Capitolo 64

790 44 3
                                    

Shila allungó una mano, tremante, sul petto del padre, con le lacrime agli occhi. Aveva gli occhi sbarrati, alla vista del coltello conficcato nella carne.
Il suo viso divenne improvvisamente pallido, le sue dita si posarono sul sangue che fuoriusciva dalla ferita.

"Papà...." mormoró, di nuovo.
Il suo lamento era un sussurro. Lo stupore, lo sbalordimento, lo shock traspariva dalla sua voce. Sembrava volesse eliminare quella scena dalla sua mente.
Il Capitano, al tocco della figlia, sussultó e si afferró di nuovo il pugnale, stringendo le palpebre.
Rowena intervenne subito, allarmata. Afferró la mano del Capitano e, delicatamente, allentó la sua presa, staccando, dito per dito, la mano del Capitano. La prese tra le sue, cercando di rassicurarlo.

"Capitano, è Shila. Sta cercando di curarti." mormoró, portandosi la mano insanguinata alla bocca.
Posó le labbra sulle nocche rosse, con sguardo speranzoso e, allo stesso tempo, disperato.
Non avevo mai visto Rowena in quelle condizioni.
Shila deglutí e prese dei respiri profondi. Esaminó il corpo del padre, dalle spalle al bacino. I suoi occhi lo indagavano.

"Papà, sono io, voglio solo aiutarti. Per favore, non ostacolarmi o ti farà ancora piú male." gli disse.
Dopodichè, afferró il pugnale, controllando bene che la presa sul coltello fosse salda e cominció a tirare verso di sè. Le sue spalle si alzavano, indice di sforzo.
Subito, il Capitano spalancó gli occhi e si afferró la pancia. Un urlo di dolore mi perforó i timpani. Era un urlo rauco, che veniva dal profondo del Capitano, come se Shila gli stesse rubando il cuore, come se tutto il suo corpo stesse bruciando.
I suoi occhi scuri erano piú profondi del solito.
La mano che teneva Rowena tra le mani le scivoló dalla presa. Il Capitano afferró il pugnale, sopra alle mani di Shila. Stringeva cosí forte che le sue nocche erano bianche.
Shila spalancó gli occhi.
"Papà, no!" gridó.
Ma lui non la sentí. O non la ascoltó.
Al contrario, cominció a contorcersi, inarcando la schiena e cercando di spingere via Shila con la mano libera.
Dalla gola del Capitano cominciarono ad uscire alcuni versi gutturali, come dei ringhi sommessi, di rabbia.
Il Capitano, che era sempre stato composto ed aveva raramente mostrato segni di debolezza, mostró i denti e si afferró per il collo, strizzando gli occhi. Della bava gli uscí dalla bocca, mentre ringhiava.
Shila, anche se terrorizzata, approfittó dell'occasione, del fatto di avere il pugnale libero dalle mani del Capitano, per afferrarlo. Aggrottando la fronte, strinse le mani attorno al manico, fino a che anche le sue nocche non diventarono bianche, e tiró. Tiró. Tiró. Tiró. Tiró.
Il momento non sembrava finire mai. Era un continuo tirare, cercare di estrarre l'arma dal corpo dolorante del Capitano.
Un altro urlo, terrificante, acuto come non ne avevo mai sentiti, riempí la stanza. Sembrava quasi un guaito, un gemito disperato.
"Papà, non muoverti! Fermo!" ordinó Shila, supplicandolo.
Il Capitano stava cominciando a scalciare. La mano che aveva al collo si liberó ed afferró un polso di Shila.
I suoi occhi si aprirono di nuovo.
Non credevo di poter vedere il Capitano cosí: aveva la stessa aria feroce, selvaggia, mostruosa, che aveva avuto Dimitri, alcune settimane prima, quando Rowena mi aveva provocato il taglio con il coltellino e Dimitri, ferito, era stato costretto a trattenersi, per non mordermi.
Ora, il Capitano stava guardando Shila. Dal suo sguardo, sembrava volesse ucciderla. Lí. Mentre lei cercava di salvarlo.
Il Capitano allungó la testa e morse l'aria.
Mi mancó il respiro, mentre Shila, concentrata sull'estrazione del coltello, stava per essere morsa, attaccata, dal suo stesso padre.
Nonostante avessi occhi solo per il Capitano, non mi sfuggí la lacrima che cadde sulla guancia di Shila.
Era terrorizzata. E ferita. Ma avrebbe comunque dovuto continuare a salvare suo padre.
Perchè non lo faceva Rowena? Era sicuramente piú capace di lei!
Il Capitano guaí di nuovo, mentre il coltello, lentamente, veniva estratto.
Mi alzai, non potendo piú sopportare uno spettacolo del genere. Ma venni riportata a terra da una mano, che mi tiró a sè. Era la mano di Sylver.
Cercai di liberarmi, ma non serví a nulla.
Guardai Sylver, sbalordita. Erano suoi nemici, ma Shila non aveva diritto di morire cosí!
Sua madre è morta cosí.
Inconsapevolmente, il Capitano stava cercando di uccidere Shila, proprio come aveva ucciso sua moglie. E, se mai il Capitano fosse sopravvissuto, lui non sarebbe riuscito a sopportarlo. Avrebbe abbandonato il mondo, la vita, i propri figli.
Ma come biasimarlo?
Aggrottai la fronte.

"Sylver, lasciami!" gridai, cercando di levare la sua mano dal mio braccio.
Sylver, peró, non mi ascoltó.

"Deve farlo lei: è l'unica che puó farlo." disse Sylver.
Spalancai gli occhi e tentai di liberarmi di nuovo.

"Non dire sciocchezze!" sbottai.
Ma lei non fece alcuna piega.

"Ascoltami." mi esortó, invece.
Non le avrei lasciato modo di far morire Shila cosí. Non la ascoltai.
"Lilith, ascoltami. Nessuno puó farlo, se non Shila, perchè lei e l'unica che puó curare.".
Mi fermai, aggrottando la fronte. Rimasi a guardare Sylver, confusa.
L'unica a curare?
Non era, forse, in grado anche Rowena di curare le ferite, proprio come i vampiri con la loro saliva? Credevo fosse una cosa di tutte le creature sovrannaturali.
"Ascoltami.
I licantropi non hanno le stesse abilità dei vampiri: i licantropi non possono curare con la saliva, riuscire ad indovinare i pensieri delle altre persone, solo guardandole negli occhi, o fare altre cose che solo i vampiri possono fare.
Per questo, loro hanno un altro tipo di abilità: ognuno di loro ha un'abilità diversa. Stacey ha l'abilità di capire come sta fisicamente una persona: ha capito subito, solo toccandoti, che eri incinta. Il Capitano ha l'abilità di scavare nei ricordi e nella mente di una persona, solo attraverso il contatto visivo.".
Ora mi spiegavo quella strana sensazione che provavo, ogni volta che il Capitano mi osservava. Non interruppi Sylver.
"Rowena ha una specie di abilità con cui puó fare del male solo con la forza del pensiero. E Shila ha abilità curative.
Shila è l'unica che, nelle condizioni del Capitano, puó riuscire a salvarlo. A quest'ora, un'altra guardia sarebbe già morta. Ma, anche già solo toccandolo, Shila gli conferisce un po' di abilità auto curativa, anche se da sola non basta.
Insomma, Shila è una specie di medico per abilità, è una macchina chirurgica in tutto e per tutto.
Quindi, lascia fare a lei." mi esortó Sylver.
Rimasi ad osservarla, colpita. Non riuscivo ancora a credere a tutto ció che Sylver sapeva.
I gemiti del Capitano, intanto, diventavano meno acuti, man mano che il pugnale veniva estratto.
Ora, erano solo dei semplici lamenti.
Mi voltai ad osservare la scena.
Il corpo del Capitano era macchiato di sangue, il petto scolpito si alzava ed abbassava freneticamente. La sua gola era gonfia. Aveva gli occhi chiusi, il viso segnato dal dolore, ma piú rilassato, rispetto a qualche secondo prima.
Accanto a lui, Shila teneva il pugnale tra le mani insanguinate. Piangeva. Aveva il viso inondato di lacrime ed era scossa dai singhiozzi.
Lasció cadere a terra il pugnale, provocando un suono metallico che mi fece rabbrividire, e si lasció cadere tra le braccia di Rowena, che, sorprendentemente, la accolse a braccia aperte.
Rowena strinse la ragazza in un abbraccio, le appoggió il mento sulla testa e le accarezzó delicatamente la schiena, con movimenti piccoli e leggeri, lenti.
Ora, oltre ai respiri pesanti ed affannati del Capitano e ai singhiozzi di Shila, non si sentiva quasi piú nulla.
Forse, il Capitano era fuori pericolo.

Sangue regaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora