Capitolo 51

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Le lacrime arrivarono prima che potessi anche solo prevederne la sensazione. Mi pizzicarono gli angoli degli occhi.
Nemmeno le coperte riuscivano a fermarle: finirono per inzupparsi.
Stava andando di male in peggio.
Prima Mike. Ora James. Il prossimo sarebbe stato Dimitri?
Data la situazione, sembrava proprio di sí. E io ero stufa di continuare a perdere le persone che piú amavo. Anzi, non avevo nemmeno il tempo di compiangerle, che, subito, Rowena ne uccideva un'altra. Sembrava ci provasse gusto a farmi soffrire.
Questo regno era stato creato per sua sorella, in questo caso per me. Ma Rowena non stava facendo nulla, non aveva mai fatto nulla, in realtà, per sua sorella. Aveva fatto tutto per se stessa. Per rimpiazzare il vuoto che provava dentro per una perdita simile. Ora lo sapevo.
Il vuoto che provavo io in quel momento non era paragonabile a niente di concreto. Era vuoto. Un enorme vuoto, che non sarebbe potuto essere colmato, a meno che non fosse tornato in vita Mike e James non fosse tornato da me. Ma era impossibile.
Avvertii un fruscio, all'interno della stanza, qualcosa di veloce e quasi silenzioso, ma abbastanza rumoroso da poterne sentire solo l'accenno.
Sollevai la testa e mi guardai attorno, nella stanza buia. Attorno a me, non c'era nulla di strano, non c'era nessuno.
Poi, lo notai: il vaso con le rose era scomparso.
Spalancai gli occhi e mi portai fino al bordo del letto, per andare a controllare davvero, nella semioscurità, se il vaso era davvero scomparso, ma un luccichio, anzi, un turbinio mi bloccó.
Era sulla porta del bagno, gli occhi su di me. Mi guardava e non diceva nulla. La sua camicia bianca si intravedeva, nonostante la poca luce.
Non riuscii a fermare le parole.

"Dimitri...." mormorai, quasi supplicandolo di avvicinarsi.
Non sapevo perchè, ma avvertivo un forte desiderio di averlo accanto, di essere sicura che almeno lui era ancora con me.
I suoi occhi vennero accompagnati dal luccichio di due canini appuntiti.
Non stava sorridendo. Forse, era una smorfia. Ma non stava sorridendo. I suoi occhi non lo stavano facendo con la bocca, per lo meno.
Avvertii il calore nascere, nella pancia.
Lui mi ha resa una vampira. Ha permesso che James mi violentasse.
Era Reina. Sentivo la rabbia di Reina invadermi il petto.
Serrai la mascella e chiusi gli occhi. Non volevo ascoltarla. Ero stufa di avere la sua voce attorno, a dirmi cosa sarebbe stato meglio o peggio fare.
Io non ero Reina. E lei non sarebbe mai stata me. Non sarebbe mai potuta esserlo.
Una mano si posó sulla mia nuca, accarezzandomi lievemente il collo, giocando con alcune ciocche di capelli corti, sulla base della testa. Era una sensazione cosí piacevole, che quasi mi dimenticai quello a cui stavo pensando.
Era una mano liscia e leggera, delicata ma decisa. Una mano che avevo conosciuto. Quella di Dimitri.
Non aprii gli occhi: non sarebbe servito. Dimitri era davanti o dietro di me, stava cercando di confortarmi e questo mi bastava. Cercare di vederlo nel buio non sarebbe servito a nulla.
Poi, avvertii un lieve sospiro. Era un sospiro che veniva da davanti a me. Era lieve. Ed era proprio davanti al mio viso. Capii che Dimitri si trovava a pochi centimetri da me.
Il cuore cominció a battere. Non capivo cosa mi stesse succedendo: avevo passato giorni, settimane a detestarlo, a pensare che lui fosse la ragione per tutto ció che mi accadeva, la mia colpa. Eppure, in quel momento, tutti i pensieri negativi su di lui scomparvero. Nella mia testa, c'era uno strano silenzio, la voce di Reina era scomparsa, o era attutita dal battito frenetico del mio cuore.
Sentivo le mani tremare, le gambe molli e, se non fossi stata seduta, sarei caduta per l'emozione.
Sussultai quando un dito percorse, leggero e lento, le mie labbra, su tutta la superficie tremante. Mi mancava il respiro.
In quel momento, non avrei saputo tenere gli occhi aperti, nemmeno se avessi voluto.
Ma non ero l'unica a sentirmi cosí: anche i respiri di Dimitri erano brevi ed interrotti da lievi sospiri, come se cercasse di ricordare come si fa a respirare.
La mano di Dimitri passó dalla mia nuca al fianco del mio viso. Il suo tocco era leggero, quasi timoroso.
Le sue dita accarezzarono una ciocca dei miei capelli e me la sospinsero delicatamente dietro l'orecchio, accarezzandomi anche l'orecchio.
Il suo respiro era piú vicino.
E, in quel momento, in un momento di pura follia, provai paura. Paura di ció che era Dimitri, paura di ció che pensava di me, dopo quello che gli avevo fatto, paura di perderlo.
Rowena si sarebbe presa anche lui.
La mano libera di Dimitri scivoló lentamente sul mio braccio, provocandomi brividi, mentre il suo respiro diventava sempre piú vicino.
Non aveva un odore. Era solo il suo respiro.
Quando la sua mano afferró la mia, delicatamente, avvertii una piccola fitta alla pelle, come se qualcosa mi avesse punta, ma la ignorai.
Dimitri.
Non trovavo la voce per chiamarlo.
In un attimo, avvertii di nuovo il vuoto. Rimasi sola. Ero di nuovo sola.
Spalancai gli occhi, in cerca di Dimitri: le sue mani non erano piú sul mio viso o tra le mie mani, il suo respiro non era piú davanti al mio viso.
"Dimitri?" chiamai, titubante, nel buio.
Non ottenni risposta.
Avvertii le lacrime minacciare di cadere. Mi aveva abbandonata anche lui?
Strinsi la mano che mi aveva toccato lui, sentendo improvvisamente la pelle bruciare, dopo il suo tocco.
E la avvertii: era una piccola fitta.
Spalancai subito la mano, per allontanare la fitta.
Nella semioscurità, notai un piccolo pezzo di carta bianco, accartocciato nel palmo della mia mano.
Corsi immediatamente all'interruttore della luce, cercandolo a tentoni, sulla parete di pietra della stanza, vicino alla porta.
Quando, finalmente, lo trovai, accesi la luce, quasi accecandomi. Mi ci vollero pochi secondi per abituarmi al chiarore delle lampade elettriche.
Quando riuscii a vedere bene nella stanza illuminata, aprii il foglietto e lessi ció che diceva.

Buon compleanno.
Dimitri

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