Capitolo 3

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...James rimase attento per tutta la lezione, cosa che non stupì solo me ma anche tutti gli altri.

Durante la pausa pranzo, venne al mio tavolo, come sempre, vuoto.

"Posso?" Chiese, e si sedette prima che potessi dire qualsiasi cosa.

"Non ho ancora risposto."

"Era solo una domanda di cortesia, anche se avessi detto di no, mi sarei seduto comunque." Rispose indifferente.

Feci una smorfia e ritornai al mio piatto di pasta al sugo.

"Sei peggio di un maschio.

Visto che sei una ragazza dovresti stare attenta alle calorie che ingerisci."

Alzo lo sguardo e con la bocca ancora piena di spaghetti, dissi : "Qualfe filo in più non mi uffiderà.

E poi, non mi interessa di fiò fe la gente pensa di me, tanto mi prendono in giro a prefindere."

James scoppiò a ridere. "Fe f'è?" Chiesi, ritornando a mangiare.

"Sei strana."

"Grazie." Risposi, prendendo la bottiglia d'acqua dalla borsa. "Hai qualcosa di cui mi vuoi parlare?"

"Sì, volevo chiederti se mi potevi imprestare i tuoi appunti."

Rimasi colpita dalla sua richiesta.

"A cosa ti servono?" Chiesi, ritornando a mangiare.

"A studiare."

"Fosa?"

"Voglio passare bene gli esami."

Posai la forchetta e misi la mano sulla sua fronte.

"Hey, cosa stai facendo?!"

"No, la febbre non ce l'hai.

Senti, hai per caso bevuto troppo?"

"Ma cosa c'è di così strano? Voglio solo i tuoi appunti, ma se non me li vuoi dare puoi anche risparmiarti tutte queste scene."

"No, aspetta...tieni."

"Grazie."

"Non penso ti serviranno molto visto che non hai studiato per tutto l'anno e non sei un genio."

Ops.

"Certo che sei stronza, eh?"

"Okay, in parte me la sono meritata ."

"Ti dimostrerò che anch'io posso essere bravo a scuola." Disse, con tono di sfida.

Dovetti ammettere però che s'impegnò davvero molto.

Passava molto più tempo di prima in biblioteca e ora faceva persino i temi, roba da non crederci.

Si sedeva spesso al mio tavolo in mensa, per chiedermi qualche consiglio su alcune materie.

Non fu un bene per il mio stato sociale a scuola.

Tutte le ragazze erano gelose del mio rapporto con James, che in realtà non si basava altro che su fini scolastici.

Anche il periodo degli esami, come tutti gli altri finì.

I risultati furono esposti all'entrata della scuola dopo una settimana.

Appena li vidi fui molto soddisfatta perché anche quella volta, come tutte le volte, ero riuscita ad essere la prima della scuola.

Mi cadde l'occhio anche sui voti di James, che a dir la verità, non erano affatto male.

76 su 100 in quasi tutte le materie.

Non era il massimo, ma paragonati a quelli che aveva nel primo semestre non erano davvero male.

Lui però non ne fu soddisfatto e disse che l'anno prossimo avrebbe fatto meglio.

Verso la fine di maggio la scuola organizzò una gita in montagna.

Ne fui entusiasta, sebbene tutto ciò significava fare dei straordinari al ristorante in cui lavoravo.

Il costo del viaggio infatti, costava metà del mio stipendio mensile, 400$.

Mia madre, visto i miei risultati scolastici, mi disse che mi avrebbe pagato metà del viaggio.

Ne fui entusiasta.

Arrivò presto quel giorno.

Tutte le ragazze erano vestite in pantaloncini corti e canottiere aderenti.

Probabilmente fui l'unica che andò in tuta da ginnastica.

Ci dividemmo in due gruppi, smistati in due rispettivi pullman.

Mi sedetti tra gli ultimi posti, da sola.

Mi andava bene così, almeno avrei potuto dormire in pace.

Inaspettatamente, James si sedette accanto a me.

"Mi vuoi pedinare?" Chiesi, girandomi dall'altra parte.

"No, volevo solo ringraziarti per gli appunti che mi hai imprestato." Disse, sorridendo.

"Non farlo." Borbottai.

"Cosa?"

"Non sorridere."

"Perché?"

"Mi mette a disagio."

"Perché ti mette a disagio?" Chiese, avvicinandosi con sguardo malizioso.

"Sei orribile quando sorridi." Dissi, allontanandomi da lui.

"Fai schifo a mentire, Abby."

"Non sto mentendo." Ribatto.

"Oh, davvero?" Disse lui, avvicinandosi sempre più.

"Cosa vuoi fare? Vattene!"

"Non voglio." Disse in un sussurro.

In pochi secondo i suoi occhi furono a pochi centimetri dai miei.

Riuscivo a sentire il suo respiro da quant'era vicino e il suo battito accelerare come il mio.

Chiusi gli occhi.

Passarono qualche minuto ma non successe nulla, li riaprì.

James rise.

"Ti piaccio, Abby?"

"Che cazzo dici? Come ti possono venire in mente idee simili?" Sbottai.

Non provavo nulla per lui, davvero, solo che appena quegli occhi si avvicinavano più del dovuto io non sapevo cosa fare.

"Direi proprio di sì." Canticchiò.

"Non mi potrebbe mai piacere uno scarafaggio come te." Dissi, voltandomi dalla parte della finestra.

Rimasi a fissare la strada e gli alberi che sparivano appena dopo un secondo.

"Abby, grazie."

"Cosa?" Chiesi, voltandomi verso di lui.

"Nulla, stavo solo parlando tra me e me." Rispose.

Passammo il resto del tempo a parlare di me, di lui, dei nostri genitori, parlammo fino a quando non mi addormentai.

Feci uno strano sogno, dove James mi diede un bacio.

Era un bacio casto, dolce.

Tempeste e UraganiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora