Capitolo 5

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Il Ritrovamento

È mattina. Suona la sveglia, mi alzo tranquillamente e faccio tutto con calma.

Come ogni mattina cerco di non far troppo rumore per non svegliare mia nonna.

Mi lavo, mi vesto, faccio colazione ed esco, guardo l'orologio e vedo che sono in ritardo per prendere l'autobus.

Non mi resta che aspettare quello successivo, l'unico problema è che non so se arriverò in tempo per l'inizio delle lezioni.

L'autobus passa e lo prendo. L'unico lato positivo è che non ho una macchina-sparaparole a raffica accanto. Non posso nemmeno avvisare i miei nuovi amici perché ieri ci siamo dimenticati di scambiarci i numeri di cellulare. Mi faccio un appunto mentale per ricordarmi di chiederglielo più tardi quando li vedrò.

Dopo un'ora arrivo alla fermata della scuola e scendo. È molto tardi, se voglio fare in tempo devo passare dal retro dell'edificio, dove non ci sono molte persone.

Mentre passo tra i cespugli sul retro correndo, inciampo su qualcosa e cado a terra, ma mi rialzo subito.

Mi giro e vedo un corpo sdraiato a terra, a faccia in giù. Mi sembra familiare. Sento una debole traccia di un profumo che ho già sentito, mi sembra il profumo ... delle rose. Mi avvicino lentamente e scuoto il corpo. Nessuna risposta, nessun segno di vita. Inizio ad avere i brividi di freddo. Prendo coraggio e giro il corpo in modo da vedere la faccia. Rimango paralizzata.

È una ragazza.

Mi sembra di conoscerla. Oh sì che la conosco. È Liv.

Non so cosa fare. Rimango immobile. Non riesco neanche ad urlare. Non muovo un muscolo. I miei occhi sono spalancati e la bocca leggermente aperta, le mani tra i capelli e le gambe iniziano a tremare.

Mi dimentico che farò tardi a scuola, mi dimentico dei miei amici che volevo incontrare, mi dimentico di Will. di Caroline, di Gabe e di tutto il mondo.

Penso solo a Liv.

Non può essere vero ... Chi potrebbe mai farlo? Non è giusto ... Lei è una ragazza d'oro! Chi potrebbe volere la sua morte?

Mi tolgo lo zaino dalle spalle e lo appoggio ad un cespuglio. Mi avvicino e mi inginocchio accanto a lei. Metto due dita sul suo collo, per cercare di capire se è ancora viva. Mi scende una lacrima.

No ... La vita l'ha abbandonata.

Noto che la sua maglietta è rotta, come se fosse stata graffiata, ma non sono graffi normali: sembrano graffi di un animale feroce. Lo squarcio le arriva in profondità nella pelle.

Non è stata una persona. È stato un animale.

Ma qui intorno non dovrebbero esserci animali, altrimenti non ci avrebbero costruito una scuola!

Vedo un altro squarcio sulla sua spalla, allungo una mano e sposto la maglietta per vedere sotto. Sembra un morso, i denti dell'animale sono penetrati in profondità tanto da toccare la scapola.

Tutto ciò è ripugnante. Liv non c'è più. Tutto ciò che è rimasto di lei è un mucchio di ossa e brandelli di pelle, coperti da qualche indumento strappato, inzuppato in un bagno di sangue.

Rimango lì accanto a lei. Non posso abbandonarla. Non posso.

Sento dei passi dietro di me, il rumore delle foglie secche sull'erba calpestate da delle scarpe. Il mio battito accelera e il mio corpo è invaso dalla paura. Mi giro e vedo le scarpe che avevo sentito, poi delle gambe. Alzo lo sguardo per vedere il suo viso.

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