Capitolo 74

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Canzoni per il capitolo:
Medieval Warfare - Grimes
Monster - Paramore

Non sapevo dove mi stesse portando Stacey, ma avevo la netta impressione che non mi volesse portare in un posto sicuro.
Non la vedevo dal giorno in cui avevano giustiziato Mike. Non sapevo dove fosse finita, nè cosa avesse fatto in tutto quel tempo. Era passata poco meno di una settimana, ma il ricordo era ancora vivido, in me.
Stacey si giró completamente verso di me. Diede uno sguardo veloce a Cassandra, che piangeva ancora, contro la mia spalla. I suoi lamenti rendevano ancora piú inquietante la scena.
Cosa avrebbe fatto Stacey? Non eravamo mai state in buoni rapporti: perchè salvarmi da una situazione del genere?
Ed è mia nemica.
Ora che avevo giurato fedeltà a Dimitri, una volta per tutte, non mi sarei rimangiata la parola. La scelta era stata fatta.
Il sorriso di Stacey si allargó.

"Non devi ringraziare me, ma Dimitri. È stato lui ad organizzare tutto questo: l'attacco, la guerra. Se le guardie di Dimitri non fossero venute a salvarlo, tutto questo non sarebbe successo. E tu saresti sopravvissuta...alla mia furia.".
Scoprii che la treccia che avevo visto poco prima, che aveva richiamato la mia attenzione, altro non era che una coda.
Stacey si sciolse la coda, ormai sfatta e scosse la testa, liberando la chioma ossigenata. Un ciuffo le ricadde sul viso, davanti agli occhi, che cominciarono a guardarmi, ancora piú taglienti e spietati.
Furia?!
Mi allontanai di un passo, incapace di escogitare un piano di fuga da quella che aveva tutto l'aspetto di essere una trappola. E io ci ero caduta dentro.
"Non guardarmi cosí, Lilith. Sai benissimo che intendo." sibiló, tra i denti, il sorriso malizioso e spietato.
Avanzó di due passi, lenti, ma che la avvicinavano sempre di piú a me e Cassandra.
"Lilith, Mike è morto." continuó, con una serenità disarmante.
Lo diceva come fosse una bella fiaba per bambini. Eppure, dirlo doveva costarle fatica: erano stati fidanzati, lei non riusciva a staccarsi da lui!
Aggrottai la fronte.
Mike era stato ucciso. Ma era stata Rowena a volerlo uccidere.

"Non accusarmi di qualcosa che non ho fatto." sbottai, stringendo Cassandra al petto ed arretrando di un altro passo.
Sarei dovuta scappare. Ma il passaggio da cui eravamo arrivate era troppo stretto e Stacey sarebbe riuscita a raggiungermi facilmente.
Non conoscevo quel corridoio, nè se avesse altre vie di uscita.
Stacey avanzó di un altro passo. Assottiglió lo sguardo.

"Accusarti di cosa, Lilith? Perchè è chiaro che non è stata colpa tua: tu non avresti mai ucciso, nè fatto uccidere Mike, lo so.
No, non è di questo che ti sto accusando, ma di qualcosa di peggiore: chi era la ragazza che Mike aveva sempre amato?" chiese, la voce sottile.
Rabbrividii.

"Tu." mi costrinsi a rispondere.
Stacey annuii.

"Come immaginavo.
Ti spiegheró una cosa, dato che la tua mente ottusa non riesce a capirlo: Mike ha amato te. Ha sempre amato te! E tu! Tu hai ricambiato! Hai permesso che venisse ucciso!
Se non l'avessi amato, lui non sarebbe stato scoperto in camera tua, perchè tu l'avresti cacciato via!
Tu, tu sei stata l'ultima e la sola ragazza che lui abbia mai amato!" gridó, urla strazianti riempirono il corridoio vuoto, facendo sussultare e ricominciare a piangere Cassandra, contro la mia spalla.
Arretrai di alcuni passi, mentre lei accorciava la distanza tra me e lei.
"Tu mi hai rubato Mike!".
Scattai. Non potevo fare altro. Se fossi rimasta lí, Stacey mi avrebbe uccisa seduta stante. E Cassandra con me.
Feci scivolare le scarpe alte via dai miei piedi e sulla pietra, per poter correre meglio.
La pietra era fredda e quasi mi faceva sudare ed attaccare la pelle al pavimento. Quasi scivolavo, in alcuni punti.
Sentivo i piedi perdere il loro calore ad ogni passo, le gambe mi facevano male.
Corri.
Cassandra sobbalzava, sopra di me, con il viso rivolto verso Stacey, io le davo la schiena.
Mai voltare le spalle ad un nemico, ma non avrei potuto fare altro.
La stoffa del vestito mi graffiava le gambe, mi impediva di correre.
Mi morsi il labbro.
Corri. Per Cassandra. Per te.
Sentivo il fiato corto, il peso di Cassandra cominciava a farsi sentire, i suoi lamenti strozzati mi perforavano i timpani, ma non avrei dovuto fermarmi.

"Lilith, ti faró raggiungere Mike!" gridó Stacey, a qualche metro da me, un urlo furioso e spietato.
Anche lei si era levata le scarpe, perchè non c'era rumore di tacchi, nel corridoio, nè rumore di altre scarpe. Solo rumore di piedi che si alternavano.
Anche lei aveva un vestito lungo. Anche questa cosa avrebbe giocato a mio vantaggio.
Il corridoio non finiva piú. Ero sfinita. Non ce l'avrei fatta ancora a lungo.
Sentivo le gambe cedere, rallentare. Respiravo a malapena, sentivo il battito del cuore accelerato.
Chiusi gli occhi un attimo. Fu un errore enorme: non vidi una pietra sconnessa nel pavimento e sbattei il piede. Persi l'equilibrio e caddi a terra.
Cassandra.
Riuscii a girarmi poco prima che toccassi il pavimento: finii io con la schiena a terra, mentre Cassandra era sopra di me, salva.
Ma il colpo alla schiena fu forte.
Sputai saliva. Per un attimo, non vidi altro che nero. Non sentivo piú gli arti.
Ma, quando riacquistai la vista, sopra di me, Stacey sorrideva, trionfante.
I suoi denti erano bianchi, minacciosi, scoperti. La sua lingua passó sulle labbra, lentamente, pregustando già il bottino.
Avrei voluto stringere le braccia attorno a Cassandra, per proteggerla, ma il colpo alla schiena mi aveva fatto perdere la concezione del mio corpo.
Ora, sentivo davvero le lacrime agli occhi. Non vedevo una via d'uscita.
Stacey aveva vinto. Ma non poteva essere finita.
Rowena non avrebbe permesso che morissi.
Cercai un po' di voce, dopo il colpo alla schiena. Mi uscí un suono rauco.

"Rowena non mi vuole morta." mormorai, cercando di sovrastare le grida disperate di Cassandra, che si stringeva a me, scossa da brividi di paura.
Stacey voltó appena la testa, verso il fondo del corridoio. Non sapevo esattamente se avesse davvero una fine quel corridoio, ma doveva averla.

"Rowena non si arrabbierà." assicuró Stacey.
Si abbassó su di me.
Avrei voluto piangere. Avrei voluto gridare aiuto, portare Cassandra al sicuro. Ma niente di tutto quello sarebbe stato possibile.
Strinsi gli occhi e Cassandra a me, pronta al peggio.
Fu improvviso: un calore mi invase il petto, dal basso ventre, e il dolore per il colpo alla schiena scomparve.
Osservai Stacey. La vedevo muoversi piú lentamente, come avevo già visto muoversi lentamente il paletto che una volta il Capitano aveva lanciato contro di me.
Sarei potuta scappare.
Aspettai che Stacey si avvicinasse ancora. Poi, rotolai sul fianco. E mi rialzai in piedi.
Scattai e corsi via da Stacey.
Tenevo Cassandra stretta a me, con i suoi lamenti e la sua paura.
Sentivo le gambe di nuovo pronte a correre, il fiato di nuovo nel mio petto. Il peso di Cassandra sembrava essere diminuito.
Sentii Stacey seguirmi, il rumore dei suoi passi che si alternava al mio.
Ci dev'essere una fine.
E la vidi.
Avrei voluto gridare.
Corsi velocemente ad una porta di legno, enorme. Presi le imposte e le aprii. Mi buttai dentro alla sala. Ma non riuscii a richiudere abbastanza in fretta la porta per chiudere fuori Stacey.
Stacey entró ed il suo sorriso spietato si allentó. Ora, sembrava piú un sorriso soddisfatto.
Io ero a terra, con Cassandra in braccio. Strisciai sul pavimento, per allontanarmi da lei.
Mi bloccai quando qualcuno si mosse, nella sala. Rumore di passi, quasi non si sentivano, travolti dai lamenti di Cassandra.

"Ottimo lavoro." disse qualcuno.
Alzai la testa.
Sopra di me, lo sguardo assottigliato ed i riccioli rossi sciolti, Rowena mi guardava.

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