Capitolo 13

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"Non puoi chiedermi di fare una cosa del genere!" sbottai.
Sentivo il calore irradiarsi dalla mia pancia.
La rossa inarcó un sopracciglio, lo sguardo truce.

"È il padre di tuo figlio, quindi devi parlare ed esprimere il tuo dolore per la sua perdita." il suo tono era severo, non ammetteva repliche.
Ma non avrebbe funzionato con me. Non piú. Non dopo tutto quello che aveva detto al suo popolo su di me.

"Devo esprimere il mio dolore perchè tu l'hai ucciso." sibilai, la voce tagliente come una lama.

"Ha cercato di farti scappare." scacció le mie parole con un gesto della mano.
Non riuscii a trattenere un sorriso. L'aveva detto.

"È questo che sono? Tua prigioniera? Mike ha cercato di farmi scappare, non di farmi uscire, non di farmi opporre a te. Di scappare.".
Mi sfuggí uno sbuffo di scherno. La rossa non avrebbe potuto ribattere. Perchè sapeva che era la verità.

"Stai cercando di opporti alla tua regina?" intervenne il Capitano, la voce profonda e gli occhi fulminanti.
Era abbastanza lontano perchè non riuscissi a vedere ogni dettaglio del suo viso, ma percepí una piccola smorfia sul volto.
Il calore aumentó, dentro di me.

"Non è la mia regina." sibilai, piú forte.
Ero ancora davanti alla porta, avrei potuto facilmente uscire di lí e raggiungere James e Sylver, per scappare dalla rossa, dal Capitano, da tutto questo. Ma il Capitano mi precedette.

"Sei la principessa di questo regno." puntualizzó.

"E tu dovresti essere mio marito?" lo schernii.

"Obbedisci alla tua regina e lasceremo andare i tuoi amici." la sua bocca non si piegó in un sorriso, solo lo sguardo scintilló.
Non era vero.

"Bugiardo!" gridai.
Avanzai, nella stanza, verso di lui. Il calore stava diventando rabbia.
Non avrei permesso che dicesse un'altra bugia. Come ha fatto Dimitri.
Il pensiero del vampiro aumentó la mia rabbia, facendomi avvicinare ancora di piú al Capitano.
Anche lui si stava avvicinando a me. Mancavano pochi passi a dividerci.
Ma la risata sprezzante della rossa ci interruppe. Voltammo entrambi lo sguardo verso di lei, confusi.
Il suo viso, la sua bocca, i suoi occhi trapelavano disprezzo.

"Ma che bella coppietta!" ci scherní, la voce ruvida ed acida.
Il suo sguardo si soffermó su di me, il suo sorriso non vacilló.
"Potreste davvero essere dei buoni sovrani. Chissà, quanto vi siete allenati, all'oscuro della vostra regina, per prepararvi cosí bene?".
Il suo sorriso si allargó.
Non capii cosa intendesse la rossa, ma avvertii il sospetto, nella sua voce. Un'occhiata veloce al Capitano mi fece capire che lui sapeva di cosa stava parlando la rossa.
Lui serró le labbra, la fronte corrugata, a mostrare l'unica ruga sulla sua fronte liscia. Le punte nere sul suo collo divennero ancora piú visibili. Il suo sguardo avrebbe potuto far intimorire anche la rossa. Ma il Capitano non stava guardando lei. Stava guardando me.
Mi voltai completamente verso di lui. I suoi occhi sembravano voler scavare, dentro di me. Cercando il ricordo di quella notte.
Rividi tutta la conversazione tra me ed il Capitano, lui che aveva in mano il paletto, io che cercavo di prenderglielo. Io che chiedevo della bambina.
Poi, io che mi allontanavo, che entravo in camera. Rivivere il bacio con Mike fu molto piú doloroso di quanto pensassi. Avvertivo le sue labbra su di me, le sue parole, la sua voce. Sentivo le lacrime salirmi agli occhi, il calore diminuí, nella mia pancia. I fogli di Mike erano posati sul mobile sotto allo specchio della mia camera. La rossa entró nella stanza ed ordinó alle guardie di prendere Mike. Il suo sguardo era fisso su di me. Nel ricordo, peró, notai lo sguardo della rossa vacillare. I suoi occhi scivolarono per un attimo sui miei vestiti.
Mi ritrovai improvvisamente nella stanza della rossa, di fronte a me il Capitano, gli occhi non piú magnetici, che mi fulminavano.
Mi guardai attorno, cercando di riprendere fiato. Non capivo cosa fosse successo. Ma avevo capito a cosa si riferisse la rossa.
Deglutii, voltando lentamente lo sguardo su di lei. La sua treccia era appoggiata su una spalla, un ricciolo le ricadeva sul viso. Il rosso dei suoi capelli accentuava il furore che emanavano i suoi occhi.
La rossa aveva capito cosa avevamo fatto io e il Capitano. Aveva capito che ci eravamo visti, che ci eravamo allenati all'oscuro di lei. I miei vestiti da allenamento ne erano una prova, che io mi ero dimenticata di nascondere: avevo dimenticato di cambiarmi i vestiti, quando ero tornata in camera, trovando Mike. E lei aveva visto che indossavo proprio i vestiti che mi aveva dato per allenarmi. E il Capitano lo sapeva.

"Lilith, so chi è stato a nutrire Dimitri. E non tornerai nella tua stanza facilmente." la rossa guardó la porta.
Mi voltai, stupita, e vidi che il Capitano era già davanti alla porta, le braccia incrociate al petto. Non mi avrebbe lasciato passare.
La rossa aveva previsto le mie mosse, sapeva che sarei tornata in camera, dove c'era il traditore del suo regno. Sylver.
"Fai ció che ti dico, Lilith. E quella persona non si farà del male.".

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