차와 고독

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Quando apro gli occhi, il mattino seguente, mi ritrovo avvolto dalle lenzuola bianche, fredde. Allungo il braccio verso il lato di Hoseok, ma ad attendermi trovo il vuoto.

Hoseok non c'è, sono da solo.
La camera è troppo grande per un'unica persona, mi sento così piccolo e indifeso.

Il mio sguardo cade sulle due tazze di thé appoggiate sul tavolino la sera prima. Stanno lì, da sole, e sono la mia unica compagnia in questo momento.

Mi metto seduto sul bordo del letto, i piedi quasi a sfiorare il pavimento freddo.
Ho lo sguardo perso, non sto guardando nulla in particolare, e inizio a pensare.

Amarlo è la sfida più difficile che la vita mi abbia mai posto. Sapevo fin dall'inizio che sarebbe stato complicato, data la diversità dei due mondi nei quali viviamo; lui è qualcuno, mentre io sono anonimo.

L'aver viaggiato da Seoul a Londra da un giorno all'altro, l'aver passato una giornata intera chiuso in uno stadio, il ritrovarmi ad indossare dei vestiti del valore complessivo di miei tre stipendi, e il risvegliarsi da solo nel letto, sono solo alcune delle cose che dovrò superare.
E so che ne dovrò affrontare di peggiori.

Per ora, la cosa peggiore è aver aperto gli occhi senza che ci fosse qualcuno ad aspettarmi; nei miei sogni, il risveglio l'ho sempre immaginato come uno degli atti più romantici in assoluto. Io e lui, abbracciati, le lenzuola a coprire i nostri corpi.

Forse dovrei smetterla di sognare una realtà così diversa per poi vivere una realtà così distorta.

E io che pensavo che, una volta uscito dall'ospedale, sarebbe ritornato tutto come prima dell'incidente.

Non so perché, ma immaginavo me e Jungkook, appena finito il turno in caffetteria, correre da Jin, il quale ci avrebbe aperto subito, senza neanche domandare chi avesse suonato, perché tanto lo sapeva che eravamo noi due.

Avremmo mangiato i suoi dolci, in attesa degli altri. Namjoon ci avrebbe poi raggiunto con Jimin, il quale si sarebbe lamentato del profumo troppo zuccherato che invadeva la casa.

E poi sarebbe arrivato Hoseok, ma non Hoseok nel tempo libero e J-Hope durante il lavoro. Sarebbe arrivato semplicemente Jung Hoseok.

Ma erano, e sono, solo sogni.
Interrompo la mia riflessione e, mentre mi alzo, mi impongo di cominciare a vivere la realtà presente.

Mi sciacquo il viso con l'acqua fredda, frego la mia pelle, come se l'acqua potesse ripulirmi dalle mie mille paranoie e dai miei innumerevoli problemi.

Il mio cellulare inizia a squillare.
"Pronto?" rispondo, senza neanche guardare il nome di chi mi sta chiamando.
"Buongiorno Yoongi" è la voce di Hoseok, sembra stanco e assonnato.

"Ehi, come stai?"
"Bene, solo stanco... mi dispiace di essere andato via presto stamattina"
"Va tutto bene" lo tranquillizzo, "piuttosto, per che ora torni?"
Non ricevo alcuna risposta, solo silenzio.

"Hoseok?" chiedo, "ci sei?"
"Sì, scusami, farò tardi" tutto ad un tratto parla in modo veloce, sconnesso.
Che stia succedendo qualcosa?
"Non aspettarmi sveglio, mi manchi" chiude la chiamata, lasciandomi solo un'altra volta.

"Anche tu mi manchi..." blocco il cellulare, appoggiandolo sul comodino al
lato del letto.

Mi vesto in modo pesante, oggi Londra è particolarmente fredda, ed esco.
Non c'è molto traffico, nonostante il freddo, la gente preferisce spostarsi a piedi.

Noto un bar sulla strada di fronte a me e, sentendo un'improvvisa voglia di thé, mi ci dirigo. Il locale è accogliente, caldo.
"Benvenuto" sposto lo sguardo verso il ragazzo dietro il bancone, è carino, penso.

Mi accomodo ad un tavolino vicino alla vetrina, mi piace osservare la gente che passa attraverso il vetro.
"Cosa ti porto?"
"Un thé nero amaro"
Segna il mio ordine e sorride, prima di scomparire dietro al bancone.

Dopo un paio di minuti fa il suo ritorno con un vassoio, sopra il quale vi sono appoggiate due tazze grigie ed una teiera, del medesimo colore.
Le mette sul tavolo, ed io guardo le seconda tazza confuso.

"Ti ho visto un po' triste... ti va se ti faccio compagnia?" sono colpito dalla sua domanda, soprattutto per il modo diretto in cui me l'ha posta. Non mi era mai capitato.

"Certo, siediti pure" dico, spostando la sedia accanto a me. Il ragazzo prende posto. "Mi chiamo Jackson"
"Yoongi" stringo la sua mano.

"Allora, la mia pausa dura mezz'oretta. Ti va di dirmi cos'hai in questi trenta minuti scarsi?" annuisco in risposta, e lui inizia a versare il thé nelle tazze.

first love ; yoonseok #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora