Capitolo 5

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Il giorno seguente quell'incidente, restai allo chalet mentre gli altri furono portati vicino ad un lago a pescare e nuotare.

Diversamente da molti, io stavo bene da sola.

Non sono mai stata brava a socializzare o semplicemente farmi degli amici.

Preferivo starmene in un luogo tranquillo e leggere un libro qualunque.

Mi piaceva vivere le vite dei miei personaggi preferiti, provare quello che provavano loro, insomma, vivere davvero.

Così presi il romanzo rosa che stavo leggendo in quel periodo ed uscii, zoppicando, in giardino.

Mi sedetti sull'erba fresca e mi appoggiai sul tronco di un albero.

L'aria era fresca, e una leggera brezza si divertiva a scompigliarmi i capelli.

Una vista mozzafiato si presentava davanti a me.

Mi bastava solo quello, ed ero felice.

"Come va la caviglia?" Chiese qualcuno dall'alto.

Alzai il volto e vidi James seduto su un ramo dell'albero.

"Prima o poi ti denuncerò per stalking." Dissi, ritornando a leggere.

"È questo il tuo ringraziamento verso la persona che ti ha salvato la vita?" Saltò giù, rimanendo perfettamente in equilibrio.

"Non esagerare, non ero mica in fin di vita." Borbottai.

"Allora era meglio se ti lasciavo lì, nel cuore del bosco, di notte, in mezzo ai lupi e orsi?"

Lo ignorai.

"La professoressa ti ha detto di non camminare."

"Da quando in qua ascolti ciò che dicono le professoresse? E poi perché non sei con gli altri?" Chiesi, sbuffando.

Lui che mi veniva a parlare di ciò che dicono le professoresse, roba da matti.

"Non mi piace pescare." Rispose rapido.

"Neanche nuotare?"

"No, nemmeno nuotare."

"Non ti dispiace nemmeno un po? Ci sono tutte le ragazze in costume." Dissi, con tono provocatorio.

"Non m'interessano."

"Nemmeno Cassie? Tutti i ragazzi le vanno dietro."

"L'hai detto, ha già tanti ragazzi che le vanno dietro, troppa concorrenza."

"Se ti piacesse, penso che sceglierebbe te senza pensarci troppo."

"Ma non mi piace." Rispose lui.

"E chi ti piace?"

Sorrise. "Perché t'interessa?" Chiese voltandosi verso di me.

"Non mi interessa, era solo una domanda." Dissi, stando sulla difensiva.

"Bugiarda, stai arrossendo."

"Sì, dalla rabbia."

"Te l'ho già detto, non sei brava a mentire."

"Non mi innamorerei mai di un ragazzo arrogante come te."

"Se ti dicessi che mi piace qualcuno che non sia tu, cosa diresti?" Disse poi, guardandomi dritto negli occhi.

Rimasi colpita dalla domanda.

"Probabilmente direi : Menomale e congratulazioni." Dissi dopo un po.

Sorrise.

"Menti."

"Sogna."

Rise.

"Puoi andartene per favore?" Chiesi, scocciata.

"No, voglio stare qui con te e tormentarti un altro po." Canticchiò.

"Sei insopportabile."

Silenzio.

Non parlò per un po.

"Comunque non mi piace nessuno."

Sorrisi.

"Non m'interessa." Borbottai.

"Okay." Disse, e sorrise.

Rimase lì, accanto a me, sdraiato sull'erba, a giocherellare con uno stupidissimo fiore.

"Abby, girati un attimo." Disse, mettendosi su a sedere.

"Cosa vuoi?" Dissi, arrabbiata.

Odiavo quando qualcuno mi interrompeva mentre leggevo.

Mi mise una margherita tra i capelli.

"Ti sta bene." Mormorò, sistemandomi una ciocca.

Rimasi muta, non sapevo proprio cosa dire.

Arrivò l'ora di pranzo, il cuoco avrebbe preparato qualcosa solo per me, visto che gli altri avrebbero fatto un pic-nic direttamente al lago.

Così mi alzai, e mi diressi in camera per posare il libro.

James mi aiutò.

"Non ce n'era bisogno, me la cavo anche da sola."

"Avrei gradito di più un grazie."

"Prego." Dissi.

Sorrise.

"Quindi è questa la camera in qui state dormendo."

"Non dovresti essere qui."

"È più piccola della mia."

"Ma tu non hai proprio nulla di più interessante che assillarmi?"

"No, direi che non c'è nulla di più divertente."

"Ti ho già detto che sei insopportabile?"

Sorrise.

"Hai finito di mettere a posto?" Chiese poi.

"Puoi anche andartene se vuoi."

"Non voglio."

"Allora non assillarmi."

"Sei un'ingrata."

Stavo per voltarmi e ribattere quando me lo ritrovai davanti.

Ancora una volta, quegli occhi che avevano lo stesso colore del cielo di quel giorno, erano a pochi centimetri dai miei.

"C-che cosa stai facendo?" Balbettai, indietreggiando.

Finii per cadere, e James sopra di me, visto che tentò invano di afferrarmi la mano.

Odiavo quelle situazioni in cui, per quanto lo volessi, non riuscivo a muovermi.

Il cuore mi batteva così forte che sembrava volesse scappare via dal mio petto e l'aria, l'aria sembrava esser scomparsa attorno a me.

Rimasi lì, sotto di lui, a fissare quella faccia seria che raramente faceva.

Mi diede una carezza sulla guancia e sorrise.

"Abby..." Disse. "Io..."

"Cosa?"

Sorrise.

Quei minuti che passarono sembrarono un'eternità.

"No, nulla." Disse alla fine.

Si alzò e aiutò anche me.

"Forse dovremmo andare in cucina.

Se non ti sbrighi si raffredderà tutto." Disse, aprendo la porta.

"Sì, andiamo." Mormorai ancora attonita da quello che era appena successo.

Cosa stava per dirmi?

I giorni in montagna finirono presto, e il mio piede guarì prima del previsto, così nei penultimi giorno potei partecipare alle attività proposte.

Speleologia e arrampicata.

Marianne ovviamente si finse malata quando proposero arrampicata.

Fu una bell'esperienza la gita, sopratutto perché ero finalmente riuscita a fare amicizia con qualcuno.

Tempeste e UraganiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora