Capitolo 12

890 56 10
                                    

Lasciai James e Sylver nella mia stanza, lasciando loro il tempo per uscire di lí senza essere visti.
Per cercare di rendere credibile la mia scusa, mi ero asciugata un po' i capelli con un asciugamano e li avevo legati, permettendo alle gocce d'acqua piú grosse di cadere sulla mia schiena, provocandomi dei brividi, ad ogni passo che facevo. Speravo solo che qualcuno non capisse cos'era davvero successo nella mia stanza.
Quando uscii, non fu la rossa a spaventarmi, ma la guardia al suo fianco, che faceva la guardia alla porta della mia stanza. Era la stessa guardia che aveva tremato, di fronte alla rossa, e la stessa che mi aveva aiutato a fuggire dalla sua sovrana, per evitare di essere scoperta, mentre la spiavo. Anche ora, dopo le colazioni assieme alla sua sovrana, la guardia tremava ancora, la gola scossa da piccoli movimenti. Gli occhi si spostavano, sulla parete di fronte.
Ma quella non era solo la guardia che mi aveva protetta, era anche una delle due guardie che mi aveva spinta, dopo essere stata portata in salvo dal Capitano dalla zone limitanee.
Ridussi gli occhi a fessure, osservandolo. Era tanto favorevole a me quanto alla rossa.
Da quanto tempo era davanti alla mia porta? Sapeva di James e Sylver? Come avevano fatto loro ad entrare nella mia camera, con la guardia a presidiarne la porta?
Ma la guardia non mi guardó, non si accorse o non volle ricambiare il mio sguardo. Si concentró sulle pietre di fronte a sè.
Rimanere di fronte alla mia stanza avrebbe fatto sospettare la rossa di qualcosa, quindi, di malavoglia, distolsi lo sguardo dalla mia piccola camera e mi avvicinai alla rossa, che non aspettó altro, per dirigersi verso la sua stanza.
Stare da sola con lei era strano. Era sempre stata scortata da qualcuno, soprattutto dal Capitano. Ma, questa volta, il Capitano non c'era.
Mi chiesi se la sua assenza fosse dovuta per il loro litigio. O qualunque cosa fosse successo tra loro.
Mi guardai intorno, preoccupata. L'ultima volta che ero stata da sola con lei mi ero ritrovata con la sua bocca sul collo.
Rabbrividii. Fui tentata di tornare indietro, da James e Sylver, al sicuro. Ma la rossa non me lo avrebbe permesso.
Nonostante il ticchettio costante dei suoi tacchi, notai il silenzio, che aleggiava, attorno a noi. La rossa era silenziosa. Non si giró nemmeno una volta a controllare che la stessi seguendo. Aveva la schiena dritta, il viso che guardava dritto davanti a sè. Riconoscevo quella postura. L'aveva usata durante i primi pasti con i propri sudditi, per esprimere autorità. Ma, ora, non c'era nessuno con noi. Non avrebbe dovuto tenere quella posa, con me. Sapeva che avrei fatto facilmente ció che avrebbe voluto.
A meno che non si tratti del matrimonio.
Un senso di nausea mi salí alla gola. Cercai di scacciarlo. Se avesse voluto parlare, sarebbe stato necessario avere la voce, per farlo.
Arrivammo alla sua stanza troppo presto. La rossa non si era fermata nemmeno una volta, nè aveva detto una parola. Aveva mantenuto l'aspetto della sovrana per tutto il tempo.
Appena la porta della stanza della rossa si aprí, vidi il tappeto, al centro della sala, di fronte al grande letto. La finestra, di fronte all'entrata, mostrava ancora il paesaggio coperto di neve.
Neve non naturale.
Non c'era freddo. Quella neve non poteva essere naturale.
Seguii la rossa dentro la sua stanza, chiudendo la porta alle mie spalle. Dopodichè, mi girai, a guardare la rossa. E spalancai gli occhi.
Sentivo la rabbia tornare, insieme al senso di nausea. La rossa avrebbe potuto parlare di un solo argomento in presenza di quell'uomo.
Non era sola. Una guardia la stava aspettando, nella sua camera.
Non osai fare un altro passo, evitando di avvicinarmi alla guardia con i capelli tirati all'indietro e lo sguardo fulminante. Salutai solo il Capitano, ricambiando il suo sguardo.
Mi deve ancora una vita.
Due, se contavo anche quella del giovane Reinold. Non sapevo quante altre ne aveva sacrificate, per la rossa.
Questa si accomodó sul proprio letto, mantenendo la propria posa regale, lo sguardo indecifrabile.
Guardó prima il Capitano, poi me. Mi fece segno di avvicinarmi a lei, ma io non mi mossi.
Non sarebbe riuscita a convincermi. Sarei scappata di lí prima.

"Lilith, avvicinati." mi esortó.
Non mi mossi. E lei non avrebbe saputo convincermi ad avanzare.
"Non posso parlare se sei troppo vicina alla porta. Qualcuno potrebbe sentirci." insistette.
Ora che ci pensavo, non avevo visto guardie, fuori dalla sua camera. Nonostante ce ne fosse una dentro la stanza, aveva fatto in modo di allontanare quelle all'esterno.
Rischiando di essere attaccata. Per non essere ascoltata.
Ció che mi stava per dire sarebbe stato importante. Avrebbe voluto organizzare il matrimonio. O avrebbe voluto trovare un'altra soluzione. Avevo visto la rossa ed il Capitano baciarsi.
Lei non avrebbe potuto spezzare il loro legame per me.
La curiosità prese il sopravvento e, lentamente, avanzai sul tappeto della stanza.
Quando fui vicina alla rossa, lei mi guardó. E parló.

"So che puó essere difficile per te. Ma dovrai parlare al funerale di Mike.".
Questo era cento volte peggio di sposarsi con il Capitano.

Sangue regaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora