44

4.2K 160 16
                                    

Strange mi aveva lasciato sola nel laboratorio di Shuri, con mille domande a cui solo lui poteva dare risposta.

Il perché mio padre gli avesse lasciato quel ciondolo era quella che mi tartassava la testa. Se Stephen non fosse tornato vivo da quel viaggio, non avrei potuto saperlo.

Mi aveva stretta in un abbraccio e poi baciato la fronte. Mio padre lo faceva spesso quando doveva partire per qualche giorno.

Si era poi aperto un portale davanti a se. Prima che potesse voltarsi mi ero velocemente asciugata le lacrime che mi avevano rigato le guance. I suoi occhi azzurri mi avevano lasciato un senso di pesantezza allo stomaco a cui non riuscivo dare un nome. Molto probabilmente era paura. Si, paura di non vederlo più tornare.

Mi aveva salutato con un cenno della mano, e io, cercando di tenere su sempre quel muro di insicurezze e ansie alle mie spalle, lo avevo salutato come fa un bravo soldato con il proprio comandate.

Da quando avevo conosciuto Steve lo facevo spesso. Mi divertiva, e faceva sorridere chi avevo davanti.

"Se la caverà, vedrai"

Mi voltai,per vedere chi fosse stato a farmi ritornare alla realtà. Non credevo di essere stata tanto tempo a fissare il vuoto, il punto in cui Strange si era aperto il portale e con la stessa velocità era sparito.

Annuii solamente. Steve era appoggiato allo stipite della porta. Le braccia incrociate al petto. I muscoli delle spalle sembravano esplodere sotto quella maglietta stretta.

Avevamo passato la notte insieme, tra baci, carezze e a fare l'amore. Qualche ora prima l'avevo visto indossare quella maglietta e mi ero ritrovata a pensare a quanto avrei voluto togliergliela di dosso, eppure adesso, l'unica cosa che riuscivo a pensare vedendolo li, era  la voglia di abbracciarlo.

Feci due passi verso di lui. Lo vidi immediatamente lasciare cadere le braccia lungo i fianchi e mettere il peso su entrambe le gambe,restando dritto.

Non appena il mio corpo fu a pochi centimetri dal suo, mi alzai sulle mezze punte, afferrando il suo collo e stringendomi a lui. Le mie mani scesero sulla lunghezza della sua schiena e lo sentì sciogliersi, avvolgendo le braccia attorno al mio corpo in modo più saldo.

Mi baciò la testa e sentii le lacrime minacciare di nuovo di bagnarmi gli occhi. Tirai su con il naso. Speravo che Steve non mi chiedesse di guardarlo proprio in quel momento.

La sua mano scivolò sul mio viso, accarezzandomi la guancia con il pollice, mentre ero ancora stretta al suo corpo. Sapeva che avrei pianto da un momento all'altro ma lui era li, ed era quello l'importante.

"Guarda che piangere non ti rende debole"

Presi un respiro profondo, trovandomi costretta ad alzare il viso dal suo petto per guardarlo.

Le sue mani presero a coppa il mio viso e con entrambi i polpastrelli dei pollici mi asciugò le lacrime che erano scese dai miei occhi.

"Piangere è la cosa più umana che ci sia" - continuò, mostrandomi un piccolo sorriso -"ti fa capire che sei vivo"

"Non ti ho mai visto piangere ma so per certo che tu sei troppo vivo"

Appoggiai le mani sulle sue spalla, facendole scivolare giù lungo le sue braccia muscolose. Sfiorai la pelle dei suoi avambracci arrivando fino alle sue mani. Lo vidi sorridere e mi venne facile fare la stessa cosa.

"A volte penso che tu sia qualcosa di estremamente puro e irraggiungibile" - continuava a scrutarmi con quei suoi occhi azzurri come il cielo -"poi quando mi sfiori e so che sei vero e vivo ne sono grata"

Till the end •Steve Rogers•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora