Epilogo

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Canzoni per il capitolo:
All of Me - John Legend
Somewhere Over The Rainbow - Ariana Grande

Ero seduta davanti allo specchio, in una sala piccola, ma lussuosa.
Una donna, dietro di me, mi stava pulendo il collo dagli schizzi di sangue, con un pezzo di carta bagnato. Molto era già secco, quindi era difficile toglierlo, ma venne via quasi tutto.
Passó, poi, a sistemarmi i capelli. Me li alzó e me li pettinó, tentando di districarmi i nodi che si erano formati in un mese di prigionia.
Ero stata un mese prigioniera, da quando ero stata portata al castello di James.
La mia gola aveva un colorito violaceo, aveva ancora visibili i segni delle dita di Rowena attorno al mio collo, strette.
Mi accarezzai la guancia, pulendomi il viso dalle righe delle lacrime, che si erano sporcate, con la polvere della struttura di Rowena.
Attorno a me, c'era silenzio, solo il rumore del pettine che passava tra le ciocche.
Sopra di me, c'era un lampadario enorme, fatto di cristallo, che illuminava la stanza. Le pareti avevano un colore chiaro, ricamato da piccole decorazioni floreali. Un vero palazzo, di un altro secolo.
La mia nuova casa.
La porta si aprí velocemente, affianco a noi.
Una donna in carne fece capolino dal corridoio. Mi lanció un'occhiata veloce, poi si rivolse alla servitrice dietro di me.

"Sta iniziando l'esecuzione!" esordí, con la voce in fibrillazione.
Era emozionata, non vedeva l'ora che il re nemico venisse ucciso una volta per tutte.
La ragazza dietro di me la guardó appena, con una piccola smorfia di dispiacere. Prese un respiro profondo.

"Mi racconterai tutto quando ci rivedremo. Io, ora, ho da fare." dallo specchio davanti a me, vidi che mi indicava con il pettine.
Le servitrici si salutarono. E si tornó a rendermi presentabile.

Avere qualcuno che pettina i capelli al posto mio era una sensazione rilassante. Perció, non appena la servitrice finí con i capelli, rimpiansi, quasi, quei momenti.
Fu, poi, il momento del trucco. Era delicato, niente di pesante, solo qualche linea nera sopra agli occhi.
E, poi, il vestito.
E fui pronta.

Tre servitrici mi aiutarono a camminare, con l'enorme ed ingombrante vestito da sposa che avevo addosso. Era bianco, stretto. Scendeva a terra, con un'elegante strascico bianco, velato di leggero tulle. Era gonfio, ma senza maniche. Avevo le spalle scoperte. Non avevo un velo. Solo una piccola coroncina tra i capelli. Un simbolo: ero la loro principessa. Ora, era ufficiale.
Le porte della sala si aprirono.
Davanti a me, si alzó una sala intera, mentre le servitrici mi spingevano all'interno della stanza, delicatamente, mormorandomi di avere coraggio.
Le scarpe bianche, semplici, ma con un tacco vertiginoso, mi impedivano di rimanere sicura abbastanza da tenere le spalle dritte.
Non avevo bouquet.
Appena entrai nell'enorme sala circolare ed illuminata da mille vetrate, mi accorsi anche che non avrei avuto un accompagnatore. Non un padre.
A quanto pareva, queste erano le procedure, tra i vampiri: la sposa avrebbe dovuto raggiungere lo sposo da sola.
Aspettai un secondo, prima di cominciare a camminare.
Poi, appena partí la musica, misi un piede davanti all'altro, sul tappeto rosso cremisi, del colore simile a quello del vestito che avevo indossato da Rowena, quel giorno stesso.
Mi ero dimenticata che fosse ancora il mio compleanno. E mi stavo sposando.
Avanzai con cautela, lasciando che tutti, al mio passaggio, si voltassero ad osservarmi. Erano visi che non avevo mai visto. Ma non m'importava.
L'unica cosa che riuscí a catturare la mia attenzione fu l'uomo che si trovava davanti a me, in fondo alla sala. Era voltato di schiena, le mani unite, sulla schiena.
Aveva un mantello rosso, come il colore del tappeto, che copriva le sue mani, ma si vedeva dalle spalle la posizione delle braccia. Aveva i muscoli tesi.
Cominciai a sentirmi nervosa. Cosa avrei dovuto fare? Dimitri non mi aveva detto nulla. Non c'era un parroco, a sigillare il matrimonio, ma dubitavo che i vampiri ne avessero bisogno. Questo era quello che raccontavano anche le leggende.
Dimitri aveva una corona, sulla testa. Una dorata, piú grande e piú preziosa, rispetto a quella che aveva usato contro Rowena.
Deglutii.
Rowena era stata uccisa. A quanto pareva, era già avvenuta l'esecuzione.
Le servitrici ne avevano parlato, mentre mi preparavano.
Quando arrivai appena sotto ai gradini su cui si trovava Dimitri, lui si voltó, a guardarmi.
Quando i nostri sguardi si incontrarono, ebbi un tuffo al cuore.
Era stupendo: l'avevano riacconciato, gli avevano pettinato i capelli. Non aveva piú le solite occhiaie, che aveva avuto alla struttura di Rowena. Il suo mento era liscio, lo aveva ringiovanito di almeno una decina d'anni.
Quello era il mio Dimitri. Il mio sposo. Il mio re. L'uomo di cui mi ero innamorata.
I suoi occhi brillarono, alla mia vista. Si aprirono di piú, quasi fossero sorpresi di vedermi.
Vedevo, in lui, lo stesso desiderio e lo stesso amore che avevo io di lui.
Sollevai leggermente il vestito e salii i gradini, raggiungendo Dimitri. Non appena fui accanto a lui, lui mi porse la mano, sorridendo.
Io infilai la mia nella sua.
Me la strinse appena.
Poi, mi fece voltare verso la sala.
Vedere cosí tanti occhi su di me mi fece un certo effetto, fu come ritornare in una recita di Rowena. Ma Rowena era morta. E, accanto a me, c'era Dimitri.

"Ringrazio tutti per essere qui, oggi. Finalmente, siamo riusciti a sconfiggere il nostro nemico. E, con lui, abbiamo sconfitto anche la minaccia che gravava su questo regno. Su di me. Sulla nostra futura regina. Su di noi." Lo guardai, commossa, colpita dalla parola noi. "È con immenso onore e con infinito piacere che, ora, qui, davanti a tutti voi, davanti al mio regno, come hanno voluto i nostri padri e i padri dei nostri padri, prima di me, prima di noi, unisco la mano e la vita alla futura regina di questo regno, alla mia promessa sposa, a Lilith Mooney, perchè questo regno possa continuare a vivere. In pace e in armonia. E, con lei, anche i nostri discendenti, i nostri eredi.
Ed è davanti a voi che offro questo calice a Lilith, perchè possa diventare, a tutti gli effetti, la mia sposa.
Dimitri afferró dal tavolino che aveva affianco un calice.
Dentro al calice, c'era un liquido denso, scuro. Sapevo benissimo cos'era: sangue.
"Bevendo il mio sangue, diventerai la mia sposa." continuó Dimitri.
Poi, mi pose delicatamente il calice tra le mani. Io guardai il liquido dentro al calice.
Avrei voluto fare una smorfia, ma tutta la sala ci stava guardando. Avrei dovuto bere il sangue. Avrei dovuto farlo per il regno. E per Dimitri.
Dimitri mi guardava, trepidante per l'attesa.
Avvicinai il calice alla bocca. E bevvi.
Il sangue mi corse lungo la gola, caldo.
Un attimo dopo, la musica ripartí. E tutti applaudirono.
Ce l'avevo fatta.

