11º giorno nell'arena

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«Rue! Rue, calmati!»
Mi sveglio all'improvviso. Sono sudata e sto tramando. Ho paura, tanta paura. Un incubo nell'arena era l'unica cosa che stavo cercando di evitare come la peste. 
Era stato Peeta a parlare, invece Katniss era sopra di me e mi teneva le mani.
«Rue, va tutto bene?» mi chiede Katniss togliendosi da sopra di me.
Io non rispondo continuo a tremare.
«Ehy va tutto bene» dice Peeta abbraciandomi «C'è qualcosa che ti possa far calmare?»
Esito, ma poi chiedo «Posso uscire. Vado a cacciare magari...»
«Certo, vai pure!»
Così esco portandomi dietro i miei coltelli e lascandomi dietro i due sfortunati amanti del distretto dodici. Vago per la foresta per ore, cacciando qualche coniglio e qualche fagiano, oppure arrampicandomi sugli alberi.
Quando torno alla grotta trovo Katniss che dorme e Peeta che la guarda. Spero con tutto il mio cuore che Katniss non faccia solo finta di amarlo, ma che dica la verità. Ma so che non è così.
«Va meglio, piccola?»
«Si grazie... sei riuscito a convincerla a dormire?»
«Sì, non so nemmeno io come ho fatto» ride lui.
Ha le labbra secche e non ha affatto un bel aspetto.
«Peeta tu non stai bene, vero?»
«Va meglio»
«Non mentire, basta guardarti per vedere che non va meglio»
«Va bene, mamma»
Gli faccio uno sguardo truce e lui sorride. Come è possibile che lui che è quello che sta peggio fra noi tre, sia il più allegro e sereno. Katniss è preoccupata al minimo rumore che sente e io faccio degli incubi davvero molto sconvenienti, mentre Peeta scherza e ci conforta, quando dovremmo essere noi a confortarlo.
Quando Katniss si sveglia ci mettiamo all'opera per rimettere in sesto Peeta. Katniss lo controlla bere, mentre io gli do altre pastiglie per la febbre. Poi ci occupiamo delle ferite più lievi e infine passiamo alla gamba. Quest'ultima è molto peggiorata. Non c'è pus, ma il gonfiore è aumentato e la pelle è lucida e infiammata. La cosa più preoccupante però sono le striature rosse che inziano a risalire lungo la gamba. Avvelenamento del sangue. Se non lo blocchiamo, Peeta morirà di sicuro. Le cose che abbiamo usato fino ad ora non serviranno a nulla. Abbiamo bisogno di qualcosa da Capitol, ma non credo che Haymitch riesca a mettere insieme tutti quei soldi.
«Be', il gonfiore è aumentato, ma il pus è sparito» annuncio con voce incerta.
«So cos'è l'avvelenamento del sangue, Rue»
«Dovrai solo sopravvivere agli altri, Peeta. Ti curerrano a Capitol City, quando vinceremo.» ribatté Katniss.
Ci stiamo arrampicando sugli specchi, nessuna delle due sa più cosa fare. L'unica cosa è avere speranza. Peeta cerca di rassicurarci, ma sappiamo che lo fa solo per noi, che non ci crede minimente alla sua sopravvivenza.
Io e Katniss decidiamo di fare una zuppa. Quando usciamo dalla nostra grotta notiamo subito un gran caldo. Sono sicura che gli strateghi stanno progressivamente aumentando le temperature.
«Ti manca tanto?» mi chiede all'improvviso Katniss.
«Più di ogni altra cosa. Lui era la mia roccia, la mia ancora. Ora... mi sento per come sono realmente, piccola e indifesa...»
Dopo averlo confessato mi sento molto meglio. È come essermi tolta un peso. Non mi ero mai tolta questo peso dopo la morte di mio padre. Perché dopo che è morto ho preferito, lavorare e lavorare, senza pensare ad altro. Solo al lavoro. Così ho potuto dimenticare tutto quello che volevo dimenticare, perché ero sempre troppo stanca per pensarci. E sono consapevole che sia stato quello a farmi andare avanti. Quello e Tresh. Ora però che Tresh non c'è più, mi sembra che l'unica cosa che mia sia rimasta sia il lavoro, e allora capisco. Non era il lavoro a farmi dimenticare mio padre. Era Tresh. Lui che mi faceva ridere perché non parlava quasi mai e quando parlava era sempre per dire qualcosa di terribilemente vero che però nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di dire. Lui che mi faceva da spalla su cui piangere quando arrivavo al limite della sopportazione di tutto quel peso che mi porto dietro. Lui che pensavo ci sarebbe stato sempre e so che ci sarà sempre. Ma non sarà qui con me fisicamente. Solo nella mia testa, solo nel mio cuore...
Katniss mi abbraccia.
«Non piangere. Non puoi farti vedere debole»
Ha ragione e non la ringrazierò mai abbastanza visto che sta coprendo le mie lacrime con l'abbraccio.
«Grazie» sussurro.
Mentre aspettiamo che si cuocia la zuppa Katniss torna da Peeta. 
Il suono delle trombe mi fa sussultare, raggiungo l'imboccatura della grotta dove c'è anche Katniss.  A parlare è Claudius Templesmith e ci sta invitando a un festino. A noi non serve niente, quindi io e Katniss rifiutiamo la sua offerta dal principio, ma poi lui annuncia «Un momento, aspettate. Alcuni di voi hanno già declinato l'offerta. Ma questo non è un festino normale. Ciascuno di voi ha un bisogno disperato di qualcosa.»
«Ciascuno di voi troverà quel qualcosa in uno zaino contrassegnato dal numero del suo distretto, alla cornucopia, all'alba. Pensateci bene prima di rifiutare. Per alcuni di voi sarà l'ultima possibilità»
Katniss è al settimo cielo, ma prova a mentire a Peeta dicendo che non ci andrà e ovviamente lui non ci crede, Katniss fa schifo a mentire.
Io ci penso un po' su... Peeta, ha un bisogno disperato di qualcosa, e con lui Katniss visto che sono dello stesso distretto e avranno lo zainetto in comune. Ma io di cosa ho un disperato bisogno?
«Rue, tu che ne pensi?» mi chiede Katniss.
«Di cosa ho un disperato bisogno?»
Peeta e Katniss ci pensano un po' su.
Il primo mi risponde «Sincermanete non saprei, di conseguenza non andate!»
«Rue digli che se non andiamo lui non avrà mai la medicina»
Non mi piace affatto trovarmi in mezzo a due fuochi. Soprattutto se questi due fuochi sono Peeta e Katniss. Però devo ammettere che questa volta ha ragione Katniss, se non andiamo al festino, Peeta morirà.
«Peeta, se...» provo.
«Non morirò. Lo prometto. Se tu mi prometti di non andare.» mi interrompe Peeta «E non andrai nemmeno tu» continua indicandomi.
Alla fine io e Katniss ci arrendiamo e lei va a prendere la zuppa che abbiamo preparato.
«Magari è qualcosa contro gli incubi. A Capitol hanno medicine per qualsiasi cosa» mi dice Peeta all'improvviso.
Non rispondo. Continuo a pensare. Se mi è sfuggito qualcosa, magari per via dell'adrenalina di questi giorni, non mi sono resa conto di avere qualcosa, come ad esempio la febbre. Ma mi sembra strano. Così l'unica opzione plausibile è quella di Peeta. In effetti riuscire a controllare i miei incubi ci gioverebbe molto.
Katniss torna e dà la zuppa a Peeta, che inizia a dire che è molto dolce. Strano, non ci abbiamo messo nulla di dolce. Katniss parla di delle Bacche Zuccherine di cui io non ho mai sentito parlare.
«Sono dolci come lo sciroppo» dice Peeta.
Poi fa uan faccia sconvolta.
«Sciroppo» ripete.
A quel punto Katniss gli tappa il naso e la bocca, per non fargli sputare la zuppa. Io rimango ferma a guardarla. Non ho la più pallida idea di quello che sta accadendo.
«Cosa è appena successo?» chiedo guardando Peeta.
«Gli ho dato uno sciroppo per dormire, dal noi, al dodici, si usano spesso»
«Così noi potremo andare alla cornucopia e prendere quello che serve a Peeta» capisco.
«Viene da uno sponsor?» chiedo dopo un po' di silenzio.
Katniss annuisce soltanto.
Ora che ci penso io e lei abbiamo uno strano rapporto. Non parliamo molto, però io la vedo come una sorella e credo che anche lei mi veda in questo modo. Ci proteggiamo a vicenda ed è proprio quello che facciamo con i nostri fratelli anche a casa.
«Faccio io il primo turno» dico.
Katniss annuisce e si mette a dormire.
Io rimango solo con i miei pensieri, ma per la prima volta da giorni non penso a Tresh, ma a una domanda che continua ad assillarmi "Di cosa ho un disperato bisogno?"

Rue: la Bimba di Panem Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora