare."

Lui rimane impietrito e mi dirigo verso la porta. Prima di uscire però mi volto nuovamente.
"L'uomo che è rimasto coinvolto nell'incidente insieme a lei..." - mi interrompe "vorrà dire l'uomo che mi è venuto addosso."
"Stavo dicendo, prima che mi interrompesse per precisare qualcosa che non mi interessa e che non mi compete determinare, che l'uomo che è rimasto coinvolto nell'incidente insieme a lei, ha chiesto sue notizie... Ovviamente non ho risposto per via del segreto professionale ma ci tenevo a farglielo sapere. Buonanotte."
Apro la porta e me la chiudo alle spalle. Do la buonanotte alle sue guardie del corpo fuori della stanza e vado nello spogliatoio degli strutturati dove trovo Alex che sta per andare via.

"Ehi. Te ne stai andando?" Le domando.
"Si. Non vedo l'ora di toccare il mio letto" afferma con un tono mezzo addormentato.
"A chi lo dici!" Sospiro con aria sognante.
"Come sta il principe?" Mi chiede approfittando della mia stanchezza.
"Bene, bene. Ha riportato una gamba rotta e una costola incrinata ma...- alzo la testa. - Aspetta?! Come l'hai saputo?" Rimango scioccata perché la notizia non doveva essere di dominio pubblico.
"La voce si è sparsa in poco tempo, sai, una matricola lo ha detto ad un'altra che lo ha detto ad un'altra che lo ha detto ad un'altra ancora e così via; sai com'è da queste parti. E poi qui fuori ci sono i giornalisti."
"Giornalisti, davvero?!"
Lei annuisce.
"Comunque sta bene, o meglio, starà bene. Ho deciso di tenerlo in osservazione per la notte ma credo che domani verrà dato l'ordine di dimissione. Potrà rimettersi e fare riabilitazione per conto suo. "
"E senti... com'è?"

Mi giro a guardarla, ha uno sguardo sognante.
"Non lo conosci scusa?!"
"Ovvio che so com'è fatto; voglio dire... 'com'è'...? - Io, invece, ho uno sguardo interrogativo - so che è la stessa parola ma intendo cose diverse...".
Sorrido.
"Si, beh: è arrogante e presuntuoso. Menomale che non ci ho avuto molto a che fare. Appena sono entrata c'era il fratello con la moglie e..."
"Kate?" mi interrompe. "Si, Kate. - La guardo scioccata - non mi risulta abbia altre mogli..." ride tirandomi addosso una maglietta appallottolata. "Lo so scema. È che io la adoro, la ammiro così tanto - afferma con occhi sognanti - vorrei tanto poterci parlare."
"Si, beh. Se fossi passata pochi minuti fa avresti potuto farlo." Le tiro a mia volta la maglia. Finisco di sistemare la borsa e mi incammino verso la porta. Mi giro e la guardo. "Senti, per caso hai esperienza con inchini e cose del genere?"
"Certo. Perché?"
Mi risponde mentre mette le ultime cose nello zaino.
"Oggi non sapevo cosa fare, se inchinarmi o meno, se stringere loro la mano o meno... adesso che vivo qui devo conoscere un minimo l'argomento. Mi chiedevo se potessi darmi almeno un'infarinatura a riguardo..."
"Certamente. Quando vuoi. - Dice sorridendomi - ma non ora; sto morendo di sonno!"
"Scherzi?! E chi ce la fa adesso?!" Mi mette un braccio intorno alle spalle e usciamo dall'ospedale.

Mi sveglio di soprassalto tutta sudata a causa dell'ennesimo incubo. Sempre lo stesso.
Lui che mi trova.
Non lo farà.
Non posso permetterlo.
Il problema è che sono paranoica. Lo sono diventata purtroppo. Scendo in cucina per bere un bicchiere d'acqua per poi tornare a letto. Il sonno mi ha ormai abbandonato così decido di ficcarmi sotto la doccia, ha avuto sempre un potere rigenerante su di me. La mia mente si isola e si gode l'acqua che attraversa il mio corpo. Il rumore dell'acqua mi riporta a momenti felici. Gli unici che valga la pena ricordare. Mi preparo e vado in ospedale. È inutile restare ad oziare a casa quando posso sfruttare il tempo inutilizzato in qualcosa di utile.

Non puoi scappare per sempre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora