Capitolo 36

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Harry

Lei è lì. In un letto dell'ospedale che lei reputa casa. Un monitor accanto a lei emette una serie regolare di bip. Mi avvicino al suo capezzale e le prendo la mano. È calda, è la sua. Ma lei non è con me. Da quando due giorni fa è stata aggredita, non ha aperto gli occhi nemmeno una volta.
La TAC non ha dato un esito certo.
"I traumi alla testa possono avere gravi conseguenze", si sono limitati a spiegarci. "Ne sapremo di più tra qualche ora."
Sono passati due giorni. Due maledettissimi giorni. E lei non è ancora tornata da me.
Non riesco a pensare, non riesco a
mangiare, non riesco a dormire, non riesco a smettere di angustiarmi.
'Ti prego, torna da me piccola. Apri gli occhi.' Ripeto come un mantra nella mia testa da quando tutto questo calvario è iniziato.
Io, a differenza, ho paura a chiudere i miei, perché ogni volta che lo faccio l'unica cosa che vedo è lei sanguinante sul pavimento. 
Mi nascondo il volto tra le mani asciugando le lacrime che mi rigano il volto da quel giorno senza sosta.

Oggi, come al solito, alcuni medici passano a controllare la situazione di Greta.
L'unico volto amico che scorgo nel gruppo è quello di Alex. Trascorre tutto il tempo che può insieme a me e alla nonna di Greta in questa stanza. Insieme alla sua migliore amica.

"Dottore, perché non si riprende?»
"Greta ha subito un forte trauma cranico. Ma la sua attività cerebrale è normale e non ci sono edemi. Riprenderà i sensi quando sarà il momento, bisogna darle tempo." Dopo qualche istante un altro medico riprende: "ha delle contusioni alle costole e una frattura alla testa in corrispondenza dell’attaccatura dei capelli. I parametri vitali, però, sono buoni e stabili. Dobbiamo solo aspettare."
"E per quanto riguarda l'intervento?"
"È tutto nella norma; il proiettile è stato estratto e non ha intaccato alcun organo vitale. È tutto sotto controllo Principe."

Alex mi appoggia la mano sulla spalla.
"Abbi fiducia. È forte. È la donna più forte che abbia mai conosciuto." Sorride ad entrambi prima di uscire dalla stanza.

Resto a guardarla a braccia conserte. Voglio vederla sorridere. Voglio trascorrere tutta la mia vita accanto a lei. Non mi interessa se come marito o altro. Lei è tutto per me.
Non posso vivere in un mondo in cui lei non esiste. Lei rischiara i giorni bui, alleggerisce quelli pesanti, rende magnifici quelli belli.

Poco più tardi sentiamo di nuovo bussare alla porta. Questa volta però entrano Kate e mio fratello. Gli vado incontro. William mi circonda in un abbraccio colmo di calore.

"Come sta?" Domandano.
"Non è cambiato nulla. Niente di niente. Sto impazzendo, credetemi. Là fuori come va?"
"Eh... si è sparsa la voce. È pieno di giornalisti qui fuori." Mi guardano accigliati.
"Dovresti andare a casa." Mi intima William.
"Non la lascio."
"Harry, devi riposare." Guarda la nonna e riprende "Entrambi dovreste."
"No. Voglio esserci quando si sveglierà."
"Staremo noi accanto a lei. Vi avvisiamo immediatamente se dovesse cambiare qualcosa. Andate a riposare."
Mi giro a guardarli.
"E se non si svegliasse? Se dovesse..." non riesco a pronunciare quella parola e loro lo capiscono.
"Ce la farà, Harry. È una ragazza davvero notevole. È stata incredibilmente coraggiosa." Mi dice Kate abbracciandomi.
Ha ragione. Hanno tutti ragione. È forte e ce la farà.
Nonostante quanto ci provino non riescono a convincermi. Resto fermo sulla mia decisione e, soprattutto, resto accanto a Greta. Lei è ancora priva di conoscenza. Prendo posto nella poltrona accanto a lei e le stringo la mano.

Greta

Qualcosa mi solletica la mano sinistra. Muovo qualche dito per farlo smettere ed improvvisamente sento una voce a me familiare urlare qualcosa che non riesco ad afferrare. Apro a fatica gli occhi.
Avverto un dolore assurdo. La testa, il petto, il fianco, il braccio... dolore dappertutto.
Non riconosco il posto in cui sono: non è la mia camera, non è il mio letto. L'unica cosa che riconosco è un volto. Il volto di Harry. È commosso ma non capisco perché. Mi guardo attorno e scorgo un altro volto, mia nonna.
"Dove sono? Cos'è successo?"
Il braccio destro brucia, e vedo l’ago della flebo infilato all’altezza del gomito. Allungo la mano e passo le dita sui capelli morbidi di Harry.
"Oh, Greta." mi risponde con voce strozzata, ma allo stesso tempo sollevata. Mi prende la mano e la stringe piano, poi se l’appoggia alla guancia ispida.
La porta si apre, cogliendoci di sorpresa,
ed entra un gruppo di persone con in testa una donna che conosco molto bene, cioè Martha e, accanto a lei la mia Alex.
"Bentornata tra noi. Ce ne hai messo di tempo." Comincia Martha
"Infatti, te la sei presa comoda!" Prosegue Alex.
L'infermiera indossa una giacca bianca sopra un camice grigio. Mi raggiunge e prende un manicotto per misurarmi la pressione. Lancio un’occhiata preoccupata ad Harry. Ha un aspetto tremendo, come se non dormisse da giorni, la barba lunga...
Lo guardo accigliata ma rimando la questione a quando saremo da soli.
Il neurochirurgo di turno, Maxwell, comincia a visitarmi a fondo. Prima mi punta una luce negli occhi, poi mi fa toccare le sue dita, e poi il mio naso chiudendo prima uno e poi l’altro occhio, e controllando così i miei riflessi. Ha un modo di fare rassicurante.
Thomas mi controlla le costole, preme dolcemente ma con fermezza con le dita. "Sono contuse, ma non sono rotte né incrinate. Sei stata molto fortunata, Greta."
"Non mi reputo affatto fortunata."
Harry mi guarda intensamente dall'altra parte della stanza. Si è infatti allontanato per fare spazio ai medici.
"Ti prescrivo qualche analgesico per il dolore. Valuteremo domani se dimetterti o meno. Io però ti terrei ancora un po' in osservazione."
"Ragazzi, andiamo: sto bene." Dico sfoggiando un sorriso smagliante nel tentativo di convincerli.
"Non ascoltatela. Resterà qui il tempo necessario." Mi guarda come per dire 'e non discutere!'
Per quanto mi dia fastidio quando mi dicono cosa fare, non replico. Amo che si preoccupi così per me. Amo lui.

Non puoi scappare per sempre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora