Capitolo 10

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Durante il tragitto in macchina lui mi prende la mano facendomi arrossire e io gliela stringo a mia volta.
"Allora?! Dove mi stai portando?" Gli chiedo guardandolo.
"È una sorpresa; tra qualche minuto lo scoprirai." Mi risponde sorridendomi.
Guardo quindi fuori dal finestrino cercando di identificare la destinazione dalla strada che percorriamo ma capisco che siamo diretti a Piccadilly Circus solo quando parcheggiamo.

"Vieni." Mi dice Harry aprendomi la portiera e, una volta scesi dalla macchina, mi riprende la mano.
Ben presto scopro, però, che la destinazione non è proprio la piazza bensì un teatro piccolo e raccolto non distante da Piccadilly: il Queen's Theatre. La facciata espone un cartellone che pubblicizza il musical tratto dal dramma sociale di Victor Hugo, Les Miserables.
"Andremo a vedere Les Miserables?" Dico stupefatta girandomi a guardarlo.
"Si. - Lui inizialmente sfoggia un sorriso bellissimo che va però scemando. - Ti prego dimmi che non l'hai già visto." Afferma con un tono di supplica.
"No, no! - Rido. - Ancora no, ma sei fortunato; volevo comprare il biglietto." Rispondo sorridendogli.
"Beh... non devi. Si da il caso che io sia il Principe e che abbia dei posti a disposizione. Ogni volta che voglio." Termina scandendo bene l'ultimo periodo.
"Cosa stai cercando di dire esattamente?"
Lui si gira a guardarmi "intendo che dovresti valutare i vantaggi che avresti stando con me. - Continua a guardarmi e assume un'espressione strana - perché non stiamo insieme... giusto?!"
"No, non stiamo ancora insieme. Credo che lo saprei... e anche tu."
"Giusto. Perciò... valuta bene." Risponde alla fine.
Dopo questa affermazione decido di farlo penare un pochino...

"Sei consapevole che stai svendendo la tua carica? O meglio, la stai usando come pretesto per farmi avvicinare a te? Mi credi così superficiale? Credi che io stia uscendo con te solo perché sei il Principe?" Assumo un espressione infuriata ma in realtà lo sto solo prendendo in giro. Certo, ci conosciamo da pochissimo ma credo di conoscerlo abbastanza da sapere che non mi reputa superficiale.
"No. No. No. Non lo credo, certo che no. - È entrato in panico, lo vedo dagli occhi. Sta morendo dentro e io sto morendo pure, ma dalle risate. Si, lo so, sono terribile. - Stavo solo... scherzando." Continua; io cerco di resistere, tento di mantenere un'espressione tirata, fredda, arrabbiata, ma non ci riesco e scoppio a ridere davanti ai suoi occhi spaesati. Lui non capisce cosa stia succedendo.
"Perché ridi?" È scioccato, i suoi occhi vagano da una parte all'altra del mio viso.
"Stavo scherzando Harry. Ovviamente so che non mi reputi superficiale al punto da uscire con te. Puoi stare tranquillo; voglio dire... se non l'avessi capito sono tutto l'opposto."
"Stavi scherzando."
"Si."
"Stavi scherzando." Dice di nuovo.
"Si." Rispondo ancora.
"Sta..." lo interrompo ponendogli le mani sul petto "Si."
Lui ha un'espressione che interpreto (erroneamente) arrabbiata ed entro in panico. Torno immediatamente seria.

"Scusa, scusa. Non volevo farti arrabbiare, stavo solo scherzando, mi dispiace non lo farò più." Abbasso il capo e mi guardo le punte dei piedi. Lui mi prende il mento tra l'indice e il pollice inducendomi a guardarlo.
"Stai tranquilla, ho capito. Non sono arrabbiato, ma figurati. - Dice dopodiché sfodera il suo solito sorriso che trasmette sicurezza. - Non pensare mai una cosa del genere. È vero, non ci conosciamo bene, ma una cosa la so di te: sei tutt'altro che superficiale."
"Questo assomiglia ad una cosa che mi hai detto un po' di tempo fa."
"Che devo dirti?! Sono ripetitivo alle volte." Dice stringendosi nelle spalle.
In un impeto di coraggio, lo abbraccio forte e lui, inizialmente sorpreso, mi abbraccia a sua volta accarezzandomi i capelli.

"So già che mi mangerò le mani per questo, ma devo interrompere l'abbraccio. Il sipario apre alle 7. 30 p.m. Dovremmo andare." Mi sussurra all'orecchio dopo qualche secondo.
"Si, scusa. -  Dico allontanandomi. - Andiamo" Gli prendo la mano e ci dirigiamo all'interno del teatro.
Quando ci sediamo nelle classiche poltrone rosse, mancano pochi minuti all'inizio dello spettacolo.
"Allora, sai di cosa parla Les miserables?" Mi chiede.
"Oh si, ho letto il libro almeno dieci volte e mi ha affascinato e colpito tantissimo e ho..." vengo interrotta dal suoneria del telefono.
"Scusa, è l'ospedale, devo rispondere. Giuro che appena finisco lo spengo" dico mettendo una mano sul cuore. Lui mi sorride rassicurandomi e avvisandomi del poco tempo a disposizione rimastomi.

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