Capitolo 28

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( James' Version) Restai accanto a Abby per tutta la notte, nonostante le infermiere erano contrarie.

Rimasi a fissarla, distesa immobile in quel letto dalle bianche lenzuola.

Le palpebre appena chiuse, il volto rilassato.

Sembrava così fragile che avevo paura di sfiorarla.

Le sue labbra erano leggermente curvare in quello che sembrava un sorriso.

Avvicinai la mia mano alla sua e la strinsi.

Che cazzo avevo fatto?

Non ero il quello che meritava di vivere ancora, continuavo a pensare.

Appena chiudevo occhio, le immagini dell'incidente si ripercuoteva nella mia mente, a ripetizione.

Il camion.

Lo scontro.

Il sangue.

Il colore rossosangue che ricopriva tutto il corpo di Abby.

Mi dimisero dall'ospedale una settimana dopo, in seguito a tutti gli esami e radiografie.

A scuola, appena mi incrociavano, cambiavano strada.

Ero incazzato, con me stesso, con la vita, che mi stava portando via la persona che più amavo al mondo.

Così, me la presi con chi mi era vicino.

Ricordo ancora, quando, nel bel mezzo di una spiegazione, mi alzai e rovesciai il banco per terra.

"Vaffanculo." Dissi, e uscii dalla classe.

Mi sentivo spesso soffocare, come se all'improvviso, tutta l'aria che mi era attorno, mi fosse stato sottratto via.

Non vedevo nessuna soluzione.

Abby avrebbe potuto rimanere così anche per sempre, e sarebbe sempre stata colpa mia.

In quel periodo, George e Marianne mi stettero abbastanza vicini, nonostante tutto.

Nessuno dei due però, avrebbe mai capito come mi sentivo.

"Come farò a uscire da questo labirinto?"

Era una delle frasi che Abby citò quando lesse "Cercando Alaska".

Non so perché, ma in quel momento, mi vennero in mente quelle parole.

Il labirinto in cui sono bloccato ora è fatto di pareti d'angoscia e dolore.

Mi chiedo se riuscirò mai a uscire da questo posto.

Dopo la scuola, la mia unica destinazione, era l'ospedale.

Camera 491, quinto piano.

Vicino al giardino dell'ospedale, vidi una margherita dai petali bianchi.

Sorrisi per un istante, ricordandomi della gita scolastica del terzo anno.

La raccolsi e continuai a camminare.

Finalmente arrivai alla camera di Abby.

Jacob si era addormentato accanto a lei. Gli misi una coperta e mi avvicinai a Abby.

Le sfiorai una guancia e presi la margherita che avevo messo in tasca.

La appoggiai sul comodino accanto al suo letto.

Mi chinai e le diedi un bacio sulla fronte.

Vederla in quello stato, mi distruggeva.

Se solo avessi potuto, avrei cercando in tutti i modi di aiutarla a sopportare tutto il dolore che aveva sofferto.

Tempeste e UraganiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora