Capitolo 19.

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Dato che in quella piccola stanza c'era solamente una sedia, Yoongi disse all'altro:

"Accomodati pure, io penso che mi siederò per terra."

Tuttavia il più giovane si sentì in colpa al pensiero di aver sottratto il posto al suo professore, e decise di unirsi a lui.

"A dire il vero quella sedia mi sembra piuttosto scomoda, preferisco farti compagnia lì sul pavimento."

Fu così che, con grande sorpresa di Yoongi, l'altro si sedette accanto a lui.

« Sai, credo proprio che staremo qui per molte ore," Disse il professore.
"Cosa ne dici di iniziare a parlarmi del motivo per cui ti trovi in biblioteca a quest'ora, in particolare in una stanza in cui non potresti neanche stare."

"Questa sera non riuscivo proprio a prendere sonno, perciò ho pensato di uscire a fare due passi. Passando di qui per caso, ho notato che questa stanza era aperta, mentre di solito é sempre chiusa a chiave, e ho voluto dare un'occhiata. Anche se, a essere onesto, potrei farti la stessa domanda.."

Yoongi sapeva benissimo che Hoseok stava mentendo, ormai aveva imparato a conoscerlo, soprattutto grazie alle confessioni. Tuttavia decise di non indagare oltre.

"Di solito vengo sempre qui la sera tardi, perché è l'unico momento in cui posso dedicarmi allo studio. Le mie giornate sono sempre troppo occupate..."

"Ero certo che Min Yoongi non potesse passare un solo momento senza rifugiarsi nei suoi amati libri."  Rispose Hoseok ridacchiando.

Yoongi sorrise a quelle parole, e i due cominciarono a parlare del più e del meno, come se fossero amici di lunga data.

Man mano che la conversazione proseguiva, i due si sentivano sempre più a loro agio l'uno con l'altro, tanto che il maggiore disse:

"Sai Hoseok, c'è una domanda che volevo farti da molto tempo: mi sembra chiaro che non sia stata una tua scelta quella di entrare in monastero, perciò vorrei sapere come mai ti trovi qui".

Il più giovane si sentì lusingato: era contento del fatto che il suo professore, sempre così freddo e distaccato, prestasse attenzione ai suoi atteggiamenti, e che riuscisse addirittura a leggergli dentro.

Inoltre, oramai sentiva di potersi confidare con lui; in fondo avevano trascorso molto tempo insieme ultimamente, ed era convinto che il più grande si stesse pian piano aprendo nei suoi confronti.

« Vedo che oltre ad essere molto studioso sei anche piuttosto perspicace,Yoongi.

Ebbene sì, non sono stato io a rinchiudermi volontariamente in questa prigione, ma mi hanno costretto i miei genitori: sin da quando ero solo un bambino hanno sempre creduto di sapere cosa fosse meglio per me, nonostante non passassimo mai del tempo insieme.
Mio padre é un professore di letteratura, e  ha sempre preteso che il mio rendimento scolastico fosse perfetto: non mi ha mai lasciato praticare nessuno sport o andare a giocare a casa degli altri bambini, perché riteneva che tutto ciò fosse una distrazione inutile.

Entrambi i miei genitori hanno sempre avuto una mentalità molto ristretta e hanno fatto di tutto per impedirmi di vivere serenamente la mia infanzia.
L'unica persona che mi voleva veramente bene era la mia tata Taeha.
I miei non erano mai in casa, perciò io e lei passavamo intere giornate insieme a giocare e, per volontà di mio padre, a fare i compiti.

Ero un bambino molto solo, senza amici e con genitori assenti, tuttavia quando ero con lei non mi sentivo mai triste: era sempre pronta ad ascoltarmi e darmi cosigli senza giudicarmi, come una vera madre.
Infatti fu l'unica a cui dissi della mia passione per la danza, e, di nascosto dai miei che non avrebbero mai approvato, ci divertivamo a cantare e ballare insieme per ore.

Un giorno, quando i miei tornarono a casa la sera,mi ordinarono di andare al piano di sopra per poter parlare a quattr'occhi con Taeha. Io mi nascosi lungo le scale, dove potevo ascoltare la conversazione senza che mi vedessero, e sentii mio padre che le urlava contro infuriato, incolpandola del fatto che i miei voti fossero peggiorati.
Poco dopo Taeha venne in camera mia per darmi la buonanotte e, con le lacrime agli occhi, mi disse che ero speciale e che per nulla al mondo avrei dovuto lasciare che mio padre infrangesse i miei sogni. Sfortunatamente, proprio lui sentì quelle esatte parole e, in preda all'ira, la licenziò. Implorarlo di farla restare non servì a nulla, tuttavia anche se non la vidi più non dimenticai mai le sue parole, e continuai a danzare di nascosto dai miei genitori.

Crescendo, però, le loro assurde regole mi stavano sempre più strette, e loro cominciarono a stancarsi che il loro unico figlio fosse un simile ribelle.
Anche se hanno deciso di liberarsi finalmente di me quando, ormai mesi fa, mi hanno scoperto ballare in segreto.
E così mi hanno spedito qui per essere certi che non pensassi ad altro che allo studio...
Bella fortuna non é vero? »

My religion is you. || Yoonseok || Sope Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora