Capitolo due

8.4K 287 43
                                    

*

Con la mano cerco a tentoni di spegnere la sveglia sul comodino finendo per farmi male alla mano quando al posto del telefono colpisco lo spigolo. Sbuffando apro gli occhi cercando la forza per uscire dalle coperte e iniziare la giornata; Faccio una doccia veloce e cerco di prepararmi velocemente. Sono le otto e mezza, Jess è già uscita per andare a lezione, la mattina, quando lei è fuori, ho tutta la casa disponibile per accendere la radio ad alto volume e ballare come una pazza per casa, ma oggi non posso, devo andare a lavoro. Scuoto la testa pensando all'assurdità della situazione mentre finisco di fare colazione. Il telefono al mio fianco vibra segnalando l'arrivo di un nuovo messaggio. Leggo il mittente e lo lascio ricadere sul tavolo. Per qualche ora sono riuscita a non pensare al casino infinito che è la mia relazione, io e il mio ragazzo abbiamo litigato pesantemente per un motivo...inesistente? A quanto pare si può discutere anche per motivi che non esistono; mi sto ancora chiedendo cosa sia successo e, adesso, dopo avermi evitato per l'intera giornata ieri, mi manda un messaggio di scuse.

"Mi dispiace ma oggi devo andare a lavoro, a dopo!"

Scrivo velocemente e metto il cellulare in borsa, non ho voglia di perdere tempo con lui, a risollevare una relazione disastrosa. Quando ci siamo incontrati la prima volta pensavo di aver trovato una persona dolce, brava, invece con il passare degli anni si sta rivelando solo per il grande idiota che è. Passo una mano sul viso per calmarmi, se solo non mi sentissi così legata a lui. Quando sono arrivata a Londra è stato un punto di riferimento e un po' mi spaventa pensare alla mia vita senza di lui. Nel corso degli anni mi sono attaccata addosso l'etichetta di non essere in grado di fare niente senza il suo aiuto. Non riesco a uscirne. Prima di scoppiare a piangere, cerco di isolare il pensiero, penso piuttosto che sto per rivedere Niall a casa sua. Sorrido e prendo la borsa e la giacca pronta per uscire. Scendo le scale del condominio in fretta e una volta fuori mi avvio verso la stazione della metro. Controllo di avere il biglietto e scendo le scale in fretta, dovrebbe passare tra due minuti. Intanto spero che la mia macchina sia pronta in un paio di giorni, imparare a guidare in una città come Londra è stato estenuante all'inizio, ma una volta imparati i ritmi non riesco più a prendere la metro per ogni singolo movimento che devo fare. Infilo le cuffie in attesa e scorro il mio ipod alla ricerca della canzone giusta. Mentre le note di Over again invadono i miei pensieri mi rendo conto che manca solo una settimana all'uscita del nuovo album. Sono emozionata e non vedo l'ora di ascoltare cosa hanno preparato. Potrei chiedere qualcosa a Niall, magari nasconde una copia in casa! Immersa nei miei pensieri salgo sulla metro e resto in piedi fino alla mia fermata cercando di non perdere l'equilibrio. Quando esco mi guardo attorno per qualche istante per fare mente locale sulla strada da dover percorrere, la zona oggi è piuttosto trafficata, ma con mia grande sorpresa non impiego tanto tempo a imboccare la strada giusta. Suono più volte al citofono, guardandomi attorno nervosamente. Ho paura che qualcuno mi vedi, non sto facendo niente di male, ma so di preciso cosa ne verrebbe fuori. Suono ancora, questa volta più intensamente e finalmente sento un "Arrivo!" esasperato. Quando sento la porta aprirsi sgrano gli occhi per la sorpresa.
"Ehi, stai bene?" chiedo a un Niall decisamente assonnato e con gli occhi gonfi.
"Sono nei casini!" sbuffa spostandosi per farmi entrare in casa.
Chiude la porta dietro di me e si dirige in cucina, lo seguo con un'espressione confusa. La casa è un disastro, ci sono piatti sporchi e bottiglie vuote da tutte le parti, spalanco la bocca per dire qualcosa, ma lui mi fa cenno di stare in silenzio. Ha il viso sfinito, è pallido.
"Non ti ci mettere anche tu! Lo so che è un casino, ieri sera ho dato una festa e la cosa mi è sfuggita di mano. Mi sono addormentato e gli altri non hanno messo in ordine e ora è tutto in disordine e non ce la faccio a vederlo" dice chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.
"Beh, si nota che ti è sfuggita di mano, ma ora respira. Per favore." dico sorridendo.
"Sto cercando di regolarizzare il respiro da ore, senza risultato e a mezzo giorno vengono i miei, vengono i ragazzi e devo mettere in ordine, fare la spesa, cucinare qualcosa di decente o ordinare qualcosa da asporto e dovrei riprendermi!" dice buttando giù una tazza di caffè.
"Ehi, quante ne hai bevute di quelle?" dico togliendoli la tazza dalle mani. Un gesto troppo confidenziale, ma lui non sembra farci caso.
"Cinque e non è cambiato niente, ho più mal di testa di prima!" 
"Ci credo Niall, dai ci penso io qui, vai a riposare un po', forza!" dico togliendomi la giacca per appoggiarla su una sedia stranamente libera.
"No, non posso, guarda quante cose ci sono da fare!"
"Niall,non mi sei d'aiuto se sei nel panico, ok? Respira lentamente, vai in camera e riposati. Qui ci penso io" dico con tono fermo. Sta per ribattere ancora, ma il mio sguardo lo fa ammutolire.
Mi guarda pensieroso poi annuisce, gli faccio cenno con la mano di andare via e lui dopo uno sbadiglio e un'ultima occhiata si dirige verso la sua stanza. Lo guardo allontanarsi e poi sospiro, alzo le maniche del maglioncino e comincio a sistemare. Apro diverse ante del mobile in cucina alla ricerca di un sacco della spazzatura abbastanza grande e inizio a ritirare tutte le bottiglie, tutti i piatti di plastica, stando attenta a dividere i rifiuti. Raccolgo i bicchieri nel salotto e ringrazio che il tappeto non abbia macchie. Non posso nemmeno immaginare cos'è successo ieri sera, ma mi fa sorridere teneramente vedere che tutto ciò che riguarda le bevande è di origine irlandese. Prima di continuare prendo dalla borsa l'ipod e metto su un po' di musica, sospiro pensando che sono a casa di Niall e mi ritrovo a pulire casa sua solo perché tutti e cinque mi hanno mandato in pappa il cervello con la loro musica e il loro modo di essere. Ballando sistemo il copri-divano e i cuscini, passo una pezza umida sul tavolino e rimetto in ordine gli oggetti sul mobiletto. Mi sposto in cucina per lavare e sistemare tutte le stoviglie, ogni tanto mi fermo a cantare una canzone oppure per rimettere a posto una ciocca di capelli che beffarda cade davanti agli occhi. Cerco di soffiarla via, ma non ci riesco e sono costretta a fare la contorsionista per evitare di sporcarmi tutta. Riesco a mettere a posto la maggior parte delle cose, altre le lascio vicino al piano cottura. 
Prendo la scopa e mentre spazzo, mi fermo a far finta che sia un microfono e inizio a cantare sulle note della canzone di turno. Mi muovo per casa sorridendo, mi lascio trasportare dalla musica, regolando ogni tanto il volume, e preparo lo straccio da passare e mentre lascio che si asciughi per bene, attraverso il corridoio e, un po' in imbarazzo, busso alla porta della camera di Niall.
Cerco di affinare l'udito per poter cogliere anche un piccolo mugolio, ma arriva solo il silenzio. "Niall?" lo chiamo ancora.
"Adesso arrivo, un attimo!" La voce impastata dal sonno. Lo immagino stropicciarsi gli occhi e sistemarsi i capelli per rendersi presentabile. Mi lascio sfuggire un sorriso e facendo attenzione a non lasciare impronte torno in salotto. Mi siedo sul divano aspettando che arrivi e ne approfitto per riaccendere il cellulare. Lo schermo inizia a lampeggiare avvertendomi dell'arrivo di nuovi messaggi, so già che la maggior parte sono di Luke. Osservo l'anteprima e sbuffo, non è molto originale, ha scritto per dieci volte la stessa cosa: "Cosa? Dove lavori?".
Li cancello tutti senza rispondere e metto il telefono in tasca mentre Niall arriva in salotto.
"Oh!" dice guardandosi intorno. "Hai le mani d'oro!" continua aprendosi in un sorriso e io non riesco a trattenermi e arrossisco.
"Grazie, davvero. Non avrei mai potuto pulire tutto il casino in casa e in giardino nelle condizioni in cui mi hai trovato prima. Scusami per averti fatto fare tutto da sola."
"Aspetta, cosa hai detto? Il giardino?" dico sgranando gli occhi e mettendomi in piedi. "Dannazione!" dico aprendo la veranda. Fisso l'esterno con le mani in faccia. "Si può sapere quanti eravate?"
"Mh, più o meno una decina?" dice alzando le spalle.
"Una decina? E avete fatto tutto questo casino?" chiedo guardando il disastro in giardino.
"Lo so, non so come ho fatto. Te l'ho detto, mi è sfuggita di mano e mi sono addormentato. Era tanto che non vedevo alcuni di loro, ma pensavo mio cugino avesse dato un'occhiata."
Cerco di calmarmi, non spetta a me dirgli cosa può o cosa non può fare e di certo una ramanzina è l'ultima cosa che vuole sentire adesso. "Scusa, non sono fatti miei. Sto solo pensando a come velocizzare il lavoro dato che pensavo di aver finito" Osservo l'orologio mentre lui abbozza un sorriso. "Sono le dieci e mezza, possiamo farcela... ma non farmi mai più uno scherzo simile, già stavo pensando a come poltrire sul mio letto per qualche ora!" Punto il dito contro il suo petto con un'espressione seria in viso. Lui trattiene una risata e io aggrotto le sopracciglia. Si gratta la nuca e io alzo gli occhi al cielo. "Che c'è?"
"In realtà...ecco, ti volevo chiedere..."
"Cosa?"
Lo guardo in attesa, non smette di sorridere. Gli occhi sembrano ancora più azzurri ora che la luce del sole si infrange sul suo viso. "Sai cucinare?" La domanda mi riporta alla realtà e vorrei rispondere che sono una vera chef, ma "S-No!" rispondo capendo dove vuole andare a parare.
"Sno?" ride. "Crei nuove parole?"
"Oh, dannato Niall! Io volevo solo incontrarti, perché non mi sono fatta i fatti miei? Ti odio!" sbuffo puntando i piedi come una bambina.
"Non dai, non mi odiare!" Ride e lo fa con tutto il volto. Sembra divertito e devo trattenermi dal prendere il telefono e registrarlo per poter riavvolgere il video e continuare a vedere questo momento all'infinito.
"Non c'è da ridere!" Poggio le mani sui fianchi teatralmente.
"Si invece, dovresti vederti!" Tento di rimanere seria, ma un sorriso sfugge anche a me sentendolo ridere.

The Maid | Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora