Capitolo 15

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Il Rapimento

Mi asciugo le lacrime e decido che quello che mi serve prima di tutto è una doccia. I ricordi di tutto ciò che è successo ieri mi invadono la mente, provo a cacciarli, ma non c'è niente che io possa fare per cancellarli. Devo accettare il fatto che Theo mi ha abbandonata per pensare a salvare sé stesso, mi ha lasciata nelle mani della Congrega ed è scappato. La cosa più triste è che mi fido di più della persona di cui dovrei aver paura, Colin. Suona assurdo, mi fido più di chi mi vuole morta che di chi mi vuole salvare, o dovrei dire dovrebbe ma non ha abbastanza fegato per farlo.

La doccia mi calma un po', ma non cancella la rabbia verso Theo. Se lo dovessi vedere adesso non sarei in grado di controllarmi e non so fino a dove mi spingerei prima di fermarmi. Forse lo ucciderei e non proverei neanche rimorso. Mi strofino gli occhi dal bruciore. Oh, non di nuovo.

I miei occhi sono di nuovo gialli, devo aver lasciato la mia collana sul comodino. Torno in camera e me la metto al collo prima che il lupo che è in me distrugga la casa. Ho paura che ne sarei capace.

Mi infilo un paio di jeans, una maglia nera attillata e scollata, che lasci in mostra la collana. Non mi interessa se mi vedono e mi uccidono, non mi interessa più ... Ma che accidenti mi passa per la testa? Prendo una felpa dall'armadio e alzo la zip fino al collo.

Per fortuna che ho lasciato la catenina lunga, non voglio morire di caldo solo perché non voglio far vedere la collana.

Mi trucco velocemente con un po' di matita e mascara. Niente di troppo pesante.

Mi metto un paio di scarpe comode, zaino in spalla e scendo le scale, mi avvio verso la porta, prendo le chiavi ed esco. Farò colazione al bar della scuola, non voglio rischiare di incontrare mia nonna ed essere costretta a sentire tutta la ramanzina. Però è strano, non l'ho vista questa mattina e di solito è già sveglia. Sono felice di rimandare il rimprovero, ma mi chiedo anche se stia bene. Sono un po' preoccupata, ma non ho tempo e quando guardo l'orologio mi rendo conto di essere in ritardo per l'autobus. Inizio a correre verso la fermata e lo vedo arrivare e fermarsi, chiude le porte e sta per ripartire. Corro più veloce e alzo le braccia per farmi vedere. L'autista mi vede e ferma di nuovo l'autobus e apre le porte. «Grazie al cielo» dico tra me e me.

Trovo un posto a sedere e quando sale Maya le offro il posto accanto al mio.

«Buongiorno» la sua voce è accompagnata dal suo solito e immancabile sorriso smagliante.

«'Giorno» dico guardando fuori dal finestrino.

«Tra qualche giorno è il tuo compleanno».

«Già ... Come fai a saperlo?».

«Ho le mie fonti».

«Oh, giusto ... Io sono l'unica che non ha fonti da queste parti. Sono sempre l'ultima a sapere le cose» alzo gli occhi al cielo.

«Farai una festa?».

«Cosa? No ... Io ... Onestamente non pensavo neanche di festeggiarlo».

«Stai scherzando!?» mi fulmina con lo sguardo «Devi festeggiarlo!».

«Non è poi una gran cosa».

«Compi 15 anni! È una gran cosa! Li compi solo una volta nella vita! Se non fai una festa lo rimpiangerai, te lo giuro e ti consiglio di ascoltare la tua amica. Anzi! Fai organizzare a me la festa» le si illuminano gli occhi. Non ci penso nemmeno a lasciarle organizzare un bel niente!

«Maya ... Forse non è il caso» inizio ma vengo fermata dalle sua mano sulla mia bocca.

«Non dire niente! Ho già un sacco di idee per tutto! Decorazioni, invitati, regali e la torta. Sarà fantastico!».

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