Io e Dimitri ci stavamo muovendo sulle note di una musica lenta e nostalgica. Eravamo legati, come nella sala degli specchi.
Avevamo dato il via alle danze, al ricevimento conseguente al matrimonio.
Ora, eravamo in uno splendido giardino, curato, pieno di rose di mille colori. Al nostro tavolo, avevo trovato un vaso con una rosa rosa pallido, al suo interno.
Avevo la testa appoggiata alla spalla di Dimitri. Dimitri aveva la guancia appoggiata alla mia testa.
Mi sentivo stanca. Avrei avuto voglia di chiudere gli occhi ed addormentarmi.

"Lilith." mormoró Dimitri.
Alzai la testa verso di lui. Lui smise di muoversi e mi guardó. I suoi occhi tradivano un certo imbarazzo. Avvicinó il viso al mio.
"Ti amo." sussurró, contro le mie labbra.
Non ebbi tempo per rispondere, perchè le nostre labbra si toccarono ed entrambi ci perdemmo in un lungo e profondo bacio.
Quando ci staccammo, avevamo entrambi il fiatone, entrambi avevamo gli occhi lucidi.
Mi strinsi di nuovo a lui, nascondendo il viso sul suo petto.
Non mi sentivo ancora pronta a governare un regno.

"Ho paura." mormorai, contro il suo completo elegante.
Dimitri mi staccó leggermente da sè e mi guardó. Mi afferró per le spalle.

"Di cosa?" chiese, preoccupato.
Di non riuscire a governare un regno intero, di non riuscire ad educare al meglio i nostri eredi, del figlio di James.

"Di perderti." confessai, infine.
Avevo perso cosí tante persone, in un giorno solo.
Dimitri mi strinse a sè di nuovo, ricominciando a muoversi in un ballo lento.
Accanto a noi, altre persone, altri vampiri stavano ballando, ma, in quel momento, fu come se fossimo esistiti solo io e lui.

"Finchè avró vita, ti assicuro che non permetteró a nessuno di toccarmi. Di toccarci.
Lilith, grazie. Grazie per questo splendido matrimonio, per questa esperienza. Se non l'avessi superata, non sarei mai diventato la persona che sono ora.
E, forse, ora, non sarei nemmeno re.
Ti assicuro che tu sei la cosa piú bella che mi sia capitata, che James ha scelto per me.
È sempre stato il mio angelo custode, anche se lui ha sempre sostenuto il contrario.
Ora, ci sta guardando. Ci protegge.
Mi dispiace per quello che è successo, ma non sono riuscito ad intervenire." Aveva la voce spezzata. "Ti prometto...ti prometto che non accadrà piú nulla del genere. Ti prometto che, finché ci saró io al tuo fianco, nessuno ti farà piú del male.".
Alzai lo sguardo, stupita. Era la cosa piú sincera e sicura che Dimitri mi avesse mai detto. Lo vidi nel suo sguardo, nella determinazione che celava la sua voce.
Eppure, fino ad un momento prima, avrei giurato che Dimitri si sarebbe messo a piangere da un momento all'altro.
Chissà, forse, un giorno, l'avrei davvero visto piangere.
Senza aspettare un altro momento, Dimitri mi pose un dito sotto il mento ed avvicinó il viso al mio.
Il suo respiro mi accarezzava la pelle.
Non sapevo dove fosse finito il Capitano. Nè se Cassandra fosse sopravvissuta. Eppure, di una cosa ero certa: qualsiasi cosa ci stava preparando il futuro, qualsiasi cosa sarebbe accaduta, nulla avrebbe potuto spezzare il mio legame con Dimitri.
Il mio sangue, ora, era regale, come quello del mio sposo. Ora, avevamo entrambi un diadema, il simbolo del nostro potere e del nostro amore.
E, finchè avessi avuto vita, avrei sfidato chiunque a toglierci la corona.

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