Capitolo 40

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Rowena si allargó il colletto del vestito, mollando i fili del corpetto, e si strinse i lacci attorno ai polsi, mantenendo lo sguardo su di me. Vedevo i suoi occhi guizzare da una parte all'altra del mio corpo, pensando, preparando la propria tattica ed il proprio piano, nonostante sapesse benissimo che non le sarebbe servito, contro di me. Avermi sfidata era stata una mossa completamente inutile, se non per il fatto che, ora, lei aveva il pretesto per uccidere James davanti ai miei occhi.

"In guardia, Lilith!" mi ammoní, facendo tornare il sorriso sulle sue labbra.
Si stava ancora sistemando il vestito, per renderlo il piú comodo possibile, ma avrebbe potuto battermi anche in quel momento, con una sola mano.
Io mi allontanai di un passo da lei. Non avevo nulla con cui combattere, nemmeno un sapere teorico. Lei, invece, sembrava esperta.
"Ti concedo la prima mossa. Ritieniti fortunata, perchè, di solito, sono io ad attaccare per prima. E questo che ti sto dando è un vantaggio enorme: ti permette di cogliere alla sprovvista l'avversario. Perció, io sono pronta. Puoi cominciare.".
Rowena lasció cadere le braccia lungo i fianchi, continuando a guardarmi. Mi guardava con un'aria di sufficienza che cominciava ad irritarmi.
Un enorme vantaggio. Ma chi si credeva di essere?
In effetti, peró, era la regina dei licantropi, era molto piú forte di me.
Cominciai a spostare lo sguardo freneticamente. Come avrei potuto coglierla di sorpresa? Lei, probabilmente, conosceva già tutte le mie mosse. Sapeva quello che avrei fatto persino ancora prima di conoscermi!
"Lilith, non farmi aspettare! Mi spazientisco molto facilmente." sibiló Rowena.
Non sapevo cosa avrei dovuto fare. La tensione stava cominciando a corrodermi dall'interno. Era insopportabile.

"È ingiusto!" sbottai, infine.
Mi stupii io stessa del mio coraggio. E delle mie parole.
È ingiusto. Sí, è ingiusto, ma a lei non importa quello che io penso.
Avevo solo peggiorato la situazione.
Rowena aggrottó la fronte.

"È ingiusto cosa, Lilith? Il fatto che ti dia un vantaggio? D'accordo, se proprio insisti a concedere a me il vantaggio....".
Rowena si spostó, avanzó lentamente verso di me, un passo dopo l'altro, l'aspetto altezzoso e sicuro. I suoi occhi sprigionavano scintille di fuoco, pronte a divorarmi.
I miei piedi mi fecero arretrare, fino a sbattere contro il petto del Capitano, che mi spinse improvvisamente in avanti, verso Rowena.
No!
Ormai, Rowena era di nuovo ad un passo da me.
"Lilith, sono stata buona con te." disse.
Alzó una mano su di me. Io la guardai, tremante.
Potevo ancora sfuggirle. Avrei solo dovuto abbassarmi e sgusciare via di lato, non sarebbe stato difficile.
Qualcosa mi colpí violentemente la fronte, mentre guardavo lo spazio attorno a me, in cerca di una via di fuga. Quando spostai di nuovo l'attenzione su Rowena, un suo dito era alzato, mentre l'altro era piegato, sotto questo. Non capivo cosa avesse fatto, ma aveva fatto male.
"Avanti, Lilith. Lascia che il tuo bambino ti aiuti." disse, con voce soave e dolce.
Nauseante.
Ma, non appena Rowena finí di parlare, un calore cominció a diffondersi nella mia pancia, a partire dal basso ventre. Era un calore che mi accoglieva, mi dava coraggio.
Avvertii una piccola fitta alla pancia.
Rowena allungó il braccio verso di me e fui improvvisamente terrorizzata: cosa avrebbe voluto farmi?
La mano era aperta, come se avesse voluto afferrare qualcosa. La sua mano scivoló sulla mia nuca. La sentii afferrare i miei capelli. E tirare.
Non riuscii a trattenere un urlo di dolore per la forza che Rowena aveva usato in quell'atto, in quel doloroso atto. Il calore si accentuó.
E, in un attimo, io ero sopra di lei, che le bloccavo il polso a terra, seduta a cavalcioni su di lei, per bloccarle le gambe, mentre l'altra mano era bloccata a contrastare la forza della mano di Rowena, che spingeva contro di me. Quella situazione era quasi irreale.
Rowena stava cercando di contrastarmi, la fatica era evidente, sul suo viso.
Per un attimo, mi si offuscó la vista, per lo stupore e la paura, e questo mi bastó, per permettere a Rowena di rovesciare la situazione: lei, ora, era sopra di me, a cavalcioni. Teneva una mano sul mio petto, sopra al cuore.
La sua mano cominció a spingere sul mio petto, a bucarmi la pelle, come se avesse voluto rubarmi il cuore. Le sue unghie erano affilate, traforavano la mia pelle come fosse carta.
Un urlo di dolore si fece strada, nella mia gola.

"Rowena, basta." intervenne il Capitano, con sufficienza.
Ma Rowena non lo ascoltava.
"Rowena, le stai facendo uscire sangue." sibiló di nuovo lui.
Rowena, peró, sembrava sempre piú determinata.
"Rowena!" urló.
A quel punto, Rowena levó la mano dal mio petto, con una velocità disarmante, ed il suo viso mutó espressione: da feroce e spietata diventó confusa e quasi sollevata. E preoccupata.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Quando ebbe riaperto gli occhi, si alzó e rimase accanto a me.
Quasi non riuscivo a respirare. Non riuscivo a fare altro, se non a fissare il soffitto bianco, incapace di muovermi. Rowena mi aveva quasi uccisa. Avevo visto la sua rabbia, forse la sua vera rabbia, quella che temevano molti dei suoi sudditi, tanto da accettare tutte le ingiustizie che lei commetteva contro di loro.
In quell'istante, i licantropi non mi sembrarono piú cosí deboli. Erano solo costretti a fare qualcosa. A lasciare che Rowena facesse qualcosa.
Le lacrime mi offuscarono la vista. Il calore al petto svaní lentamente.
Non capivo come avevo fatto a finire in quella situazione.

"Come da accordo, vado a cercare James. Ti concederó solo un ultimo saluto. Poi, potrai pure concentrarti sul tuo matrimonio con il Capitano.".
No!
Non riuscivo a capire dove fosse la mia voce, cosa stesse succedendo, quasi non capivo cosa volesse dirmi Rowena. Ma lo capii. Aveva vinto.
No!
Cercai di alzarmi, per cercare di farle cambiare idea, di fermarla. Ma il petto mi bruciava.
Rowena uscí dalla porta senza aggiungere altro. Non avrebbe potuto condannarlo.

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