Capitolo 16

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Il Salvataggio

«Cosa!? Stai scherzando!?» alzo la voce.
Non posso neanche immaginare la mia vita senza mia nonna. Oddio, deve star scherzando. Non lo sopporterei. E poi lui come fa a saperlo?
«No. Adesso però dobbiamo sbrigarci, dobbiamo andare a salvarla» mi prende per un braccio.
«Aspetta» mi libero dalla sua presa «Stai dicendo che è ancora viva?» trattengo il respiro.
«Sì, ma ho paura che non stia molto bene ... L'avranno avvelenata per rapirla, tua nonna sa essere molto forte quando vuole» spiega con fin troppa calma.
«Avvelenata? Come si avvelena un lupo?» quasi urlo.
«Con lo strozzalupo, è una pianta abbastanza rara. I lupi in passato l'hanno eliminata dai boschi da qui a qualche chilometro, ma è probabile che i cacciatori siano riusciti a salvarne un po'. Probabilmente l'hanno ripiantata per farla crescere e avere una scorta quasi infinita di veleno. Dalle foglie di questa pianta si può ricavare una forma di veleno in forma iniettabile oppure in forma gassosa. Usano dei processi chimici che non ho idea di come funzionino, ma so per certo che hanno un effetto devastante. Ho già detto che odio la tecnologia?» la sua voce mi calma inspiegabilmente. Il dolce suono che esce dalle sue labbra. Ero arrabbiata con lui? Perché?
«Non te ne sei accorta, ma sei stata avvelenata anche te» continua con un sospiro.
«Io? Quando?» sono sorpresa. Questa conversazione è troppo sconvolgente. Mi siedo per non cadere a terra.
«Nel bosco» si inginocchia accanto a me «È stato il tuo caro Colin. Avevamo appena trovato la trappola di argento e poi ti ho detto di scappare, ma tu non mi hai seguito. Beh, ti avevo detto di scappare da lì perché sapevo che avrebbe usato il veleno, io ero già lontano quando ti ho vista svenire e Colin era già accanto al tuo corpo incosciente. Aveva liberato il gas velenoso ed era arrivato anche fin dove mi trovavo io. Non potevo venire da te e salvarti perché sarei svenuto anche io. A malapena sono riuscito a raggiungere i limiti del bosco senza strisciare per terra per tutto il tragitto».
Non so cosa dire. Resto zitta a guardarlo e riesco solo a pensare che non ho motivo di essere arrabbiata con lui. Però non mi fido ancora del tutto. Il mio istinto mi dice di credergli, ma c'è sempre quella sensazione strana ... Come se sapessi che mi sta nascondendo qualcosa. Il problema è che non so cosa. Non so quanto è importante e non so se me lo dirà mai. Decido di mantenere le distanze per adesso.
«Quando trovammo la trappola ... Hai detto qualcosa. Hai detto che era fatta di argento e che mi avresti spiegato dopo» comporre frasi sensate e non crollare non è per niente facile al momento.
«Sì, esatto. L'argento è un altro tipo di "veleno" per noi lupi, se vogliamo usare termini semplici. Immagino che ti ricorderai cosa è successo quando ho sfiorato la trappola con la mano ...» mi osserva.
«Sì ... Ti sei ... Ti sei come bruciato» farfuglio.
«Esatto. È l'effetto che fa l'argento quando entra in contatto con la nostra pelle ... Puoi immaginare cosa può succedere se ci sfiora il cuore» spiega con tono grave e io sento un brivido che mi percorre la schiena.
«E come ... Come potrebbe sfiorarci il cuore?» chiedo anche se ho paura della risposta che riceverò.
Theo si alza in piedi e sospira prima di rispondere «I cacciatori hanno armi costruite apposta per la caccia ai lupi. Le punte delle frecce sono in argento, come le trappole, i coltelli e le pallottole. Le granate sono di strozzalupo ... Immagina quanto può essere letale una pallottola di argento contenente lo strozzalupo se ti sfiorasse il cuore. Non ne hai idea ...».
Riesco a intravedere i suoi occhi brillare nonostante abbia abbassato la testa. Le sue spalle sussultano, come se fosse un singhiozzo e poco dopo rialza la testa, ma non c'è più traccia di quella fragilità che avevo creduto di vedere qualche istante prima.
Decido di non affondare il coltello nella piaga e cambiare argomento.
«Come sai che mia nonna è stata rapita?» chiedo di getto.
«Lo so e basta. Ora andiamo» mi porge una mano per alzarmi.
Gli lancio un'occhiata «Non mi alzo da qui se non mi dici come accidenti sai che mia nonna è stata rapita!».
«È una cosa da lupo che ti spiegherò al prossimo allenamento, se ti deciderai a venire. E ora dobbiamo muoverci, non capisci che abbiamo i minuti contati prima che uccidano tua nonna?».
Mi si gela il sangue quando pronuncia quelle parole «Okay. Va bene. Mi alzo» mi alzo, non sono ancora sicura che riuscirò a tenermi in piedi. Perché tutte le conversazioni con Theo devono essere così devastanti?
«Vieni» mi mette una mano dietro la schiena e ci dirigiamo a corsa nel bosco.
«Dove stiamo andando?».
«Dal branco. Lavoreremo in squadra oggi»
«Io non ho mai visto nessuno del branco»
«Beh, hai visto Steffy, ma lei non sarà con noi oggi» il suo volto si incupisce e mi prometto di richiedergli cosa c'è che non va con Steffy, una volta che tutta questa storia sarà finita.
Theo si ferma all'improvviso.
«Cosa c'è? Perché siamo fermi? Pensavo che avessimo i minuti contati?».
«Siamo arrivati. Sono qui». Appena pronuncia quelle parole, delle ombre escono dai loro nascondigli e si rendono visibili ai miei occhi. Sono in cinque. Cinque lupi.
Theo si allontana da me «Grazie per essere venuti».
Inizia a presentarmi ogni membro del branco «Lui è Sean Nolan e sua moglie Aimee Nolan. Sono i genitori di Steffy. Lui è Nicholas Gray e sua moglie Deborah Gray. E questo è il loro figlio Miles Gray» poi si rivolge a loro «E oggi, ho l'onore di presentarvi la salvatrice: Hayley Turner, figlia di John e Lucy Turner. Vale a dire, nipote di Lydia e Michael Turner» dice come se stesse annunciando una regina. Mi rivolge uno dei suoi fantastici sorrisi smaglianti. Sento tutti gli sguardi puntati su di me e poi tutto il branco ulula o almeno credo che sia quello che stanno facendo. Non ne sono sicura, devo chiedere a Theo di darmi delle lezioni specifiche riguardo a questo. Non so come comportarmi, sono nuova in questo genere di cose e non ho la più pallida idea di come farò ad essere la loro futura alfa. Comunque, qualsiasi cosa stiano facendo, sono abbastanza sicura che sia per me. Per la loro salvatrice. La loro futura alfa. Queste parole mi spaventano. Quasi vorrei che fosse Theo quello destinato a diventare alfa. Lui sa esattamente come prendere in mano la situazione e risolvere tutto senza il minimo sforzo. Lui ha quell'abilità nell'essere un perfetto leader che io non ho e gli invidio molto, in senso buono.
«Bene, adesso andiamo a salvare la nostra alfa» dice Theo e tutti iniziano a correre verso non so dove.
Quando Theo pronuncia quelle parole e riesco a far funzionare il cervello, capisco tutto. Solo adesso capisco la gravità della cosa. Mia nonna è l'alfa del branco da quando sono morti i miei genitori, senza di lei il branco sarebbe perso, non avrebbe più una guida. Io diventerei l'alfa e si scatenerebbe il caos. Tutti si ribellerebbero perché nessuno vorrebbe una quindicenne che a malapena sa di essere un essere soprannaturale, come loro leader. Come biasimarli? Hanno completamente ragione. La Congrega probabilmente sa che lei è l'alfa. Non è solo un lupo catturato, qui c'è in gioco il futuro del branco. Questo spiega tutto il loro coinvolgimento.
Mi rendo conto di essere rimasta indietro quando sento Theo che mi afferra gentilmente il braccio «Stai bene?».
«Sì ... Credo di sì ...»
«Pensi a tua nonna?» la sua voce è così gentile.
Lo guardo e lui annuisce. Perché riesce a capirmi senza neanche che io dica una parola? Adoro questa cosa che c'è tra di noi. Qualunque cosa sia.
«Hay, dobbiamo andare». Evito il suo sguardo, faccio un respiro profondo e annuisco «Okay, andiamo. Sono pronta». La mia voce mi tradisce e Theo mi guarda con compassione e sono certa che non voglio la sua compassione. «Perché sei ancora lì fermo? Ho detto che possiamo andare» rispondo dura.
«Come vuoi». Iniziamo tutti e due a correre verso il resto del branco.
***
La casa che mi ritrovo davanti è bellissima, ma mi è anche familiare. Mi ricorda un'altra casa. La casa di Colin. Probabilmente questa è la casa di suo padre. E probabilmente è anche il punto di ritrovo di tutta la Congrega. È abbastanza grande da ospitare almeno cento persone.
«Dobbiamo entrare lì dentro?» spalanco gli occhi.
«Beh, non penso che tengano un lupo nel salotto. Sono quasi certo che la tengano all'esterno, in una sorta di cella a prova di lupo, oppure nel seminterrato. Vedi qualche struttura esterna dove possa essere rinchiuso un lupo? Beh, io no. Quindi opterei per il seminterrato. E non penso che ci siano molti modi per arrivarci se non irrompere dal portone e squartare tutti quelli che incontriamo per la nostra strada» risponde Theo con un velo di sarcasmo.
«Vuoi squartare tutti quanti lì dentro? Non è una cosa un po' troppo estrema?».
«Tieni ben chiaro a mente che appena varcheremo quella soglia dovrai essere pronta a tutto» dette quelle parole, scavalca il cancello e si dirige verso il portone. Tutti lo seguono e io mi ritrovo l'ultima della fila a scavalcare. Spero solo che vada tutto per il meglio. Ok, no. So che sta tutto per andare molto male. Spero solo che non sia un completo disastro. Suona peggio, ma è più realistico.
Mi sudano le mani e mi batte forte il cuore. Cerco di ricordarmi tutto ciò che so sull'essere lupo, mi concentro sul l'udito e sull'olfatto. Riesco a percepire un odore nauseante, scommetto che è strozzalupo. Però sento anche un odore, a malapena percettibile, è l'odore più familiare che conosca. È quello di mia nonna. È qui. Lo so.
Cerco di sentire qualche rumore, anche lieve, ma tutto ciò che riesco a sentire sono i nostri passi sul terreno, i respiri delle persone intorno a me e uno strano rumore metallico. Ho molta paura per mia nonna. E se le dovesse succedere qualcosa? Che ne sarà di me? E della casa? E del branco? Non voglio pensarci. Devo concentrarmi sulle parole di Theo "devi essere pronta a tutto", "Lo sono" rispondo mentalmente. Accelero il passo e mi affianco a Theo, appena si ferma sulla soglia del portone dell'enorme villa.
«Qual'è il piano?» chiedo.
«Seguimi» risponde secco. «E voi copriteci le spalle» si rivolge al branco.
Piega il gomito e si guarda il palmo della mano aperta davanti a lui, la chiude a pugno e la riapre con uno scatto. Le sue unghie si sono allungate in un battito di ciglia, sono nere, lunghe, robuste e danno l'impressione di essere affilate. Infila l'unghia del dito indice nella serratura del portone e dopo qualche tentativo riesce a forzare la porta.
«Forte» commento «Devi insegnarmi questo trucco». Theo mi rivolge un sorriso ed entra. Lo seguo e tutti vengono dietro di noi.
La cosa che mi stupisce è che non hanno un sistema di allarme ... O forse c'è qualcuno in casa. Inizio a muovere gli occhi freneticamente in cerca anche di un solo spostamento d'aria.
Nonna, dove sei? Mi scende una lacrima, ma mi ricompongo subito.
«Ecco le scale» informo Theo.
«Bene. Qualcuno deve restare qui di vedetta mentre noi scendiamo le scale» dice al gruppo, poi mi prende per le spalle, mi guarda negli occhi e sorride, le sue mani scendono fino a prendermi le mani, per stringerle nelle sue; questo mi conforta molto. Scendiamo le scale e quando arriviamo giù vedo che dietro di me ci sono Nicholas, Deborah e Miles Gray. Quindi Sean e Aimee Nolan sono rimasti di vedetta in cima alle scale.
Il sotterraneo è completamente buio e non vedo niente, questo però non sembra dare problemi agli altri. Se mi togliessi la collana forse riuscirei ad essere d'aiuto. Decido di togliermela e me la metto in tasca. Dopo qualche secondo riesco già a vedere di più, è tutto su una sfumatura gialla, probabilmente sono i miei occhi che si adattano all'oscurità.
Svoltiamo l'angolo alla fine della prima rampa di scale e ce ne troviamo subito un'altra davanti. Theo si affaccia per vedere se c'è qualcosa di strano e subito fa un passo indietro per appiattirsi contro la parete. «Spero che tu sia pronta» mi sussurra «abbiamo compagnia».
Faccio un passo indietro e lui si prepara all'attacco. Quasi non mi rendo conto dei suoi movimenti dalla velocità. Svolta l'angolo e una pioggia di sangue ricade sulle scale. Appena riesco a rendermi conto di ciò che è successo corro verso Theo. «Ma sei impazzito? Non potevi trovare un'altra soluzione?».
«Ti sembra che abbiamo tempo da perdere per pensare a cosa è giusto e cosa è sbagliato per delle persone che sono degli assassini e che ci danno la caccia? A me sembra di no. Se questo è troppo per te allora ...».
Lo fermo, non posso ascoltare oltre «Okay. Posso sopportarlo per adesso, ma non ucciderò mai degli innocenti e non lo rifarai neanche te!».
Ho un enorme déjà-vu, mi sembra di essere tornata al giorno della commemorazione di Liv, a quando Theo giustificò le azioni di Steffy solo perché riteneva che Liv fosse un'assassina. Come poteva anche solo pensare che una giovane ragazza fosse in grado di infliggere così tanto dolore?
«Innocenti? Non sono affatto innocenti, sono cacciatori! Lo capisci, vero?». Non rispondo. «Quel Colin ti ha fatto proprio il lavaggio del cervello ... C'era da aspettarselo. Sono tutti degli sporchi manipolatori».
«Non parlare di Colin in quel modo!» urlo.
«È la verità. E sai benissimo anche te che ho ragione, però non vuoi vederlo, non vuoi accettare ciò che è chiaro ai tuoi occhi» la sua voce è così dura che sembra una mi stia travolgendo.
«Adesso basta! Non voglio ascoltare un'altra parola uscire dalla tua bocca. Non sai ciò che dici. Non puoi giudicare se non conosci veramente le cose come stanno» difendo Colin.
«Non lo so? Sono io che non so come stanno le cose? Apri gli occhi! Spesso le persone che credi di conoscere meglio sono quelle di cui in realtà non sai niente, che ti mentono, ti ingannano, giocano con i tuoi sentimenti e ti tradiscono. Sto solo cercando di aiutarti e non lo capisci». Non so perché, ma ho come la sensazione che stesse parlando di noi due ... Non si fida di me? Pensa che lo stia tradendo in qualche modo? O che stia giocando con i suoi sentimenti? Pensa davvero che abbia potuto dire di lui a Colin e alla Congrega? Non pensavo avesse una così scarsa considerazione di me.
«Smettila. Sei solo divorato dall'invidia e non riesci a vedere chiaramente come stanno le cose, perché la gelosia ti offusca la vista. Fatti un esame di coscienza e trova la causa del tuo attuale stato d'animo. Io penso di saperlo, ma non posso darti indizi, sarebbe troppo facile, devi trovare la soluzione da solo». Detto questo lo supero e scendo le scale, attenta ad evitare le chiazze di sangue per terra e il corpo del povero uomo senza vita, poi inizio a correre in cerca di mia nonna.
La mia rabbia verso Theo mi dà forza. Non posso credere che non capisca che cosa c'è di sbagliato nell'uccidere una persona senza neanche sapere se è davvero un nemico. E anche se lo fosse? Se non è per legittima difesa non c'è motivo di prendere una vita umana. Da questo lato è davvero troppo animalesco e non posso conviverci. Uso la mia rabbia per amplificare i miei sensi e sembra funzionare. Il battito accelera e la mia vista migliora ancora. Sento delle voci, sono quelle del branco e quella di Theo, sento anche i loro passi lenti dietro le mie falcate. Devo trovare mia nonna, presto.
Improvvisamente mi blocco e quasi vado a sbattere contro una parete. Sento un odore che speravo non avrei mai più sentito in vita mia. È esattamente quello che ho sentito ieri nel bosco e che mi fece svenire. Strozzalupo.
Sono quasi sul punto di tornare indietro e dirlo agli altri, quando sento un suono che cattura la mia attenzione. È un respiro affaticato, proviene da dietro la parete a cui sono appoggiata. Cerco freneticamente una porta per passare dall'altro lato e combatto lo strozzalupo. La quantità è minore rispetto a quella di ieri e per ora sembra solo rallentare qualche movimento, ma non so per quanto ancora resisterò.
Sulla parete vedo un simbolo e lo riconosco immediatamente, è inconfondibile ed è stampato nella mia mente dal primo giorno in cui ho conosciuto Colin. Il suo tatuaggio. Mi disse che era solo un simbolo ed era stato molto evasivo. È probabile che sia un simbolo appartenente alla sua famiglia o ai cacciatori di lupi in generale ...
Analizzo per qualche istante il simbolo. È composto da un cerchio tagliato da due frecce che si incrociano. Riesco a interpretarlo solo come una luna piena e due frecce d'argento che la tagliano.
Trovo una maniglia proprio sotto lo stemma e la tiro, la porta scorre verso sinistra ed entro in una stanza che mi fa venire i brividi. C'è freddo qua sotto e la quantità di armi e altri oggetti dall'aspetto doloroso mi fanno venir voglia di scappare all'istante. L'unica cosa che mi trattiene è la vista di mia nonna, con gli indumenti strappati che quasi si soffoca con il suo respiro. È in ginocchio per terra ed è incatenata alla parete dietro di sé per i polsi e le caviglie.
«Nonna» sono sul punto di piangere. Corro verso di lei e prendo il suo viso tra le mani, le alzo il mento per poterla guardare negli occhi. Ha gli occhi spenti, come se soffrisse così tanto da sapere di non poter sopravvivere e desiderare di morire, ma non abbastanza per morire sul serio. È come in un limbo, appesa a un filo tra la vita e la morte. Devo riportarla indietro, la voglio indietro, la voglio qui accanto a me. Ho bisogno di lei più di chiunque altro sulla faccia della Terra. È tutto ciò che mi è rimasto.
«Nonna ...» mi affogo con le mie stesse parole «Guardami, ci sono io qui con te. Sono Hayley». Non ricevo risposta, solo un mugolio, ma non so se è davvero un buon segno.
Cerco di toglierle le catene per portarla via da qui, ma appena tocco il metallo mi brucio le dita. Argento. Faccio un respiro profondo e provo di nuovo. Niente da fare, le ustioni sono troppo dolorose. Mi abbasso le maniche della felpa in modo da usarle come se fossero dei guanti e finalmente riesco a liberarle i polsi. Appena la libero mi cade tra le braccia e per fortuna riesco a prenderla in tempo per non farle sbattere la testa per terra. La sdraio con dolcezza e le libero anche le caviglie.
«Ehi, adesso ti porto via da qui. Starai bene, te lo prometto» faccio per prenderla, ma lei emette una smorfia di dolore e un urlo le si strozza in gola. Noto la macchia di sangue sul suo ventre ed entro nel panico, sgrano gli occhi quando vedo qualcosa molto simile a un coltello d'argento conficcato in lei. Cerco di estrarlo nel tentativo di fare meno danni possibili, ma non è affatto facile, dato che non ho idea di come fare a evitare un'emorragia interna.
Improvvisamente un ombra appare accanto a me e penso che sia uno della Congrega, ma quando alzo gli occhi vedo Theo.
«Lascia fare a me» dice come se fosse un ordine, ma capisco che vuole solo il meglio per mia nonna e non ha cattive intenzioni. Mi sposto per fare spazio a Theo; dietro di lui ci sono anche gli altri membri del branco che cercano un modo per trasportarla via da qui senza dare troppo nell'occhio e non peggiorare la sua situazione fisica.
«Puoi controllare se c'è qualcuno che sta arrivando dalle scale?» mi chiede Theo gentilmente.
«Certo» non me lo faccio dire due volte. Lascio un bacio sulla fronte di mia nonna e mi alzo. Sto attraversando la stanza e un momento dopo mi ritrovo inchiodata al muro con una freccia conficcata nella spalla destra. Mi ci vuole qualche istante per capire che ci hanno teso un'imboscata.

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