Capitolo 17

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L' Imboscata

Cerco di liberarmi, ma sono bloccata e sento la mia spalla andare in fiamme. Non capisco bene che cosa sta succedendo, mi sono solo resa conto che i genitori di Steffy, che erano rimasti in cima alle scale per fare da vedetta, adesso sono arrivati a dare una mano. Intorno a me sta infuriando la battaglia e io non posso fare niente, non posso che urlare per il dolore e cercare invano di liberarmi.

Ci rinuncio e assisto alla battaglia di lupi contro cacciatori; mi sono a malapena resa conto che si sono trasformati e stanno cercando di sbranare tutti quelli della Congrega. Beh, ci hanno teso un'imboscata, direi che sono giustificati se dovessero uccidere qualcuno di loro.

Sto lentamente perdendo i sensi per colpa della freccia, credo che mi abbia infettata o qualcosa del genere, perché il bruciore si è diffuso a tutto il braccio destro. Esattamente nel momento in cui decido di lasciarmi andare, mi sento sorretta da qualcuno, non ho la forza di aprire gli occhi, la freccia viene estratta con forza e cado in avanti, vengo sollevata da terra e portata via. Non mi sento più il braccio e ho solo la forza per sussurrare «Grazie» e poi sprofondare nell'oscurità.

***

Quando mi risveglio sono nel mio letto e l'unica cosa a cui riesco a pensare è mia nonna. È notte fonda, ma nonostante questo decido di alzarmi e andare da mia nonna. Accendo a fatica la lampada sul comodino e mi metto seduta sul letto. Per poco non mi viene un infarto quando vedo Theo seduto sulla sedia della mia scrivania.

«Che ci fai qui?» gli chiedo sconvolta, cercando di non urlare per non svegliare tutti.

«Sono rimasto per controllare che stessi bene, sei stata ferita e non so ...»

Lo interrompo «Lo so che sono stata ferita». Mi tocco istintivamente la spalla per controllare la ferita, ma tutto ciò che trovo è solo una piccola cicatrice. «Ma che cosa? Cos'è successo? Perché sono guarita così in fretta? Sembra che non mi sia fatta neanche un graffio» sono visibilmente stupefatta.

«Vedrai che entro domani mattina non avrai neanche più la cicatrice, le nostre ferite guariscono in fretta» spiega calmo.

«Wow! Perché non me lo hai detto prima?» chiedo entusiasta, ma sempre un po' sconvolta.

«Beh, non ce n'è mai stata occasione» sorride.

«E comunque volevo ringraziarti per avermi portata qui, non voglio immaginare che cosa sarebbe successo se tu non mi avessi portata a casa ...» inizio a ringraziarlo, ma mi blocca.

«Hay, non sono stato io a salvarti e a portarti qui» dice vergognandosi.

«Come? Ma ... Se non sei stato tu, allora chi è stato?» chiedo perplessa.

«Il cacciatore» dice con un velo di rabbia.

«Colin? Lui mi ha salvata?» mi si illuminano gli occhi. Sapevo che mi potevo fidare di lui.

«Sì, è piombato lì, ti ha liberata dalla freccia, ti ha portata qui e ti ha medicata: ha tolto tutti i residui d'argento dalla tua spalla, così che potessi guarire ancora più in fretta» non vuole ammettere che Colin ha fatto la cosa giusta e dalla sua espressione capisco che si sta maledicendo per non essere stato lui a salvarmi.

«Aspetta ... Siete riusciti a salvare mia nonna, vero?» chiedo impaziente, alzandomi e dirigendomi verso la porta della mia camera.

«Sì, è nel suo letto, ma ...». Non gli do neanche il tempo di finire la frase che già sono uscita dalla mia camera e sono diretta verso la camera di mia nonna, la apro e la guardo dormire beatamente per qualche istante per poi richiudere la porta. Mi giro verso Theo con le lacrime agli occhi «Grazie, davvero, grazie di tutto, tutto ciò che hai fatto per salvarla». Lo abbraccio istintivamente e appoggio la testa al suo petto prima di sussurrare di nuovo «Grazie». Lui mi stringe e mi accarezza la schiena con le sue mani, ma dopo non molto mi allontana «Possiamo tornare in camera tua?».

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