Capitolo 43

821 52 6
                                    

Quando entrammo nella stanza del processo, tutto era già stato allestito: il palco, le sedie, gli spettatori, in piedi, davanti al palchetto. Dall'altra parte della stanza, si vedevano le sbarre di ferro dietro cui, fino a pochi giorni prima, giaceva Dimitri, ferito. Se chiudevo gli occhi, potevo ancora sentire il suo odore, l'odore metallico del sangue, impregnato nella camicia. Un odore cosí forte era difficile da dimenticare.
Il Capitano era all'angolo della stanza, lo stesso angolo in cui era rimasto, al processo di Reinold, fino a quando non gli aveva sparato.
Ma, questa volta, non sarebbe intervenuto. Non era questo ció che voleva la sua sovrana. E lui avrebbe fatto qualunque cosa per Rowena.
Saró gentile con te. Saró sincero con te. Entro i limiti.
Seguii, riluttante, Rowena, fino al palchetto, mentre il pubblico continuava a parlare. Non si era ancora accorto di noi.
Non appena passammo vicino al Capitano, lui concentró lo sguardo su di noi e si staccó leggermente dal muro a cui era appoggiato. Mi fulminó con lo sguardo e seguí me e Rowena, abbandonando la sua postazione.
Questo gesto mi colse di sorpresa: non credevo ci avrebbe seguite.
Il motivo del suo comportamento, peró, non tardó ad arrivare: appena mi raggiunse, mi sfioró la mano con la sua, provocandomi i brividi, poi me la afferró lievemente. Osservó il pubblico, che guardava le nostre mani unite.
Per poco non gli risi in faccia: la farsa dei due fidanzatini non sarebbe durata a lungo.
Quando fummo sopra al palchetto, io presi il mio posto, alla destra di Rowena, mentre il Capitano si sedette alla mia destra. Le sedie erano comode. Da quel punto, si sarebbe potuto vedere tutto il pubblico.
Rowena disse qualcosa alle due guardie accanto a sè. Parlavano sommessamente, perció non riuscii a capire cosa si stavano dicendo.
Nell'attesa, scrutai la folla: i genitori con i bambini non c'erano, nemmeno uno. I presenti erano tutti in borghese, probabilmente tutti umani, alleati di Rowena. C'era il preside Stantford. C'era Sylver.
Spalancai gli occhi. Sylver era tra il pubblico?! Cosa ci faceva lí? Avrebbe assistito alla scena!
In quel momento, Rowena smise di parlare con i due uomini e si volse verso la folla, alzando un braccio, per richiamare l'attenzione.
Quando capí che il solo gesto non avrebbe funzionato, si schiarí la voce.

"Signori!" richiamó la folla.
Questa, catturata dalla voce di Rowena, smise di parlare e portó l'attenzione sulla regina, che abbassó il braccio lentamente e lievemente. Rowena era regale in tutti i movimenti.
Si portó le mani in grembo, unendole, e scrutó la folla, scettica. Passó, con lo sguardo, su ognuno di loro.
"Signore e signori! Vi ho convocati qui, oggi, per un altro fatto disastroso, che è avvenuto proprio poco fa: è stato scoperto il colpevole, il traditore!
Tuttavia, questo traditore non è un licantropo, come noi avevamo pensato, bensí un fedele suddito del re dei vampiri: un vampiro!" Rowena allargó le braccia per enfatizzare ció che stava dicendo, come se stesse aspettando un abbraccio da qualcuno.
Il pubblico gemette e tutti si guardarono a vicenda, tra i presenti.
"Il vampiro, oggi pomeriggio, ha nutrito il re dei vampiri con questo sangue!" Un servitore portó prontamente il bicchiere con il sangue di James e Sylver a Rowena, che lo prese e lo mostró al pubblico, con rabbia. "Questo è il tradimento! Ospitare un nemico credendolo amico!
Fate entrare il vampiro!".
Le porte, in fondo alla sala, si aprirono con un forte cigolio e, subito, si avvertirono le grida di qualcuno. Erano solo quelle di James.
Di scatto, inconsapevolmente, mi alzai, preoccupata per lui. Gli avevano fatto del male? Era ferito?
Mentre James entrava nella stanza, fui tentata di chiudere gli occhi: non avrei sopportato la vista di lui ferito, come l'avevo visto altre volte.
Tuttavia, mantenni gli occhi fissi sulla porta. E vidi James entrare, trascinato a forza da cinque guardie, che lo tiravano verso il centro della stanza, come se stessero trainando un animale inferocito.
James tentava di divincolarsi dalla loro presa, anche se inutilmente, e provocando la reazione dei licantropi e degli umani, che lo guardavano, esterrefatti.
Gli occhi chiari di Sylver catturarono la mia attenzione. Erano fissi su James, spalancati. Lei aveva una mano davanti alla bocca, per la sorpresa. Sapevo cosa avrebbe voluto fare in quel momento, ormai la conoscevo: avrebbe voluto piangere. Ed anch'io avrei tanto voluto farlo.
Le guardie trascinarono a fatica James verso il centro della stanza. Lui, nel suo intento di liberarsi dalle guardie, non si accorse nemmeno della mia presenza. Probabilmente, sapeva che ci sarei stata.
Quando le guardie riuscirono a fermare James, mettendolo davanti a Rowena, sotto al palchetto, tra le sue grida, Rowena parló.
"James Wood!" esclamó.
James si zittí all'istante e voltó di scatto la testa verso Rowena. Il suo sguardo era un misto di rabbia, preoccupazione, paura. Non sapeva cosa fare. E nemmeno io.
Rowena riprese.
"Questo" mostró il bicchiere, contenente il sangue, "è il sangue che hai versato per aiutare il tuo sovrano!".
Lui, mostrando i denti, fece una smorfia.
"È vero quello che dico?" gli chiese lei.
Lui guardó le guardie come se avesse voluto allontanarle da sè con la sola forza dello sguardo. Ma non rispose.
Guardai Rowena, preoccupata.
Lei strinse piú forte il bicchiere, rischiando di far uscire il liquido denso dal contenitore. Guardava James, furiosa.
"Rispondi!".
La sua voce era venata di crudeltà. Avrebbe potuto ucciderlo in un momento.
Lei avrebbe potuto farlo: era la regina. Patto o non patto, a lei non sarebbe cambiato.
Guardai James, improvvisamente supplichevole. Capii la gravità della situazione: se James non avesse risposto, lei lo avrebbe ucciso, con o senza il mio consenso.
Rispondi!, gridai, nella mente.
Ma lui non parló.
"Capitano!" ordinó lei.
Affianco a me, avvertii il rumore dei vestiti che sfregano contro la sedia ed un movimento. In un attimo, il Capitano fu davanti a James, senza che potessi anche solo vederlo. Teneva il braccio alzato, con la pistola d'argento nella mano, puntata contro la sua fronte.
No!
Cercai una soluzione disperata. Avrei dovuto trovarla!

"No!" gridai.
Patetica.
Tutti gli occhi, nella sala, compresi quelli di Rowena, si puntarono su di me.
Osservai James, in attesa che mi venisse in mente un'altra brillante idea. E fu in quel momento che James si accorse di me.
Incroció il mio sguardo e, lentamente, aprí di piú gli occhi, stupito e confuso.
Diglielo!
"Diglielo, James!" provai a dire.
Se lui lo avesse ammesso, lei non avrebbe potuto ucciderlo. O il nostro accordo sarebbe saltato.
Lui mi scrutó, ancora piú confuso. Sembrava volesse capire perchè stessi parteggiando per la fazione sbagliata.
Diglielo, James!, insistetti. Sono dalla tua parte!
"James, diglielo. Dimmelo. Dillo a me: sei stato tu a versare il sangue lí dentro?".
James rimase a guardarmi, attonito. Non riusciva a credere che stessi parteggiando per Rowena. Lo stavo io stessa dichiarando colpevole. Non potevo crederci nemmeno io.
Rispondi!
Rowena strinse ancora il bicchiere.

"James Wood, è vero?" la voce di Rowena rimbombó nella stanza.
Lui si arrestó e guardó Rowena, dubbioso.
Dopo un attimo di silenzio, rispose.

"Sí, sono stato io.".
La sala gemette di nuovo e rimanemmo tutti a fissare Rowena, in attesa di una sua risposta.

"È vero, è stato lui." confermó il Capitano, arretrando con la pistola.
Lasciai andare il fiato trattenuto.
Rowena scaglió a terra il bicchiere.

"Ebbene, dovresti essere condannato a morte, James Wood! Ma la qui presente principessa Lilith ha deciso di graziarti: non verrai condannato, ma solo esiliato! Il tuo ritorno qui implicherebbe automaticamente la condanna a morte." dichiaró Rowena.
Nella sala tutti si guardarono confusi. Io, invece, sospirai di sollievo. Ero riuscita a salvare James.

"Ovviamente, la principessa Lilith si è rifiutata di concedere l'onore a questo nemico sopravvissuto l'ultimo addio." intervenne il Capitano, ancora davanti a James.
Rimasi immobile, a guardarlo. Non potevo credere a ció che avevo sentito. Come aveva potuto il Capitano intervenire e con una frase del genere? Mi aspettavo, quasi, che Rowena obiettasse.
Ma lei non lo fece. Guardava trionfante il proprio nemico.

Sangue regaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora