Verso l'ora di pranzo, mentre sto per tornare a lavoro dopo aver mangiato, mi squilla il telefono ed è lui, Harry. Il mio sorriso diventa ancora più accentuato mentre guardo lo schermo che indica il suo nome. Così, impaziente di rispondere, guadagno l'uscita verso il corridoio.
"Pronto."
"Ehi, buongiorno. Come stai?"
"Bene, tu?"
"Tutto okay. Dormito bene?"
"Benissimo, come non accadeva da molto tempo."
"Ne sono contento - si ferma qualche secondo e poi riprende - sono stato bene ieri sera."
"ti sei reso conto di quante volte abbiamo detto 'bene'?" Aggiungo ridendo e lui mi viene dietro "si l'ho notato; stavo infatti per dirtelo." Risponde continuando a ridere.
Poi riprendo "comunque l'hai già detto ieri sera che sei stato bene."
"Ne sono consapevole ma valeva la pena ripeterlo."
"Okay." Rimaniamo per qualche secondo senza parlare.
"Che stai facendo?" Mi chiede.
"Sto per tornare a lavoro. Ho appena finito di pranzare. Tu?"
"Mi sto preparando per un appuntamento. Secondo te è meglio la cravatta blu o rossa?"
"Quella blu, si addice di più ai tuoi occhi."
"Ah, si?!"
"Si. Il blu ti sta molto bene. Ma è necessaria la cravatta in questo contesto?"
"No, ma io la indisserò. Sto scegliendo la cravatta per stasera, quando ti passerò a prendere per portarti a cena fuori."Io rimango spiazzata e mi blocco in mezzo al corridoio. Resto in silenzio per qualche secondo ancora.
"Ci sei? Greta?!"
"S-s-si. Ma intendi un appuntamento?"
"Si, un appuntamento. So che c'è già stato il bacio, ma quello di ieri non era un vero e proprio appuntamento. Quello di stasera lo è. Alle 7 passo sotto casa tua. Vestiti elegante." Lui comincia a salutarmi e io mi risveglio dalla trance.
"Aspetta. Perché elegante?"
"Non te lo posso dire, è una sorpresa."
"Si, ma come? Abito lungo, corto, come?!"
"Scegli tu, è irrilevante perché sarai comunque bellissima. Ricorda soltanto che io indosserò la cravatta blu." Lo sento ridere ed è il suono più bello.
"Okay."
"Ci sarai?"
"Si. Alle 7."
"Alle 7 sarò sotto casa tua. A stasera."
"Ciao."
Dopo aver chiuso la telefonata rimango bloccata ancora qualche minuto a pensare. Da una parte non vedo l'ora di andare a quell'appuntamento ma, dall'altra, mi chiedo in cosa diavolo mi stia andando a cacciare.Ripenso a quello che mi ha detto Alex questa mattina per trovare un po' di coraggio e per scacciare la paura ingiustificata che mi assale, ma non è abbastanza; ho bisogno che Alex mi dica quello che pensa, che mi mandi a quell'appuntamento con un calcio nel sedere se necessario. Vado così a vedere il tabellone per sapere dove si trovi; mi aveva detto di avere un intervento e noto che, infatti, si trova in sala 2, sta operando.
Alex è un chirurgo plastico molto bravo nel suo campo e, a contrario mio, è nata e cresciuta a Londra. Questa non è l'unica cosa che ci rende differenti; non abbiamo praticamente niente in comune. Io sono mora con gli occhi azzurri, lei è bionda con gli occhi scuri; lei adora le feste, parlare e soprattutto è alla costante ricerca dell'uomo perfetto. Io... niente di tutto ciò. Ecco perché cerca sempre di sistemarmi con qualcuno.Quando arrivo in sala operatoria prendo la mascherina ed entro. Lei appena sente il rumore della porta alza la testa e mi sorride ( lo vedo dagli occhi, ogni volta che sorride li stringe; in questo siamo uguali).
"Qual buon vento. Cosa ti porta nella mia sala operatoria?"
"Ti interrompo? Posso parlarti o torno dopo?"
"No, tranquilla ho finito. Sto suturando, dimmi tutto."
"Sono sorte delle novità e te ne voglio rendere partecipe; in realtà ho bisogno che tu mi dica di fare quello che in realtà io voglio fare e..."
"Ferma, buona, non ho capito niente. Di cosa stiamo parlando?"
"Di chi."
"Oh. OH - Urla. - Stiamo parlando di Ha... - io la fulmino con lo sguardo e lei si ricompone - Eric, stiamo parlando di Eric. Giusto?"
"Esattamente. Di Eric. Mi ha chiesto di uscire. Stasera. Alle 7. E di vestirmi elegante. Non so cosa fare."
"Tu ci vuoi andare?" Mi chiede finendo di dare l'ultimo punto è togliendosi la torcia dalla testa.
"Sinceramente?!"
Lei mi guarda scioccata "certo!"
"Sono combattuta. Da una parte, una grande parte di me vuole andare, l'altra, seppur minima... ha paura."
"Che cosa ti ho detto stamattina Greta?" Ci incamminiamo verso i lavandini.
"Di buttarmi, di non avere paura."
"Esatto." Mi risponde e si gira a guardarmi.
"Tu ci vuoi andare, a te lui piace e, oserei dire anche tanto. Capisco che hai paura, è normalissimo, lui è - abbassa al minimo la voce - un principe - torna ad un tono di voce normale - ma devi pensare che prima di essere - torna a sussurrare - un principe - di nuovo la voce alta - è una persona come tutte le altre. È normale. Fallo sentire tale. Credo non gli dispiacerà."
"No, assolutamente, anzi. Me lo ha detto più volte che con me si sente a suo agio e che si sente normale quando stiamo insieme. E a me fa piacere."
"Quindi?! - Mi guarda. - Cosa indosserai stasera?"
Io scoppio a ridere e lei mi viene dietro. Mi ha dato la spinta di cui necessitavo. Sapevo che era la persona giusta a cui chiedere.Sono le 5 p.m. quando usciamo dall'ospedale e ci dirigiamo verso casa mia. Non è la prima volta che Alex ci viene quindi sa benissimo come muoversi, così, appena entriamo, si precipita al piano di sopra, nella mia camera da letto, e apre l'armadio.
"Ha detto elegante, giusto?!"
"Si. Elegante. Dove credi mi porterà?" Dico buttandomi a peso morto sul letto.
"Non ne ho la più pallida idea; potrebbe portarti a cena fuori, così come potrebbe portarti a vedere qualche opera a teatro. - Si gira a guardarmi - ti piace il teatro si?!"
"Certo! Lo adoro."
"Bene, fatto sta che non ho idea di dove potrebbe portarti. Ci ha dato solo un indizio che non ci aiuta molto a restringere il campo. Voglio dire, ti saresti vestita elegante comunque."
"Certo." 'Ma anche no' penso in realtà. Io adoro la comodità: jeans, T-shirt e converse. Cose così."Questo!" Urla tirandomi addosso un abito bordeaux con scollo a barchetta e con la gonna a mezza ruota sopra il ginocchio. È decisamente il mio abito preferito.
"E in più..." toglie tutte le scarpe dal mio scaffale creando un casino assurdo.
"Si può sapere che cosa stai facendo?"
"Sto cercando le scarpe che ti ho regalato a natale. Dove sono?!"
"Non sono là." Dico alzandomi dal letto e dirigendomi verso un altro scaffale.
"Secondo te, tengo - poggio nelle mie mani le scarpe dello stesso colore dell'abito - un paio di Louboutin in un semplice armadio?!"
Lei mi sorride "ecco la mia ragazza!""Allora?! Sei pronta? Mancano cinque minuti alle 7!"mi urla Alex dalla cucina dove sicuramente si starà sgrafignando tutti i miei biscotti.
"Scendo subito!" Rispondo dalla mia camera.
Mi guardo allo specchio e non riesco a riconoscere la persona riflessa. Sono sempre io, solo... diversa. Sono felice. La me di quando sono arrivata a Londra e la me di adesso, sono agli antipodi. Se mi guardo indietro non riconosco quella di prima, non ero io; ero diventata apatica, non provavo più alcun sentimento. Le cose sono cambiate da qualche mese a questa parte ormai e la reputo una delle poche cose migliori accadutemi finora. Sorrido alla versione nuova di me riflessa nello specchio, una versione felice. Prendo la borsa e, dopo essermi sistemata i capelli, scendo le scale."WOW! Sei una B. O. M. B. A.
E, lasciamelo dire, le Christian Louboutin fanno la loro parte" mi dice mentre mi viene incontro.
"Hai proprio ragione." Le sorrido. Le devo molto e... non solo per le scarpe.
"Sul serio, Greta. Sei stupenda. Harry non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso. Te lo garantisco. Senti, posso dormire qui?!"
"Certo. Fa come se fossi a casa tua."
Sul finire della frase suona il campanello.
"È lui! - Dice Alex elettrizzata. - Vuoi che vada io?"
"Si per favore. Ho dimenticato di indossare gli orecchini." Affermo mentre già sono sulle scale.
Quando, qualche secondo dopo scendo, Alex e Harry stanno discutendo amabilmente. Lui alza il capo e mi vede. Resta a bocca aperta e, stessa cosa faccio io. È stupendo. Più bello delle altre volte. Indossa un completo blu con la cravatta di un azzurro intenso che gli mette in risalto gli occhi. Non riusciamo a non guardarci.
Lo raggiungo e mi da un bacio sulla guancia."Sei stupenda" dice facendomi arrossire.
"Anche tu. E...vedo che hai seguito il mio consiglio." Affermo indicando la cravatta. Lui abbassa lo sguardo e poi torna a guardarmi.
"Beh, che dire. Mi fido del tuo giudizio."
Ci sorridiamo a vicenda dimenticando che accanto a noi, a fissarci, ci sia Alex, la quale, si schiarisce la voce facendoci tornare alla realtà.
"Andiamo?! Altrimenti faremo tardi." Dice Harry porgendomi la mano, mano che io colgo.
Salutiamo Alex e usciamo.
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Non puoi scappare per sempre
RomansaGreta Ferrari è un importante neurochirurgo. Si è trasferita da poco a Londra dall'Italia; sta scappando da qualcosa, o meglio, da qualcuno. Qui incontrerà, in circostanze non proprio felici, il Principe Henry del Galles, un uomo all'apparenza piut...