Capitolo 38

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Era straordinario vedere come bambini tanto piccoli riuscissero a mettermi in tanta difficoltà. Erano intelligenti. Sapevano come bloccarmi. Erano divertenti. Si trattava pur sempre di bambini, ma erano i bambini piú astuti e maliziosi che io avessi mai conosciuto. In confronto, mio fratello era un angioletto.

"Ancora, ancora!" gridó un bambino riccio, al mio fianco.
Aveva gli occhi che sorridevano e saltellava, alzando le braccia verso di me. Io posai la bambina che avevo sulle spalle e presi lui. Poi, lui alzó le braccia e rise.
"Volo!".
Tutti i bambini scoppiarono a ridere all'unisono e io mi unii a loro. La loro allegria era contagiosa. Non avevo ricordi di aver riso cosí tanto, non negli ultimi giorni. Quei bambini erano pieni di vita. Sembravano poter fare a pezzi il mondo.

"Io, io!" gridó un'altra bambina.
La treccia bionda le rimbalzava sulle spalle, mentre saltava, allungando a sua volta le braccia verso di me.
Altri bambini la affiancarono.

"Ok, ok!" gridai, esasperata.
Da quando ero entrata in quella stanza, i bambini mi avevano sommersa. Ero stanca, la schiena mi faceva male, ma non mi fermavo.

"Principessa, ho fame." si lamentó uno dei piccoli guerrieri, al mio fianco.
Sporse il labbro e si guardó la pancia. Quindi, se la accarezzó, con gesti circolari e lenti. In un attimo, nella sala si diffuse un rumore strano. Ma io capii subito a chi appartenesse e cosa fosse: sorrisi al bambino. Il suo pancino stava brontolando.
Mi accucciai, dopo aver posato delicatamente il bambino sulle mie spalle a terra, e guardai il bambino biondo, affamato.

"Hai fame?" gli chiesi.
Lui annuí con convinzione e fece sparire il muso, subito rinvigorito dalla speranza che gli dessi da mangiare. Sorrisi alla sua ingenuità.
La porta si spalancó e Rowena fece irruzione nella stanza, accompagnata dal fastidioso ticchettio dei suoi tacchi.
Ci voltammo tutti verso la porta, sorpresi. Io piú di tutti.
Mi rialzai velocemente. Le guance mi stavano andando in fiamme. Sperai che non si vedesse. Mi toccai le guance, costatandone la temperatura. Erano bollenti.
Non sapevo esattamente cosa avrei dovuto fare con quei bambini, ma farli salire su di me non pensavo fosse uno dei piani di Rowena. Non esattamente.
Tolsi velocemente le pieghe che si erano formate sull'abito e guardai Rowena. Lei aveva uno sguardo feroce. Avrebbe voluto divorarmi viva.
Camminó, fino a raggiungermi, al centro della stanza. Si soffermó su di me, poi passó velocemente lo sguardo su tutti i bambini nella stanza, squadrandoli. Nella stanza, cadde il silenzio.
Osservando i bambini, notai che quasi tutta l'allegria era scomparsa, sostituita dalla rigidità, dalla compostezza e dalla paura. Nei piccoli occhi di quella ventina di bambini notai l'innaturale morsa della paura.
I bambini non provano paura. Non dovrebbero. Dovrebbero fare qualcosa senza la consapevolezza che ció che fanno potrebbe far loro del male, se fatta male, non dovrebbero avere, da subito, la paura, ad attanagliare il loro cuore. Ma loro non erano bambini normali. Loro erano licantropi, sudditi di Rowena. E dovevano obbedirle.
Rowena avrebbe potuto fare del male a quei bambini in un attimo. La sua mascella era serrata.

"Vi ho detto che potete toccare la principessa?" gridó.
Sussultai, sorpresa. Come le veniva in mente di chiedere a dei bambini una cosa del genere?
Toccare la principessa?!
"Potete, forse, salirle sulla schiena? Comportarvi come dei vampiri, incivili, solo perché la maestra non è qui presente?" gridó, guardando negli occhi, a turno, ognuno di quei bambini.
Man mano che gli occhi della regina si posavano sui loro, i bambini abbassavano lo sguardo, impauriti e timorosi di una reazione eccessiva da parte della loro regina. Io non riuscivo a dire nulla. Come osava sgridarli cosí? Come osava dire cose del genere?
Vampiri incivili?!
Avevo gli occhi spalancati ed il fiato corto per lo stupore e la rabbia, guardavo Rowena, incredula.
Se fossimo state da sole, le sarei saltata addosso.
Rowena si raddrizzó e si ricompose, assottigliando lo sguardo.
"È pronto il pranzo." sibiló.
Dopodichè, giró i tacchi e si incamminó velocemente verso l'uscita della stanza. Dopo un attimo di esitazione, pian piano, tutti i bambini cominciarono a seguirla, in fila, con la testa e gli occhi bassi. In qualcuno di loro vidi affiorare delle lacrime.
Mentre osservavo quelle piccole creature passarmi davanti, mi morsi il labbro.
Come osava trattare quei bambini cosí? Come osava vietare loro di poter avvicinarsi alla loro principessa? Avevo dato io loro il consenso di salirmi sulla schiena. Rowena non mi aveva detto cosa avrei dovuto fare con loro e io non mi ero preoccupata di chiedere. Avevo fatto ció che volevo.
Quando i bambini furono tutti usciti, mi incamminai anch'io verso la sala da pranzo.
Quando arrivai, la sala era già piena ed i bambini si stavano avvicinando ai loro genitori, la testa bassa e gli occhi tristi. I genitori non sembrarono accorgersi del loro umore, perchè salutarono i loro figli come se nulla fosse, con il sorriso sul volto.
Sprezzante, osservai il palchetto di Rowena. Lei era già là, rivolgeva lo sguardo verso una guardia dai capelli pettinati all'indietro e gli occhi scuri come l'ebano. Il Capitano era tornato.
Nascosi una smorfia e girai di nuovo sui tacchi, per andarmene di lí ed evitare la farsa del falso matrimonio con il Capitano, ma una guardia si posizionó davanti a me e mi bloccó la strada. Mi spostai di lato e lei mi seguí. Mi spostai dall'altro lato e lei mi seguí di nuovo.
Avevo capito che non mi avrebbe lasciata passare.
Fulminandolo con lo sguardo, mi voltai lentamente. Avrei dovuto sopportate anche quel pranzo.

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