Capitolo sette

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Mi siedo a terra, le gambe stese, i palmi delle mani sul terreno a sorreggermi. C'è il sole oggi e i raggi mi accarezzano riscaldandomi. Un pallone è fermo tra le mie gambe e ogni tanto lo sposto da una parte all'altra in attesa. Louis William Tomlinson è il ragazzo più ritardatario del pianeta, di questo sono ormai certa. Da venti minuti sono sul campetto da calcio in cui sono solita allenarmi con la squadra. Sono andate tutte via e io ho semplicemente continuato a esercitarmi per non farle incuriosire. In fondo non è la prima volta che mi trattengo dopo l'orario fissato. Se solo Louis si facesse vivo. Guardo il cellulare, ma non trovo niente. Ieri ci siamo messi d'accordo per incontrarci in mattinata e giocare un po' insieme. La proposta è arrivata direttamente da lui e, solo più tardi, ho scoperto che aveva già prenotato il campo senza sapere aspettare una mia risposta. Stasera invece ci sarà la famosa premier e non sento e vedo Niall dall'ultima volta che sono stata a casa sua, niente messaggi, niente chiamate, niente di niente. Mentirei se dicessi che non ho controllato il cellulare sperando di trovare qualcosa, o anche pensato di fare il primo passo, ma alla fine chiudevo la conversazione e allontanavo il telefono. Sbuffo tirando su, faccio scivolare il pallone sotto gli scarpini. Palleggio prima di fare un tiro destro e vedere la palla ruzzolare via, lontana. Di cosa mi meraviglio, non lo so. Non siamo niente e non è obbligato a scrivermi, cercarmi o darmi spiegazioni. Prendo una rincorsa dopo aver raggiunto la palla e tiro potentemente facendo finire il pallone nella rete più vicina. Faccio una piccola corsetta per riprenderlo e ripeto la stessa cosa una decina di volte.
"Ehi, tira piano! La buchi la rete così!" sento dire dietro di me. Mi giro e vedo Louis corrermi incontro con una tuta grigia, la maglia rossa e il cappellino in testa. Vorrei prenderlo in giro per il ritardo, riprenderlo anche, ma mi sento leggermente in soggezione, così mi limito a salutare e sorridere alla sua battuta.
"Non sei arrabbiata per il ritardo?" chiede incuriosito. Io scrollo le spalle e Sì, certo che lo sono, vorrei rispondere, ma scrollo le spalle "Figurati, avrai avuto da fare!"
Lui sbuffa spazientito e io sgrano gli occhi senza capire cosa sta succedendo.
"Stanno arrivando anche gli altri" dice indicando alle sue spalle, il tono spento e una smorfia sul viso. Tengo il pallone fermo sotto il mio piede e con le mani sui fianchi lo guardo.
"Ho detto qualcosa di sbagliato?" chiedo sconvolta dal suo cambiamento d'umore.
"Avrei preferito ricevere insulti, sono un ragazzo normale e ho fatto tardi!" dice con un mezzo sorriso come se volesse sentire dei rimproveri.
"Oh, scusa?" dico imbarazzata. Non so cosa dire, mi ha colto totalmente impreparata. Posso capire la sua voglia di normalità e assesto il colpo di averlo fatto infastidire. Lui scuote la testa e senza che io possa dire o fare altro, ruba il pallone da sotto il mio piede e va a segnare.
Una risata risuona dall'entrata del campo e mi giro di scatto. Lo riconoscerei in mezzo a un mare di persone, questa è la verità. Un sorriso nasce spontaneo sul mio viso mentre vedo Niall attraversare il campo per raggiungerci seguito da Liam e Harry.
"Ciao!" urla quest'ultimo in italiano correndo verso me e Louis.  "Ciao Harry" ricambio cercando di reprimere un sorrisino da adolescente in piena crisi ormonale quando Niall e Liam si girano a sorridermi contemporaneamente. Ti prego Dio aiutami tu, devo stare calma e ricordare come si respira. Non avevo previsto di stare nello stesso campo con quattro quinti dei One Direction, anche se li avevo invitati tutti non pensavo si sarebbero presentati, Zayn dev'essere già partito e pensavo loro passassero il tempo per prepararsi all'evento di questa sera. 

"Ciao ragazzi" saluto imbarazzata.

Prima di accettare di giocare con loro dovevo pensare a come mi sarei sentita. Mi sembra di non poter muovere un solo piede con loro accanto. Devo mantenere il contatto con la realtà, i ragazzi scambiano qualche chiacchiera tra loro e vorrei entrare nella conversazione per salutare Niall, dire qualcosa che rompa il nostro imbarazzo, ma rimango in silenzio nel mio spazio.
"Scusaci per il ritardo!" Liam alza le spalle dispiaciuto e io sorrido.
"Fa niente, già si è scusato Louis!"
"Ha fatto un quarto del suo dovere visto che la colpa è tutta sua!" ribatte Harry mentre Louis lo colpisce con la palla sulla coscia. "Mi hai fatto male!" Louis lo guarda accigliato prima di sorridere e alzare gli occhi al cielo.
"Non avevo dubbi dipendesse da lui!" dico facendo girare Louis di scatto. Il mio tono risulta un po' scocciato e lui mi sorride dolcemente capendo il mio tentativo di rimediare a quanto detto prima. Torna a ridere come un bambino e io sorrido di rimando felice, mentre Liam spazientito gli ruba il pallone e iniziano una vera e propria lotta verso la porta. Non posso far altro che scoppiare a ridere, soprattutto quando Harry li segue urlando per il campo, sembrano tre ragazzini qualunque, mi fermo a guardarli sorridendo senza accorgermi dello spostamento di Niall dietro di me.

The Maid | Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora